La tradizione contadina calena del difficile trapasso

La tradizione contadina calena del difficile trapasso

Il 3 febbraio 2023, è stata eseguita l’estumulazione della salma di mio nonno materno Luigi Pomaro.

Classe 1896, caleno doc, il 12 giugno 1913 s’imbarcò a Napoli sulla nave San Giorgio per approdare nel “Nuovo Mondo”.

In America, oltre a lavorare per le ferrovie a Chicago nell’Illinois, apprese la tecnica di costruzione dei palloni aerostatici.

Nel 1921, dopo 8 anni, ritornò in Italia per motivi familiari.

Tra la fine degli anni ’40 e ’50, divenne famoso in paese per aver introdotto una luminosa tradizione legata al lancio del pallone aerostatico durante le festività di San Nicola a Zuni e San Casto a Calvi Vecchia.

Morì nella sua casa in via Cales il 27 marzo 1974.

Ma gli ultimi istanti della sua esistenza furono colmi di sofferenza perché stentava a lasciare la vita terrena.

I vicini di casa, zi Ernesto Nassa e Vincenza Palmieri, agricoltori vecchio stampo, avanzarono una tesi singolare.

Secondo loro, Luigi aveva bruciato nei tempi antecedenti il giogo dei buoi raccolto inavvertitamente nelle campagne calene.

Ciò non avrebbe consentito al moribondo di passare a miglior vita.

I coniugi si recarono nella loro stalla e presero l’attrezzo agricolo.

Dopo averlo posizionato dietro la testa di Luigi Pomaro, quest’ultimo se n’è andò serenamente, circondato dall’affetto dei suoi cari.

A distanza di cinquant’anni, questa strana vicenda ha destato in me un forte curiosità.

La consuetudine di posizionare il giogo sotto il capo del morente era analoga a quella utilizzata nell’antico Egitto.

Come per il riposo nella vita terrena, nel corredo funerario del defunto si trovavano i cuscini.

Gli egizi non poggiavano la testa su un morbido guanciale.

Ma utilizzavano un cuscino particolare realizzato con un’anima di legno avvolta da tessuti.

Il poggiatesta, chiamato ueres, era, sin dai tempi remoti, un oggetto largamente diffuso nel paese delle Piramidi.

La sacralità del giogo

A Calvi, la tradizione contadina del difficile trapasso ha origini antichissime, seppur non conosciuta nel territorio campano.

I contadini anziani hanno ben impresso nella mente la pratica magica legata al giogo.

In dialetto iuovu, l’antico dispositivo di legno sagomato, con parti in metallo e cuoio, era utilizzato per la trazione animale.

Generalmente, si applicava al collo dei bovini per farli lavorare in coppia al traino di un aratro o di un carro.

Ma perché l’arnese assumeva nell’ambito delle credenze funerarie un valore magico?

Alcuni affermano che, lo strumento, avendo a volte un’asta metallica, aveva le sembianze di una croce.

Il giogo, quindi, rappresentava il simbolo divino per eccellenza dei cristiani perché richiama la crocifissione di Cristo.

Altri, invece, asseriscono che la sua sacralità derivava dall’aver indirizzato i buoi nel duro lavoro arativo.

Il giogo dunque, essendo un oggetto sacro, doveva essere custodito con tutte le accortezze del caso.

Generalmente, l’attrezzo, divenuto ormai inutilizzabile, era sepolto o appeso alla parete, in ricordo delle fatiche compiute dai buoi.

Ma soprattutto era proibito bruciarlo nel camino, anche inconsapevolmente.

Se fosse accaduto, l’autore del gesto avrebbe subito un’agonia prolungata nelle ore immediatamente precedenti alla sua dipartita.

Dunque, per facilitare il trapasso, il rimedio era quello di accostare un giogo alle persone sofferenti ed agonizzanti.

Solitamente, lo si collocava dietro la testa.

Però a volte, si posizionava ai piedi del moribondo, secondo la tradizione, dopo averlo baciato.

Il fatto incredibile del 2023

Sabato 6 maggio 2023, intorno alle 19:15, avvenne un fatto incredibile.

Io e mia moglie passeggiavamo per le strade di Visciano.

In piazza Garibaldi, tre uomini erano seduti su una panchina:

  • Gaetano Leone
  • Armando Elia
  • Angelo Ricciardi

Essendo dei grandi conoscitori delle tradizioni contadine, gli chiesi alcune informazioni sullo iuovu.

Tutti e tre mi risposero che l’oggetto era sacro perché legato ai duri lavori svolti dai buoi nei campi.

In particolare, Gaetano Leone si alzò e mi disse di seguirlo nel suo portone collocato a pochi passi al civico 6.

Varcata la soglia, mi indicò l’attrezzo agricolo appeso al muro in un perfetto stato di conservazione.

Ho scattato la foto che potete ammirare con i dovuti ringraziamenti per la gradita sorpresa.

Trapasso

Poi siamo ritornati sulla panchina e abbiamo continuato a parlare.

Dopo 5 minuti ci siamo accomiatati.

Alle 20:30, il sig. Gaetano Leone si è addormentato per sempre sul divano.

Il poveretto di anni 88 è morto all’istante colpito da un arresto cardiaco dopo un’ora dal nostro incontro.

Nonostante l’intervento del 118, non c’è stato nulla da fare.

I funerali si svolsero lunedì 8 maggio 2023 alle 15:30 nella chiesa di San Silvestro.

Dunque, il vecchio contadino di 88 anni è trapassato nell’immediatezza presumibilmente per aver accudito con cura l’attrezzo sacro.

Molti iuovi, essendo costruiti in legno, sono andati distrutti.

Qualcuno, però, è ancora conservato con cura in memoria di antichi mestieri che non esistono più.

Ma soprattutto in ricordo delle grandi fatiche che uomini e animali hanno sopportato per ricavare dalla terra il proprio sostentamento.

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