La processione dei morti
Fino alla fine del millennio scorso, il filo sottile che legava il mondo dei vivi con quello dei morti si assottigliava sempre di più in questi giorni con l’avvicinarsi delle festività di Ognissanti e della commemorazione dei defunti.
Le più antiche tradizioni popolari evidenziano come l’incontro ravvicinato con i morti, che decidevano di varcare il confine tra i due mondi per incamminarsi sulla terra dove avevano vissuto la loro vita precedente, sia ben radicato nelle consuetudini e nel folklore caleno.
La letteratura annovera innumerevoli episodi sulle apparizioni dei morti.
Il più antico racconto è pervenuto a noi dalla Bibbia.
“In quei giorni i Filistei radunarono i loro eserciti per fare la guerra ad Israele.
Or Samuele era morto e tutto Israele l’aveva pianto.
E Saul aveva scacciato dal paese i medium e gli indovini.
Quando Saul vide l’esercito dei Filistei ebbe paura.
Così consultò l’Eterno, ma costui non rispose.
Allora Saul ordinò ai suoi servi:
«Cercatemi una donna che sia una medium perché possa andare da lei per consultarla».
I suoi servi gli dissero:
«Ecco a En-Dor c’è una donna che è una medium».
Così Saul si travestì indossando altri abiti e partì con due uomini.
Giunsero dalla donna di notte, e Saul le disse:
«Pratica la divinazione per me ti prego, con una seduta spiritica e fammi salire colui che ti dirò».
La donna gli chiese:
«chi devo farti salire?»
Ed egli rispose: «fammi salire Samuele».
La donna riferì di vedere un essere sovrumano avvolto in un mantello che saliva dalla terra.
Allora Saul comprese che era Samuele, si piegò con la faccia a terra e si prostò … “(1)
L’incontro con le anime
Sul territorio caleno, secondo la mitologia, gli incontri al calar delle tenebre con le anime defunte di parenti o di conoscenti erano relativamente frequenti.
A volte, inoltre, le persone scambiavano quattro chiacchiere informali con dei conoscenti che non vedevano da diverso tempo.
Successivamente, nel riferire l’accaduto a terzi, si scopriva che gli interlocutori risultavano già morti da svariati anni.
Tuttavia, in considerazione delle numerose testimonianze, la leggenda dominante era la lugubre processione dei morti.
I defunti, abbandonando i loro sepolcri e riunendosi in uno sconvolgente corteo nella stradina in località “Carrafiello” a Calvi, s’incamminavano a passo regolare nella notte tra il 1° e il 2 novembre lungo Via Cales o Via Rocioloni per raggiungere le loro case abitate in vita.
Stando ad altre fonti, invece, il periodo per fare strani incontri era compreso tra il 24 ottobre e il 1° novembre di ciascun anno, nel lasso di tempo del solenne novenario di preghiera proposto anticamente dalla chiesa cattolica in preparazione alla commemorazione dei defunti.
Gli “spettatori” di questo particolarissimo fenomeno erano per lo più contadini che si recavano al lavoro nei campi prima che nascesse il sole o si attardavano nelle campagne oltre gli orari consueti per ultimare i raccolti di colture autunnali e svolgere i lavori agricoli prima dell’arrivo dell’inverno.
Il lungo corteo
Il lungo corteo, caratterizzato dal salmodiare delle anime, iniziava con una duplice fila di bambini piccoli, vestiti di bianco, accompagnati dalle suore.
Seguivano poi i ragazzi, i giovani e via via le persone adulte e anziane in considerazione dell’età avuta al momento della morte.
Il pollice della mano destra di tutti i partecipanti, in posizione completamente estesa, ardeva per illuminare la processione allo stesso modo di una candela.
A prima vista, il corpo di ognuno sembrava intatto.
Invece, dietro la schiena si osservavano due aree simmetriche private dei rivestimenti cutanei e muscolari a simboleggiare la dissoluzione del corpo.
Uno sconvolgente episodio accadde a Visciano moltissimi anni fa.
In piena notte, alcuni componenti di una famiglia erano intenti a fare il pane in un vicoletto di via Garibaldi attiguo al pozzo.
