Il console Quinto Fufio Caleno – prima parte

Quinto Fufio Caleno

Quinto Fufio Caleno (lat. Quintus Fufius Calenus) è stato il più grande condottiero e politico della storia di Cales.

Esponente dell’importante gens locale dei Fufia, nacque presumibilmente agli inizi del I secolo a.C.

La sua brillante carriera ebbe inizio a Roma nel 61 a.C.

A quell’epoca, la città dell’Urbe era stata scossa da uno scandalo religioso.

Publio Clodio Pulcro, amante della moglie di Cesare, entrò travestito da femmina nella sua casa per partecipare alla festa della Bona Dea, riservata alle sole donne.

La delicata vicenda approdò davanti al consiglio supremo dello stato.

In una seduta del Senato, Quinto Ortensio Ortalo tirò fuori una proposta del tribuno della plebe Fufio.

Il Caleno suggerì che i giurati nel processo contro il Clodio fossero estratti a sorte.

Il tribuno era convinto che la colpevolezza dell’imputato fosse così evidente che nessun giudice avrebbe potuto assolverlo.

A quel punto, Cicerone ammainò le vele.

Ma, contrariamente alle aspettative, il collegio giudicante assolse Clodio perché corrotto dal ricco e potente Crasso.

Le cause dell’assoluzione

Le cause dell’assoluzione erano da ricercare nelle condizioni di bisogno in cui versavano i giudici e nella loro mancanza di scrupoli.

Secondo l’arpinate, invece, a determinare quella situazione fu proprio la risoluzione di Ortensio il quale, temendo che Fufio opponesse il veto al progetto di legge presentato per decreto del Senato, non arrivò all’idea che era meglio lasciare Clodio nel lerciume della sua condizione disonorevole di accusato di turpe delitto, piuttosto che sottoporlo al giudizio di un tribunale che non dava nessuna garanzia di imparzialità.

Postea vero quam Hortensius excogitavit, ut legem de religione Fufius tribunus plebis ferret; in qua nihil aliud a consulari rogatione differebat, nisi iudicum genus; (in eo autem erant omnia) pugnavitque, ut ita fieret: quod et sibi et aliis persuaserat, nullis illum iudicibus effugere posse: contraxi vela, perspiciens inopiam iudicum; neque dixi quicquam pro testimonio, nisi quod erat ita notum atque testatum, ut non possem praeterire. Itaque, si causam quaeris absolutionis, egestas iudicum fuit, et turpitudo. Id autem ut accideret, commissum est Hortensii consilio: qui dum veritus est, ne Fufius ei legi intercederet, quae ex senatus consulto ferebatur, non vidit illud, satius esse, illum in infamia relinqui ac sordibus, quam infirmo iudicio committi.” (1)

La nomina a Pretore

Due anni dopo, nell’anno di Roma 695 (59 a.C.) fu nominato pretore.

Secondo Cassio Dione, il pretore Quinto Fufio Caleno constatò che nelle lotte politiche tutti votavano disordinatamente, per cui ogni casta attribuiva a se stessa i risultati favorevoli e alle altre quelli sfavorevoli.

A tal proposito, presentò una legge in base alla quale ciascuna classe sociale avrebbe dovuto votare separatamente.

Così, seppur non fosse nota l’opinione del singolo individuo a causa della segretezza del voto, almeno si sarebbe potuto conoscere l’orientamento di ciascun ordine (senatori, cavalieri, tribuni erari). (2)

La guerra in Gallia

Nel 51 a.C. combatté in Gallia come legato di Cesare durante la campagna di sottomissione dei popoli dell’attuale Francia.

Quinto Fufio Caleno

Mentre era ancora dai Carnuti, Gaio Giulio Cesare fu informato dell’irriducibile resistenza degli abitanti di Uxelloduno.

Il proconsole decise di infliggere una dura lezione ai galli in modo da scoraggiare ulteriori velleità di ribellione.

Così, lasciò il legato Q. Caleno con le legioni e lo incaricò di seguirlo a tappe normali.

Dal canto suo, si diresse il più velocemente possibile alla volta di Gaio Caninio Rebilo con tutta la cavalleria.

Itaque Q. Calenum legatum cum legionibus reliquit qui iustis itineribus subsequeretur; ipse cum omni equitatu quam potest celerrime ad Caninium contendit.” (3)

Le operazioni belliche in Spagna

Nel 49 a.C. partecipò alle operazioni belliche in Spagna.

La guerra fu un susseguirsi di scontri, inseguimenti, piccoli assedi ai campi avversari, astuzie e debolezze dei vari condottieri.

Nelle fasi finali, i comandanti pompeiani Petreio e Afranio decisero di arrendersi.

Cesare liberò i due capi e congedò una parte dell’esercito in due giorni.

Inoltre, ordinò a due sue legioni di marciare avanti e alle altre di tenersi dietro, in modo che i campi non fossero distanti fra di loro.

Affidò tale incarico al luogotenente Quinto Fufio Caleno.

La marcia dalla Spagna al fiume Varo avvenne secondo le sue disposizioni e qui fu congedato il resto dell’esercito.

