Benedetto D’Innocenzo e la giovane tedesca
Benedetto D’Innocenzo nacque a Calvi Risorta il 29 gennaio 1879 da Angelo e Carolina Mele.
Il 2 giugno 1904 sposò la ventenne pisana Alessandra Alessandrini dalla quale ebbe nove figli, cinque donne e quattro uomini.
Negli anni successivi, dopo la scissione dei comunisti al termine del XVII Congresso del Partito Socialista Italiano, aderì al Pdci.
In Terra di Lavoro, Benedetto D’Innocenzo, lo sparanisano Corrado Graziadei ed altri presero le redini del partito.
Ma, con l’avvento del fascismo, i comunisti furono perseguiti perché svolgevano un’attività contraria alle direttive del regime.
Così, anche le ideologie ritenute sovversive del caleno finirono sotto la lente d’ingrandimento dei gerarchi fascisti.
Nel 1937, fu arrestato e assegnato per due anni al confino politico nella colonia penale delle isole Tremiti.
Fortunatamente, la sua permanenza sull’arcipelago del mare Adriatico durò solamente sei mesi.
Altre informazioni inedite e di estremo interesse saranno rivelate in un’altra interessante ricerca storica.
Intanto, a metà settembre del 1939 un episodio singolare e per certi versi incredibile fece molto scalpore tra le autorità.
Specificatamente, il pomeriggio del 17, proveniente in bicicletta da Napoli dove aveva alloggiato dall’11 al 17 presso la “Casa delle Suore Tedesche” al Vomero in Via Cotronei 4, giunse in località “Taverna Mele” di Calvi Risorta una giovane tedesca.
La studentessa di Belle Arti Alivine Elisabeth Ilse Stachmann era nata a Gogra Riega il 5 novembre 1920.
L’ospitalità della famiglia calena
La ragazza, mentre transitava sulla Via Casilina in direzione Roma, fu investita da una pioggia torrenziale.
Tale circostanza la costrinse a ripararsi sotto un porticato di proprietà di Benedetto D’Innocenzo.
La famiglia calena, impietosita dal fatto che fosse inzuppata, la invitò in casa offrendole ospitalità per la notte.
L’arrivo della straniera nella casa del “sorvegliato speciale” mandò in fibrillazione le autorità locali e regionali.
Immediatamente, la sorveglianza predisposta per il comunista caleno fu rafforzata.
Nel frattempo, perdurando il cattivo tempo nei giorni successivi, la Stachmann continuò ad essere ospitata a Taverna Mele.
La ragazza decise di riprendere il proprio viaggio verso Roma nella giornata del 25 o 26 settembre 1939.
Appena mise piede in strada, fu fermata dai Carabinieri Reali di Calvi Risorta.
Alla richiesta dei documenti, mostrò il passaporto tedesco n° 80 S. rilasciato il 25 febbraio 1937 dalle autorità di Lipsia.
Il lasciapassare risultava rinnovato per il periodo 1° luglio – 1° novembre 1939.
Inoltre, il visto di entrata nel Regno d’Italia riportava la data 1° settembre 1939 della frontiera di Tarvisio Coccau.
Tuttavia, secondo i gendarmi la medesima era sprovvista del certificato di soggiorno e non possedeva altro documento vistato dagli organi di polizia italiana.
Alivine Elisabeth Ilse Stachmann affermò di avere seguito il seguente itinerario e sempre in bicicletta dal 1° settembre:
Tarvisio – Udine – Venezia – Padova – Ferrara – Bologna – Firenze – Roma – Napoli.
Il ritorno a casa
In aggiunta, dichiarò di raggiungere nuovamente Roma per rifare in senso inverso l’itinerario già percorso.
La studentessa, durante la sua permanenza presso la famiglia calena, non diede luogo ad alcuno rilievo.
Trascorse intere giornate dilettandosi nella pittura unicamente con una figlia di Benedetto D’Innocenzo.
Il rapporto stilato dal comandante dei carabinieri di Calvi Risorta, il brigadiere a piedi Michele Cocca, riporta testualmente:
“Il D’Innocenzo Benedetto è un comunista schedato che in atto mantiene insospettabile condotta sotto ogni riguardo.
Non vi è quindi motivo di ritenere che la presenza della detta suddita tedesca nella di lui casa non possa essere stata che puramente incidentale.”
Ciò nonostante, il D’Innocenzo fu richiamato perché non informò subito l’autorità locale di pubblica sicurezza della presenza nella sua casa della straniera.
Il Brigadiere dei carabinieri Michele Cocca ragguagliò la Divisione Stranieri della Regia Questura di Napoli su quanto avvenuto.
Ma senza tralasciare i colleghi del Comando Compagnia di Capua e della Legione Territoriale di Napoli.
© Riproduzione riservata