I morti nel bombardamento aereo del 9 ottobre 1943
Settant’anni or sono, quattordici civili innocenti e un bambino di sei mesi nel grembo materno persero la vita a seguito del bombardamento alleato del 9 ottobre 1943 sulla città di Calvi Risorta.
Gli anni trascorsi dall’infausto evento hanno offuscato o addirittura cancellato i ricordi.
Per non dimenticare e per lasciare un segno indelebile nella nostra memoria collettiva, il ricordo da me insistentemente cercato e ricercato va alle vittime di quella strage:
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Padre Carmine Pitocchi
Padre Carmine Pitocchi nato a Calvi Risorta il 28 dicembre 1915, di anni 28, non udì la sirena dell’allarme antiaereo perché stava suonando il pianoforte nel cappellone al 1° piano del Convento dei Padri Passionisti.
Nello scendere le scale fu colpito da una scheggia che trapassò l’inferriata della finestra e lo colpì alla giugulare.
Dalla cronaca del ritiro si legge che “salendo le scale secondarie padre Luca (Viola ndr) trovava Padre Carmine gettato lungo su un gradino che versava sangue dal collo lacerato da una scheggia.
Accorre il medico, le crocerossine, si apprestano soccorsi, tutto è inutile: erano lacerate le arterie.
Il buon padre, riavutosi alquanto, chiese i sacramenti e, dopo poco, spirava.
La mamma e i fratelli abitavano in Via Duca degli Abruzzi a poca distanza dal convento.
Era venuto a Calvi per trovare asilo presso confratelli e parenti, invece vi trovò la morte!
E’ sepolto nella cappella dei Passionisti” (1).
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Maria Camassa
Nell’autunno del ‘43 una massa di sfollati, in gran parte provenienti da Napoli, si erano trasferiti nei paesi dell’area a nord di Caserta.
A Calvi si stabilirono nel fabbricato dei Nassa in Via Cales n. 16 due famiglie di vetrai di Corso Garibaldi n. 171: Ciro Siniscalchi con la moglie e la suocera, e Gennaro Serino con la moglie Maria Camassa, di anni 25, al sesto mese di gravidanza e 3 figli.
A seguito del bombardamento, Maria trovò la morte in una pozza di sangue seppellita dalle macerie dello stabile crollato in prossimità di una porta.
E con lei il figlio che portava in grembo.
Fu sepolta nel cimitero caleno.
Nel 1956 il marito, accompagnato da altre 2 persone, venne a Calvi per riprendersi in un cassettino metallico i poveri resti mortali dell’amata moglie.
La famiglia di Luigi Pomaro ospitò il signor Gennaro, suo vicino di casa in Via Cales nell’ottobre 1943.
Dal registro degli atti di morte dell’ufficio anagrafe di Calvi Risorta si rileva erroneamente che Maria Camassa era “morta il 08/10/1943 in Via Pietro Laurenza n. 16″ perché la trascrizione del decesso avvenne a distanza di tre mesi dal tragico evento.
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Elvira Giovanna Palmieri
La sig.ra Elvira nata a Teano il 12/07/1891, di anni 62, coniugata con Antonio Zona, quel giorno, come tanti altri, era seduta davanti casa sua al civico 8 di Piazza XXIV Maggio (l’attuale Piazza San Paolo della Croce).
Una scheggia impazzita la colpì all’addome.
Trasportata immediatamente con una barella di fortuna al Convento dei Padri Passionisti, i medici presenti nella struttura le prestarono i primi soccorsi.
A causa della gravità delle ferite riportate, mori il 14 maggio 1944.
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Italo Frignocca
Il sig. Italo, di anni 56, lo conoscevano in paese con il nomignolo “frignocco“.
Di professione commesso, era nato a Biella e aveva sposato l’ostetrica condotta Margherita Del Prete.
Quella mattina era uscito di casa in Via IV Novembre con il suo cane per fare la solita passeggiata.
Arrivato nei pressi di Piazza XXIV Maggio, fu investito in pieno da una gragnola di schegge a seguito dello scoppio a breve distanza di una bomba.
Inoltre, l’onda d’urto dell’ordigno lo scaraventò contro il muro di un’abitazione.
Morì sul colpo con il suo cane.
Fu tumulato probabilmente a Napoli, città natale della moglie.
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Tito Martire
Il sig. Tito nato a S. Maria C. V. il 03/07/1883, di anni 60, vedovo di Gentilina Cipro, rientrò a Calvi dopo due decenni vissuti all’estero, essendo emigrato negli Stati Uniti d’America nel 1921.
Due bombe caddero nel giardino della sua abitazione in Via Enrico Rossi n. 22.
Il sig. Tito morì sul colpo colpito da una scheggia alla gola.
L’edificio riportò seri danni e dovette essere sgomberato.
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Antonio Pellegrino
Antonio, di anni 2 e mezzo, figlio di Giuseppe e Maria Giuseppa Martire e nipote di Tito, riportò ustioni sul corpo e la frattura del braccio destro.
Trasportato immediatamente al Convento dei Padri Passionisti per le cure del caso, i medici gli disinfettarono le ferite e gli fasciarono il braccio.
Dopo enormi sofferenze e continui pianti, morì il giorno successivo (il 10 ottobre).
Nicolino Franco costruì una sola bara con quattro tavole di legno di un letto, ove furono adagiati, uno sopra l’altro, i corpi del nonno Tito e del nipote Antonio.
