La stazione ferroviaria di Calvi Risorta
La ferrovia, fin dalla sua concezione, ha costituito indiscutibilmente uno degli elementi di sviluppo dell’economia territoriale.
Nell’ottocento, la sua costruzione in Italia e nei paesi europei costituì il più grande affare del panorama internazionale.
In quegli anni si moltiplicarono i progetti, stimolando tecnici dalla più varia estrazione a cimentarsi con la novità.
L’Italia, essendo frammentata politicamente in più Stati, giunse all’appuntamento ferroviario in ordine sparso.
Il primo a raggiungere l’obiettivo fu il Regno delle Due Sicilie, sotto il dominio dei Borbone e con Napoli capitale.
Lo Stato sovrano più vasto, più potente e più ricco della penisola, poteva vantare un’eccellenza assoluta in tutti i settori.
Il 3 ottobre 1839, il re delle Due Sicilie Ferdinando II inaugurò la Napoli–Portici, prima linea ferroviaria italiana a doppio binario lunga complessivamente 7,2 chilometri.
Il successo del nuovo mezzo di trasporto, veloce e sicuro per quei tempi, fu enorme.
Non molto tempo dopo, il sovrano concesse altre autorizzazioni per la costruzione di altre linee ferroviarie.
Il 20 dicembre 1843, fu inaugurata la linea Napoli – Caserta via Cancello.
Tuttavia, si trattava di progetti limitati, di linee singole o, al più, piccole tratte regionali, assai lontani dal formare reti organiche.
L’unità d’Italia diede un nuovo impulso alla realizzazione dell’infrastruttura.
I lavori sul territorio napoletano, divenuto parte del nuovo Regno d’Italia, ripresero con vigore.
Il 14 ottobre 1861 fu aperto il tronco completato tra Capua e Tora.
Originariamente, la linea ferrata doveva fiancheggiare la Strada Statale 6 Casilina per tutto il percorso.
Il potentissimo conte Michele Sanniti
Eppure, la stazione ferroviaria di Calvi Risorta è un’opera che non è mai stata realizzata.
Infatti, si legge su Wikipedia:
“negli anni quaranta, la baronessa del tempo, non diede il permesso alle ferrovie di far passare i binari sul proprio terreno e quindi, di posizionare una stazione ferroviaria a Zuni, discriminando in questo modo l’economia del territorio.” (1)
In realtà, la vicenda non ha nulla a che vedere con la baronessa, gli anni ’40 e Zuni.
Il conte Michele Sanniti era un notabile potentissimo.
Originario di Visciano, aveva combattuto con i gradi di 1° Tenente nella Legione del Matese al fianco di Garibaldi.
Ragion per cui, godeva di grandissima considerazione nella corte del re d’Italia al tempo dell’unità.
A Calvi Risorta possedeva numerose proprietà e una lunga striscia di terreni prospicienti la Casilina.
Tra l’altro, nei suoi poderi in prossimità dell’attuale ponte autostradale in località Cerreto vi era una cappellina.
Un giorno, mentre si recava in campagna con il suo “sciarabballo“, notò la presenza di diversi individui sulla sua proprietà.
In realtà, di trovò di fronte una squadra di ingegneri intenti a picchettare i terreni interessati alla realizzazione dell’opera.
“Cosa state facendo?” chiese il Sanniti.
I tecnici replicarono che il loro scopo era unicamente di tracciare la strada ferrata da Capua a Tora.
Il conte caleno li invitò con garbo a valutare la possibilità di spostare il tracciato ad est o ad ovest della cappellina.
Gli ingegneri, con una certa prosopopea, risposero che stava dando i numeri.
Lo spostamento della linea ferroviaria
Il percorso era stato tracciato ed era impensabile una qualsiasi modifica al progetto autorizzato in origine.
Prima di accomiatarsi, il conte caleno disse loro che si sarebbero salutati a breve perché li avrebbe mandati via.
