I soprannomi caleni (5° parte)

I soprannomi caleni (5° parte)

La saga dei soprannomi è arrivata alla quinta stesura e ha registrato un enorme successo nelle precedenti edizioni.

Da sempre, un individuo. attraverso il soprannome, è conosciuto nella comunità e con esso è distinto da omonimi.

In determinati casi, poi, può avere la funzione di evidenziare l’appartenenza a un dato ramo della famiglia.

Generalmente il nomignolo si presenta in forma dialettale.

Di seguito un ulteriore serie di soprannomi.

Zing-zong

Antonio Zona aveva sposato in seconde nozze Carmela Mele.
La famiglia abitava in Piazza San Paolo al civico 15.
Antonio, sempre con un fucile a tracolla, aveva un’andatura altalenante accentuata dal movimento ondeggiante della sua testa.
Da qui il nomignolo.
Successivamente, questo passò all’unico figlio Agostino zing-zong.

Buddha

Carmelo Bonacci sin dalla giovane età, partecipava alle attività del circolo “La Comunità” a Petrulo.
Verso la fine degli anni ’70, il circolo organizzò un carnevale alternativo.
Carmelo, in quella circostanza, si mascherò da Buddha.
Nel ruolo ci stava a pennello in virtù anche del suo aspetto fisico, essendo paffutello.
Da allora il nomignolo non lo ha più abbandonato.

Rumminicu ‘u scarparu

Domenico Cipro ha svolto in passato il mestiere di ciabattino.
Successivamente, con l’avanzare dell’età, iniziò a vendere le scarpe in Via Leonardo da Vinci.
Si è addormentato nelle braccia del Signore il 23 ottobre 2024.
Sul manifesto funebre, oltre, al nome, i familiari hanno riportato anche il soprannome.

Biella

Nicola Iovino lavorava come custode allo stabilimento di Moccia.
Inoltre, per arrotondare, eseguiva l’estumulazione dei morti dal cimitero caleno con profondo amore.
Tutti lo ricordano perché puliva accuratamente le ossa con uno strofinaccio e l’alcol.
Purtroppo Nicola non deambulava bene per un problema ad un arto inferiore.
I concittadini gli attribuirono il pronome associando l’arto alla biella, l’organo meccanico più sollecitato nel motore.

Prima parte

Mostra

Maria Teresa Cipro era una signora di Visciano.
Durante il secondo conflitto mondiale, per sfuggire ai bombardamenti, riportò un taglio vicino all’occhio sinistro.
La profonda ferita le fece assumere un aspetto particolarmente strano e, in quanto tale, generatore di sbigottimento e paura.
Successivamente, il nomignolo al maschile è passato al nipote Costantino Parisi, detto “Nino u mostru”.

Campusantaru

Nicola Petrone era nato l’8 novembre 1930.
Per diversi anni fu il custode del cimitero di Calvi Risorta.
Pur essendo stato preceduto da altri sorveglianti, Nicola è rimasto il custode per antonomasia del camposanto caleno.

Scelba

Giuseppe Capuano fu soprannominato Scelba.
Mario Scelba è stato un politico italiano.
Ministro dell’Interno dal 1947, ricoprì la carica di Presidente del Consiglio e poi di Presidente del Parlamento Europeo.
Per somiglianza caratteriale e di comportamento tra i due. i caleni appiopparono al Capuano il cognome dello statista.

Robbicciu

Nicola Parisi è nato nel 1935.
Da ragazzo scorrazzava su una bicicletta.
In quegli anni, vi era un famoso ciclista francese, Jean Robic.
Quest’ultimo vinse nel 1947 il Tour de France e tre anni dopo divenne il primo campione del mondo di ciclocross.
Dunque, per associare il caleno al corridore d’oltralpe, i compaesani di Nicola italianizzarono il cognome Robic in Robbicciu.

Ciccigliotto

Francesco Pellino era chiamato simpaticamente così per via del suo nome.
Svolgeva il mestiere di ciabattino per persone di alto rango.
Durante la 2° guerra mondiale, i soldati alleati per un’operazione di polizia gli sfondarono il portone.
Lui con insistenza si fece pagare i danni.
I viscianesi dicevano “ennu’ scassatu ‘a porta a Ciccigliotto”.