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Francesco Gagliardi
Francesco era nato a Calvi Risorta il 9 gennaio 1925.
Di anni 19, figlio di Giovanni e Anna Spaziano, nell’udire le deflagrazioni delle bombe si precipitò nel giardino della sua abitazione in Via Enrico Rossi n. 10.
Qui, tentò di salvare le sorelle Giuseppina e Liliana, ma anche altri due bambini.
Quest’ultimi erano i fratelli Antonio e Vincenzo Migliozzi.
Il giovane fece da scudo ai ragazzini con il proprio corpo, pur sapendo che quel gesto poteva costargli la vita.
Purtroppo, Francesco Gagliardi morì investito dall’esplosione di un ordigno.
Secondo Enrico Migliozzi, il papà di Antonio e Vincenzo, Francesco si rialzò senza testa per poi stramazzare al suolo dopo aver fatto qualche passo.
In realtà, la nipote Rossana Rossi asserisce che lo zio fu mortalmente ferito all’addome e alcune schegge lo raggiunsero ai polmoni.
La comunità calena dovrebbe ricordare la storia e onorare la memoria di questo eroe sconosciuto della seconda guerra mondiale.
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Liliana Gagliardi
Liliana, nata a Calvi Risorta il 9 settembre 1940, di anni 3, figlia di Giovanni e Anna Spaziano, morì insieme al fratello Francesco nel giardino della casa paterna in Via Enrico Rossi n. 10.
Entrambi sono sepolti nella cappella di famiglia a Calvi.
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Maria Santillo
Maria, di anni 9, figlia di Pietro Antonio e Gentilina Parente, insieme al gemello Salvatore, rimasero sepolti sotto le macerie della loro abitazione nel portone dei Santillo in Via Garibaldi n. 15 (oggi abitato dalla famiglia Tierno).
Maria morì sul colpo e il fratello gemello fu estratto vivo dalle macerie dopo 24 ore.
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Maria Ortenzio
La sig.ra Maria nata il 28 gennaio 1901, di anni 42, conosciuta in paese con il soprannome “ceronessa” e sposata con Leopoldo Santillo, perse la vita in Via Garibaldi n. 45 schiacciata sotto le macerie in seguito al crollo della propria abitazione di fianco alla sede attuale della “Società Operaia” di Visciano.
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Ninetta Santillo
Ninetta, di anni 6, figlia di Leopoldo e Maria Ortenzio, morì insieme alla mamma sotto le macerie del loro edificio sventrato dalle esplosioni in Via Garibaldi n. 45.
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Mafalda Santillo
Mafalda, di mesi 10, l’ultimogenita di Leopoldo e Maria Ortenzio, rimase ferita a seguito del crollo della casa.
Per le gravi conseguenze riportate, morì dopo due giorni (11 ottobre) in Via Napoli n. 35, dove si erano trasferiti i restanti componenti della sua sfortunata famiglia.
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Maria Teresa Del Gatto
La signora Maria Teresa, di anni 72, conosciuta in paese come “zì Teresa a mucella” e sposata con Domenico Elia, morì sul colpo in cucina colpita da una scheggia che trapassò il camino mentre era ai fornelli intenta a preparare il pranzo in Via XI Febbraio n. 28.
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Domenico Ruonno
Domenico, di anni 14, figlio di Clemente e Antonia Ventriglia, a quell’ora giocava per strada con altri suoi amici.
Al sentire l’avvicinarsi dei bombardieri e soprattutto nell’udire in lontananza le deflagrazioni degli ordigni esplosivi, il ragazzo cercò riparo nello stabile dei nonni in Via XI Febbraio n. 45 (all’incrocio di Via Raffaele Cipro).
Trovò la morte ad aspettarlo sotto le rovine della casa crollata.
I feriti
Le persone che riportarono ferite più o meno gravi furono:
- Le persone che riportarono ferite più o meno gravi furono:
- Luigi Pomaro in Via Cales agli arti inferiori
- Vincenza Pomaro in Via Cales al tallone destro e alla gamba sinistra
- Antonino Di Girolamo in Via Francesco Mele alle gambe
- Giovanni Gagliardi in Via Enrico Rossi
- Anna Spaziano in Via Enrico Rossi
- Rina Gagliardi in Via Enrico Rossi
- Giuseppina Gagliardi in Via Enrico Rossi
- Antonio Migliozzi in Via Enrico Rossi con schegge su collo, braccia e gambe
- Vincenzo Migliozzi in Via Enrico Rossi addirittura con una scheggia in fronte
- Salvatore Santillo in Via Garibaldi per sindrome da schiacciamento
- Annibale Patrizio ad un braccio
- Giuseppe Ventriglia in Via XI Febbraio
- Maria Rosa Giarrusso in Via XI Febbraio riportò una grave menomazione alla schiena
- Armando Leone in Via XI Febbraio al piede sinistro.
La ferita, non curata tempestivamente e in modo adeguato, provocò nel giro di poco tempo la cancrena dei tessuti.
Il sig. Armando fu salvato dai medici tedeschi a Teano.
I crucchi gli amputarono prontamente la gamba sinistra appena sotto il ginocchio.
Bibliografia:
1) P. Gaspare Vittorio Sassani, Calvi Risorta, il suo seminario e i passionisti, 1994
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