Calvo
Il trapasso dall’antica Cales alla medievale Calvi non si manifestò in modo subitaneo ed inatteso ma assunse un processo pressoché articolato nel corso del tempo.
Naturalmente le ragioni furono molteplici e variegate.
In primo luogo, nel disastroso sisma del 6 agosto 324, ai tempi di Costantino il Grande, secondo i racconti di Giorgio Cedreno, Seto e Sigonio,
In Campania urbes tredecim terrae motu prostratae sunt (1)
tredici città della nostra Campania furono distrutte nel momento in cui una grande eclissi di sole rese visibili le stelle a mezzogiorno “tantus fuit Solis defectus, ut meridie stellae viderentur”
Nel 346 d. C. un altro spaventoso terremoto investì la Campania, come affermò San Girolamo, nella sua rielaborazione del Chronicon di Eusebio di Cesarea:
Dyrrachium terrae motu corruit et tribus diebus ac noctibus Roma nutavit, plurimaeque Campaniae urbes Vexatae (2)
Durazzo crollò per un terremoto, Roma vacillò per tre giorni e tre notti e molte città della Campania furono martoriate.
Inoltre, terribili epidemie e carestie seminarono distruzione provocando un vertiginoso calo demografico nelle città italiane.
Come se ciò non bastasse, Cales, imponente ed imprescindibile baluardo sulla via Latina, costituì, sin dai tempi antichi, un punto di passaggio obbligato nei collegamenti tra le aree dell’appennino centrale e l’Italia meridionale favorendo in tal modo la dilagante infiltrazione di orde barbariche.
Nientemeno, nel 554, la città campana si ritrovò suo malgrado direttamente coinvolta nella guerra che contrappose l’Impero bizantino agli Ostrogoti.
Per tutto questo o per qualsiasi altro funesto motivo, gli abitanti di Cales furono costretti ad abbandonare la città e a stabilirsi nei territori circostanti.
La divisione dei feudi del Vescovo
In seguito, dopo la dominazione bizantina, gruppi sempre più numerosi di longobardi occuparono i territori campani.
Per quanto concerne gli aspetti della vita associativa, un ruolo fondamentale lo ricoprirono la famiglia, la consanguineità e la parentela con un modello di vita patriarcale in base al quale, alla morte di ciascun notabile, il suo patrimonio era diviso fra tutti gli eredi maschi legittimi.
Secondo il monaco cassinese Erchemperto, gli accordi stipulati in forma solenne il 12 marzo 879 prevedevano una equa ripartizione dei gastaldati della contea capuana alla morte del metropolita Landolfo II.
Specificatamente, i feudi della contea furono divisi tra i nipoti del vescovo, figli di Pandone, Landone I e Landonolfo, dei quali uno acquisì anche il titolo di conte di Capua.
Videntes autem nepotes illius depositionem, in unum collati diviserant inter se sub iureiurando Capuam aequa distributione.
Pandonulfus urbem Tianensem et Casam Irtam; Lando Berealis et Suessam; alter Lando Calinium et Caiazie; Atenulfus coepit hedificare castrum in Calvo. (3)
Pandonolfo, figlio di Pandone, si accaparrò il titolo di conte e i feudi di Teano e Caserta;
Landone II, figlio di Landone I, ottenne Sessa e Berolais, ossia Capua Vecchia;
Landone III, figlio di Landonolfo, ebbe Calvi e Caiazzo;
Atenolfo, fratello di Landone III, cominciò ad edificare le mura del castello di Calvi.
Al contrario, Camillo Pellegrino poeta e scrittore capuano, ritenne che non un castello, ma la città di Calvi propriamente detta fu ricostruita, o per le nuove costruzioni fu di nuovo abitata, essendo, come egli stesso avvertì, disabitata e deserta da moltissimo tempo.
an. 879 Calvum ab Atenolfo aedificari coeptum in limite Calinii, ex Erchemperto n. 40 et 45 est intelligere (4)
Il fenomeno dell’incastellamento
Gli storici sono concordi nell’identificare Calinium con Calvi allorché “un altro Landone figlio di Landenolfo il vecchio, ebbe Calinium (Calvi) e Cajazzo (879).
Atenolfo cominciò a costruire per sé un castello in Calvi (5).
Il fenomeno dell’incastellamento rappresentò il segno di una diffusa feudalizzazione dell’agro caleno con la rinascita in primo luogo di Calvi e poi, a seguito della trasformazione degli insediamenti rurali costituiti da ville e masserie sparse in castelli e rocche, con la comparsa delle fortezze di Petrulo e di Rocchetta e Croce.
Nella “Longobardia minore”, Calvi cambiò volto presentandosi come centro abitato in trasformazione con un notevole incremento demografico e un sostenuto sviluppo economico.
Bibliografia:
1) Balthasar Exner, Valerius Maximus Christianus: hoc est, Dictorum et Factorum Memorabilium, unius atque alterius Seculi, Imp[eratorum], Regum, Principum, inprimis Christianorum, Libri Novem. – Hanau: Aubry & Schleich, 1620
2) Hier. Chron. sub ann. 344; 346; 348, p. 236 Helm
3) Erchemperto, Historiola Langobardorum Beneventi degentium
4) Giuseppe del Re, Cronisti e scrittori sincroni Napoletani dalla fondazione della monarchia fino alla venuta di Carlo di Borbone, Napoli, 1844
5) Matteo Camera, Annali delle Due Sicilie dall’origine e fondazione della monarchia fino a tutto il regno dell’augusto sovrano Carlo III Borbone, Volume I, Napoli, 1841
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