Il fuoco si era spento e la padrona uscì di casa alla ricerca di una preziosa fiammella.
Appena raggiunta la strada principale, incrociò una solenne processione che risaliva la via in direzione della chiesa.
Nel vedere molti lumini accesi, chiese ed ottenne una fiamma da una figura femminile presente nel corteo religioso.
La donna ritornò immediatamente a casa, riaccese il fuoco ed uscì nuovamente.
In strada, purtroppo, non trovò nessuno.
L’anno successivo, nello stesso giorno e alla medesima ora, la signora attese l’arrivo della processione, che transitò regolarmente.
Nel restituire la fiamma all’unica persona che ne era sprovvista, quest’ultima le disse:
“mi hai fatto rimanere al buio per un anno intero”.
La messa dei morti
Un’allucinazione meno ricorrente a Calvi è la “messa dei morti”.
Si narra che alcuni uomini, una notte, mentre si recavano in campagna, passarono davanti alla Cattedrale di Calvi Vecchia.
Il portone della chiesa era spalancato e l’interno si presentava illuminato a giorno e affollato di fedeli.
Appena entrati, una delle anime presenti nell’ultima fila del tempio avvertì i contadini del grave pericolo che correvano, dicendo loro:
“andate via, questo non è il posto per voi!”.
Resisi immediatamente conto di trovarsi alla messa dei morti, scapparono a gambe levate.
Il giorno successivo rimasero a letto con la febbre alta per la paura.
Nell’immaginario collettivo, prescindendo dal suddetto episodio, le innocue apparizioni facevano da contraltare alle consapevoli e pericolose ricerche del contatto con l’aldilà.
Tra gli antichi rituali per assistere alla sfilata delle anime, ne spiccavano a Calvi due in particolare.
Alcuni affermano che si poteva assistere alla processione dei morti guardando a mezzanotte del 1° novembre in una bacinella d’acqua collocata precedentemente sotto il letto (una sorta di TV ante litteram).
Se malauguratamente un defunto avesse rivolto lo sguardo allo spettatore, quest’ultimo avrebbe corso il rischio di morire.
Altri, invece, asseriscono che, infilando il collo nello spazio tra due rebbi della “cincurente” (il tridente) o semplicemente appoggiando il mento su un rebbio, ci si trovava a contatto con il corteo dei defunti.
Se qualche anima si fosse avvicinata per un abbraccio, sarebbe stato sufficiente staccarsi dall’attrezzo agricolo per evitare di passare a miglior vita.
Le particolari narrazioni
Tutte le narrazioni, basandosi (a detta dei testimoni oculari) su esperienze realmente vissute, erano raccontate con dovizia di particolari riguardanti i luoghi, i nomi dei partecipanti, le circostanze e quant’altro, e confermate da altre persone, a cui i fatti erano stati narrati in precedenza.
È interessante notare che gli astanti rievocavano alcune delle leggende legate alla tradizione popolare come vere e proprie storie terrificanti.
Diversi studiosi, svolgendo studi e ricerche sui fenomeni di percezione extrasensoriale, giunsero alla conclusione che i contadini, molto probabilmente ancora assonnati o stanchi dal lavoro di un’intera giornata, prostrati dalla scarsezza di cibo o da un grave disagio morale, ed influenzati dal giorno in cui si diceva che i morti ritornavano, abbiano avuto delle semplici allucinazioni o dei sogni lucidi.
Tra la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta, il mito legato alle antiche credenze è andato via via scemando per poi scomparire del tutto dalla cultura e dal folklore caleno.
L’estinzione del fenomeno si basava sulla teoria in base alla quale Papa Paolo VI avesse allontanato le anime vaganti sulla Terra per collocarle nel purgatorio ad espiare le loro pene.
Ciò nonostante, lo “spirito” della processione dei morti e l’incantesimo della notte delle ombre rivivono nell’attuale rito di Halloween, di origine anglosassone, nato per esorcizzare il più grande mistero della vita: la morte!
O forse l’enigma della vita dopo la morte.
Bibliografia:
1) I Samuele, Capitolo 28, 1 – 25
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