Michele Sanniti si ritirò nella sua casa a Visciano.
Il giorno seguente, secondo alcuni si recò a Caserta e secondo altri a Roma.
Alle autorità illustrò con determinazione le sue finalità.
Senza battere ciglio, gli organi competenti decisero di deviare il percorso e di sostituire immediatamente i tecnici.
Con la massima celerità, i regi inviarono dei dispacci per informare tutti gli organismi interessati sulle decisioni prese.
Gli ingegneri furono richiamati a Roma per comunicazioni urgenti.
Il gruppo si mise in viaggio e al bivio di Calvi s’incontrò con il Sanniti.
Uno di loro dalla carrozza esclamò testualmente:
“Io non sapevo che esisteva un Dio in cielo e uno in terra.”
Così, Michele Sanniti riuscì nell’intento di far spostare il tracciato della linea ferroviaria da Calvi a Sparanise.
Verosimilmente, la stazione di Calvi Risorta doveva sorgere nella zona adiacente l’ex Autodemolizioni Ciancio a Visciano.
Comunque, la deviazione “anomala” della linea ferroviaria si nota senza il minimo dubbio sulla cartina geografica.
Trecento metri dopo la stazione di Pignataro Maggiore, il tracciato effettua una curva a sinistra di 90° per raggiungere Sparanise.
E da lì un’altra curva dalla parte opposta per arrivare a Teano.
Pur di tutelare i suoi possedimenti, il conte arrecò un notevole danno alla comunità calena.
Per la cronaca, la cappellina fu abbattuta negli anni ’60 a seguito della costruzione dell’autostrada.
La stazione di Sparanise
La decisione di spostare la linea ferroviaria fece e continua a fare la fortuna dei nostri vicini.
La stazione di Sparanise fu aperta il 14 ottobre 1861 in occasione dell’inaugurazione della tratta ferroviaria fra Capua e Tora-Presenzano.
Originariamente, dotarono la struttura di un fabbricato viaggiatori e uno scalo merci.
Con la costruzione della linea per Gaeta, aperta il 3 maggio 1892, la stazione fu elevata al rango di capolinea.
Pertanto, si rese necessario affiancare ai due binari già esistenti lungo la linea per Cassino altri due diretti a Gaeta.
Inoltre, collocarono una semplice rimessa, un’ulteriore colonna idraulica per il rifornimento d’acqua delle locomotive a vapore e, verosimilmente, una piattaforma girevole.
La stazione ebbe una discreta frequentazione di viaggiatori e di merci, legata soprattutto alla linea per Napoli e Cassino, piuttosto che a quella per Gaeta.
Durante la seconda guerra mondiale, nello scalo ferroviario di Sparanise fu insediato un campo di concentramento tedesco.
Successivamente, la stazione perse l’importanza di scalo di interscambio perché il 23 marzo 1957 la tratta per Gaeta fu chiusa.
Negli anni novanta, le ferrovie dismisero l’ormai inutilizzato scalo merci e tolsero la biglietteria.
In passato, Sparanise era collegata alla stazioncina di Maiorisi.
La fermata si trovava al bivio che dall’Appia conduce a Teano.
La sua importanza era connessa al controllo del passaggio a livello.
A tale fermata è legato il detto “si comm’ ‘u capostazione ‘e Maiorisi “, ancora oggi usato in tutto il circondario.
Esso ha il significato di una persona che svolge contemporaneamente diversi compiti.
Prima della distruzione bellica, il capostazione di Maiorisi fungeva anche da addetto alla biglietteria, capo gestione merci e casellante.
In pratica, faceva tutto lui.
L’edificio, rimasto in piedi fino al 2008, è stato demolito per far posto al parcheggio del centro commerciale “Sidicinum“.
Bibliografia:
1) https://it.wikipedia.org/wiki/Zuni_(Calvi_Risorta)
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