Seconda parte

Meza lira

Aldo Lepore è emigrato nel nord Italia.
Da giovane dava una mano a suo papà Ulisse che gestiva il cinema Edera a Petrulo.
Seduto su una sedia, assumeva le sembianze di un boss.
In quegli anni, a S. Maria C.V. vi era un boss chiamato “meza lira”.
I frequentatori del cinema, ricordando ciò, gli attribuirono l’appellativo.

Piscitrigliu

Giovanni Caparco amava molto bere il vino.
Tuttavia, il piacevole gusto dell’alcol gli provocava una forte diuresi.
Quindi, anche l’assunzione di un solo bicchiere di vino lo portava ad andare in bagno più spesso a fare la pipì.

Manciniegliu

Vittorio Santillo era mancino.
Ciò lo portava a usare, in parte o del tutto, il lato sinistro del corpo per compiere gesti e movimenti.
Dunque, per questa sua peculiare caratteristica gli rifilarono il nomignolo.

Vascese

Francesco Mingione aveva sposato nel ‘900 Maria Migliozzi.
Il 6 luglio 1898 ebbero due gemelli: Pia Maria Carmela ed Ersilio Giuseppe Gennaro.
La signora era originaria di Calvi Risorta.
Lui invece era di San Tammaro.
Ebbene, coloro che provenivano da quella zona era chiamati “vascesi”.

Tav’rnara

Mariantonia D’Onofrio abitava a Zuni e aveva sposato Nicola Salerno.
Purtroppo suo figlio primogenito Luigi Silvio Salerno morì nel secondo conflitto mondiale il 18 aprile 1945 nel campo di concentramento di Schmorkau.
Da bambina zi Mariantonia girava per il borgo indossando una maglia con le maniche accorciate.
Un compaesano la notò ed esclamò:
“ninnè, m’ pari proprio na tav’rnara”.

Garofano

Pietro Martino aveva sposato Marta Carusone.
I compaesani gli attribuirono il soprannome garofano.
Alcuni asserivano che amava mettere il fiore all’occhiello della giacca.
Altri invece sostenevano che non era molto malleabile.

Terza parte

Friarigliu

Claudio Ventriglia è venuto a mancare il 6 maggio 2024.
Era una persona eccezionale e fortunatamente ho avuto il piacere di conoscerlo.
In giovane età, mentre giocava con altri bambini, fu notato da una signora, una certa zi Rusinella.
A Claudio, essendo un ragazzo mingherlino, gli mise questo soprannome per via della sua esile struttura fisica.
Infatti, i friariegli, nel gergo caleno, sono dei peperoni di colore verde dalla forma conica-allungata e semi-appuntiti.

N’tinella

Fiorentina Leone abitava a Visciano.
I cittadini caleni la ricordano benissimo perché sostava fuori casa sua in Corso Nazionale n. 27 nei periodi estivi.
Fu soprannominata così per il suo nome particolare.

Scaparella

Nicandro Elia abitava di Petrulo ed era conosciuto in paese perché dotato di un notevole armamentario.
I fantasiosi compaesani gli diedero questo nomignolo particolare.
Quando l’organo maschile va in erezione, Il prepuzio scorre all’indietro e rivela il glande.
Dunque, questo movimento fa scoprire la “capa”.

Ung ung

Nicola Sanniti Zona era della classe 1892.
Apparteneva ad una famiglia di possidenti, essendo il figlio di Gennaro e Marina Mandara.
Quando i suoi lavoratori raccoglievano l’uva durante la vendemmia, lui ripeteva:
ungacantate” per evitare che i braccianti si mangiassero l’uva.

Ncerr’cata

Rosa Capuano vantava una folta capigliatura.
Inoltre, aveva capelli ricci neri.
Per evidenziare questa sua caratteristica, i caleni gli diedero questo soprannome.

Saracaru

Nicandro Izzo nacque da Pietro e Carmela Suglia.
I suoi due fratelli Nicola e Carlo morirono durante la seconda guerra mondiale.
Lui, come molti suoi compaesani, lavorava allo stabilimento di Moccia.
A pranzo solitamente mangiava le “sarache”.
Era delle sarde sotto sale molto appetitose.

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