Parte circiter tertia exercitus eo biduo dimissa duas legiones suas antecedere, reliquas subsequi iussit, ut non longo inter se spatio castra facerent, eique negotio Q. Fufium Calenum legatum praeficit. Hoc eius praescripto ex Hispania ad Varum flumen est iter factum, atque ibi reliqua pars exercitus dimissa est.” (4)

Il conflitto in Grecia

In seguito, la guerra civile si spostò verso la Grecia, dove Gneo Pompeo Magno aveva stabilito il suo quartier generale.

Il 4 gennaio del 48 a.C., Cesare partì con sette legioni scortato da dodici imbarcazioni da guerra.

Sbarcati i soldati, quest’ultimo rimandò nella stessa notte le navi a Brindisi perché si potessero trasportare le altre truppe.

A questa operazione era stato preposto il luogotenente Fufio Caleno, che doveva traghettare velocemente le unità dell’esercito.

Ma le navi, prendendo il largo tardi e senza la brezza notturna, incontrarono una cattiva sorte sulla via del ritorno.

Marco Calpurnio Bibulo, informato a Corcira dell’arriva di Cesare, sperando di potersi imbattere in qualche nave carica, incontrò quelle vuote.

Incrociatene circa una trentina, sfogò contro di loro la rabbia dovuta alla sua negligenza ed esasperazione.

Le bruciò tutte e nel medesimo incendio uccise marinai e comandanti delle navi, sperando di atterrire gli altri con la gravità del castigo.

Eitis militibus naves eadem nocte Brundisium a Caesare remittuntur, ut reliquae legiones equitatusque transportari possent. Huic officio praepositus erat Fufius Calenus legatus, qui celeritatem in transportandis legionibus adhiberet.” (5)

L’ordine di rientro delle navi

Successivamente, Fufio Caleno, imbarcate le legioni e i cavalieri a Brindisi, quel tanto che potevano contenere i natanti, fece salpare le navi come era stato consigliato da Cesare.

Allontanatosi leggermente dal porto, ricevette delle lettere da Cesare.

Fufio fu informato del fatto che i porti e tutto il litorale erano controllati dalla flotta nemica.

Immediatamente, si rifugiò nella rada e richiamò tutte le navi.

Una di esse, non obbedì all’ordine di Caleno e proseguì la navigazione perchè non c’erano soldati a bordo ed era comandata da un privato cittadino.

La nave, spintasi fino a Orico, fu presa da Bibulo.

Egli sfogò il proprio odio sui servi e su tutti gli uomini liberi, non risparmiando neppure i fanciulli, uccidendo tutti.

Così la salvezza di tutto l’esercito dipese da un breve arco di tempo e da un caso fortuito.

Calenus legionibus equitibusque Brundisii in naves impositis, ut erat praeceptum a Caesare, quantum navium facultatem habebat, naves solvit paulumque a portu progressus litteras a Caesare accipit, quibus est certior factus portus litoraque omnia classibus adversariorum teneri. Quo cognito se in portum recipit navesque omnes revocat Una ex his, quae perseveravit neque imperio Caleni obtemperavit, quod erat sine militibus privatoque consilio administrabatur, delata Oricum atque a Bibulo expugnata est; qui de servis liberisque omnibus ad impuberes supplicium sumit et ad unum interficit. Ita exiguo tempore magnoque casu totius exercitus salus constitit.” (6)

La navigazione

I cesariani diedero prova di audacia e coraggio.

Il 26 marzo 48 a. C., sotto il comando di Marco Antonio e Fufio Caleno, per incitamento degli stessi soldati che non si tiravano indietro di fronte a nessun pericolo per la salvezza di Cesare, le navi salparono approfittando del vento australe.

Il giorno dopo passarono davanti ad Apollonia e Durazzo.

Quinto Fufio Caleno

Avvistato il nemico dalla terraferma, Coponio, comandante a Durazzo della flotta rodia, fece uscire dal porto le navi.

Quando, favorito da un vento piuttosto debole, si era già avvicinato alla flotta di Marco Antonio e Fufio Caleno, l’austro iniziò a soffiare in modo sostenuto e fu di aiuto ai cesariani.

Le imbarcazioni di quest’ultimi, successivamente, trovarono riparo nell’insenatura chiamata Ninfeo, distante tre miglia da Lisso.

Illi adhibita audacia et virtute administrantibus M. Antonio et Fufio Caleno, multum ipsis militibus hortantibus neque ullum periculum pro salute Caesaris recusantibus nacti austrum naves solvunt atque altero die Apolloniam praetervehuntur. Qui cum essent ex continenti visi, Coponius, qui Dyrrachii classi Rhodiae praeerat, naves ex portu educit, et cum iam nostris remissiore vento appropinquasset, idem auster increbuit nostrisque praesidio fuit.” (7)

Bibliografia:

1) Marco Tullio Cicerone, Ad Atticum, 1.16
2) Dione Cassio Cocceiano, Storia Romana, Libro XXXVIII, 8, 1
3) Cesare, De bello gallico, Libro 8, par. 39 (scritto da Aulo Irzio, suo luogotenente)
4) Cesare, De bello Civili, Libro I, par. 87
5) Cesare, De bello Civili, Libro III, par. 8
6) Cesare, De bello Civili, Libro III, par. 14
7) Cesare, De bello Civili, Libro III, par. 26

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