Visciano, maggio 1722
Originariamente l’odierna frazione di Visciano del Comune di Calvi Risorta si presentava come un ampio giardino lussureggiante caratterizzato dall’esistenza di due agglomerati urbani distinti:
nella parte collinare, il borgo dei Martini e nella valle adiacente la “villa” di Visciano.
Nel corso del tempo le due località, espandendosi vicendevolmente, si sono unite diventando una sola frazione.
Nel maggio dell’anno 1722, Visciano contava una popolazione di 219 unità, di cui:
66 |
Uomini maggiorenni |
38 |
Uomini minorenni |
83 |
Donne maggiorenni |
32 |
Donne minorenni |
mentre quella dei Martini era costituita da 69 abitanti, di cui:
24 |
Uomini maggiorenni |
7 |
Uomini minorenni |
25 |
Donne maggiorenni |
13 |
Donne minorenni |
per un totale di 288 residenti come risultava dallo stato delle anime redatto dall’economo curato, mentre nel 1695 si contavano solo 200 persone con un incremento demografico in ventotto anni di ben 88 abitanti, per una variazione percentuale pari al 44%.
A quell’epoca in Italia non erano ancora giunte le novità francesi in merito all’assistenza durante il parto: infatti si partoriva ancora con la vecchia comare alla presenza, e con l’aiuto, di altre donne che già avevano avuto figli.
A Visciano, però, vi era già un’ostetrica di nome Geronima Fusco, una donna originaria presumibilmente dell’Università di Casanova, oggi Casagiove.
La comunità ecclesiastica provvedeva all’istruzione pubblica con i maestri di scuola.
Il sacerdote don Antonio Valentino dal 1701 insegnò per 18 anni umane lettere ai ragazzi e dal 1719 fu sostituito nell’opera di educazione ed “indottrinamento” dal reverendo don Geronimo Zona dei Martini.
La chiesa di San Silvestro
In quegli anni le condizioni di vita degli abitanti del Casale erano in deciso miglioramento.
L’economia era basata principalmente sull’agricoltura e sulle attività correlate ad essa.
La chiesa parrocchiale intitolata al glorioso S. Silvestro Papa era stata costruita nel 1656
“sopra un mezzo quarto di terra in c.a gionto la via Publica”
fuori dal perimetro dei due centri urbani perché l’abitato di Visciano, il più vicino dei due al luogo sacro, dal punto di vista urbanistico era costituito senza ombra di dubbio dal Vico Trivio (“Triuce”) e da Via Napoli.
All’interno del tempio spiccavano l’Altare Maggiore eretto nel 1674 e due cappelle:
una del SS. Rosario edificata per devozione del popolo e l’altra delle Anime in Purgatorio.
I maestri economi dell’Altare Maggiore, Andrea Santillo di Visciano e Clemente Riguoli dei Martini, eletti nel maggio 1721, provvedevano ad incamerare gli introiti della chiesa e a riscuotere le somme da versare al parroco,
“a suonare la campana matina e sera nell’ora dell’Ave Maria ed allummare la lampa avanti il SS.mo“.
Sempre nel 1721, furono eletti per tre anni gli economi, rispettivamente della cappella del SS. Rosario Giovanni Caparco e della cappella delle Anime del Purgatorio Giovanni Zona, entrambi di Visciano, con il compito di esigere le “terze” (1) dei loro capitali.
Il curato della parrocchia dal 1709 era don Antonio Valentino, di anni 47, cittadino sapiente e virtuoso di Calvi, essendo nato a Visciano nel 1675.
Al parroco spettavano ogni anno 36 ducati per la cura delle Anime pagati dai cittadini caleni e dai forestieri.
Le incombenze del parroco
Contrattualmente era obbligato a celebrare in un anno 55 messe “pro populo“:
una ogni domenica per 52 settimane, una a Natale, un’altra nell’Epifania e l’ultima nel giorno delle Ceneri.
Inoltre, percepiva ducati 6 per gli “incerti della stola“, così chiamati i proventi oltre lo stipendio spettanti ai ministri del culto cattolico per le funzioni sacre o per atti di archivio.
Infine, lo stesso parroco riceveva ducati 15 e tarì 2 dagli economi dell’Altare Maggiore per la celebrazione di 137 funzioni religione relative ai legati di messe.
Altri 8 ducati e mezzo erano versati a quei sacerdoti che celebravano 85 messe sull’Altare del Purgatorio in adempimento di due legati pii.
Infine, carlini 15 e grana 2 dall’Altare del SS. Rosario derivanti da ulteriori tre legati in suffragio delle anime.
Ovviamente non c’era il cimitero.
I defunti erano seppelliti nelle tombe collettive poste sotto il pavimento della chiesa nella parte centrale.
Specificatamente, le fosse sepolcrali erano tre: una per i coniugati, un’altra per celibi e nubili (“verginelli”) e la terza
“non era ancora benedetta e non vi era sotterrato niuno“.
La chiesa non aveva reliquie dei Santi, né il coro, né la confraternita e né la “cappellania”, l’ente ecclesiastico che si costituiva in seguito a donazione o lascito da parte di un fedele, le cui rendite erano destinate al culto.
I festeggiamenti e i casati
Nella comunità si festeggiavano e si onoravano San Silvestro l’ultimo giorno dell’anno e il SS.mo Rosario la 1° settimana di ottobre.
La devozione al SS. Rosario fu sostituita verso la metà del diciottesimo secolo con quella della Madonna delle Grazie che si propagò immediatamente tra la popolazione.
Per quanto concerne i casati, nel 1722 i più rappresentativi erano i Santillo, i Riguoli, i Fusco, i Cipro, i Valentino, i Caparco, gli Zona, i Mandara, i Russo, i Martino, i De Martino, i Villano, i Martone, i Colapietro, gli Zito e i Pezzuto.
Di questi, si può notare che, nell’arco di trecento anni, almeno la metà sono scomparsi.
Nelle due piccole contrade vi erano due notai (Carlo Antonio Zona e Giovan Giacomo Caparco) e ben sette sacerdoti, di cui quattro di Visciano e tre dei Martini:Antonio Valentino, di cui abbiamo già ampiamente parlato
D. Casto Zona di anni 25
D. Nicola Mandare di anni 23
D. Pietro Russo di anni 23
D. Geronimo Zona di anni 30
D. Domenico Martino di anni 50
D. Michele De Martino, figlio di Stefano, di anni 23
Note:
1) Una bolla del Papa Nicola V stabilì che le prestazioni si dovevano pagare ogni quattro mesi, cioè la terza parte dell’annualità convenuta.
© Riproduzione riservata