La tentata incursione dei briganti a Zuni
La Pasqua movimentata a Petrulo del 31 marzo 1861 scoperchiò il vaso di Pandora del brigantaggio nell’agro caleno.
Il fenomeno esplose in tutta la sua intrinseca portata generando una rivolta contro il nuovo governo.
La finalità era “di doversi formare una truppa a massa capitanata da D. Nicola Santillo la quale avea per scopo di dover calare dai monti nei vicini villaggi, disarmare la Guardia Nazionale, armarsi e far cacciare con la forza il pane a chi lo avea.” (1)
Dunque, il capo della rivolta era Nicola Santillo, originario di Zuni ed ex combattente della Legione del Matese.
Il zunese iniziò l’arruolamento dei briganti con la promessa agli affiliati di ricevere una paga di 50 grana al giorno.
Il denaro era elargito da Gaetano Punzo di Teano, appaltatore della ferrovia regia, e da un non meglio precisato figlio di Ambrogio Diana.
Secondo il Santillo, Punzo aveva ricevuto 4000 ducati dagli emissari di Francesco II per il sostentamento della combriccola.
Il 14 aprile 1861, poi, i briganti avrebbero atteso il rientro a Napoli di Francischiello alla testa di un esercito.
In quell’occasione, ad ogni componente della banda avrebbero corrisposto 50 ducati per il ritorno dell’ex re sul trono partenopeo.
Il primo obiettivo dei rivoltosi fu quello di assaltare la Guardia Nazionale collocata all’interno del palazzo baronale di Zuni.
Il reclutamento dei sovversivi
Nei primi giorni di aprile del 1861, Nicola Santillo s’incontrò alla taverna di Torricelle con Alessandro Santagata.
Al latitante e pericoloso criminale di Riardo chiese di far parte della banda, promettendogli una paga giornaliera.
Tre giorni dopo, sempre a Torricelle, Nicola e il fratello Tommaso, sacerdote, s’intrattennero con il Santagata.
Gli comunicarono di avere carabine e munizioni a casa e di essere pronti a ricevere quattro cannoni da Capua.
Infine, il prete Tommaso diede appuntamento al Santagata nello stesso luogo per ricevere la paga.
Lo stesso Santagata confessò successivamente di aver ricevuto per 4 giorni consecutivi 80 grana in tutto.
Dopo vari abboccamenti, il capobanda stabilì di radunarli sulla montagna di Zuni, ove si era riunita gran massa di gente.
“Da colà muovea prima sopra Zuni, onde eseguire il disarmo, e tutto il progettato, e poi far lo stesso negli altri paesi.” (2)
A Petrulo, il reclutamento avvenne nella bottega del sarto Francesco Izzo fu Stefano, ove si stabiliva anche il da farsi.
I briganti a Zuni
Verso le 23 di sabato 6 aprile, Nicola Santillo, una volta terminato il lavoro sulla strada ferrata, insieme ai riardesi Alessandro Santagata e Costantino di Nuccio, e al calabrese Pasqualantonio Pariselli s’incamminarono verso la montagna.
“Giunti sulle vette del monte, D. Nicola calò a Zuni e ritornò di buon ora il mattino di domenica, dicendo aver tutti avvertiti e che fra poco si sarebbero colà riuniti.” (2)
Infatti, sul posto arrivarono Francesco Izzo di Sebastiano, Bruno Verolla, Michele Marrese, Pietro Zona, Luigi Izzo, Giovanni Izzo, Salvatore e Silvestro Marrapese, Antonio Izzo e diversi altri.
Poco dopo, Francesco Izzo si recò a Rocchetta e scese con quattro persone armate.
Uno di loro, Demetrio Vespasiano, portava nella parte davanti della coppola scritto Francesco Secondo.
“S’inalberò la bandiera bianca sul monte, si concertò come dovea eseguirsi il disarmo e spoglio a Zuni.” (2)
Giunti nell’uliveto dietro Zuni, Nicola Santillo intimò al Santagata di attendere.
Poco tempo dopo, il capo dei rivoltosi si presentò con Giovanni Canzano e Casto Zannito.
Quest’ultimi due asserirono di mantenere la corrispondenza tra Zuni e Petrulo, e di aver avvisato tutti sul da farsi.
Il Santillo indossava calziari “alla scarpitto e che toltisi questi si pose le scarpe che conservava nel sacco a pane.” (2)
Il capobanda s’incamminò verso Teano, da dove rientrò con una donna che portava un canestro di pane, formaggio ed aringhe.
La signora diede da mangiare ai briganti radunati.
L’inizio delle operazioni
Lunedì 8 aprile iniziarono a circolare voci su un presunto reclutamento di persone con tristi intenzioni a Petrulo.
Per tutta la giornata, la Guardia Nazionale di Calvi rimase più vigile del solito.
Nulla più accadde a turbare la tranquillità pubblica.
Il mattino del giorno seguente il barone Girolamo Zona fu avvisato di un insolito movimento sempre nel villaggio di Petrulo.
Fondate informazioni parlavano di arruolamenti e di partenze per la vicina montagna di Rocchetta.
Il barone, per garantire la sicurezza del paese, si recò dal delegato di pubblica sicurezza a Teano.
Il zunese richiamò l’attenzione del funzionario e lo mise al corrente di quanto stesse succedendo a Calvi.
I due concordarono le azioni da intraprendere per prevenire qualsiasi movimento sovversivo.
Ma quando il barone fece ritorno nella sua residenza, il fatto era già compiuto.
“Un’orda di gente si vedea sulla collina che sovrasta questo villaggio dei Zuni, la quale ad ogni movimento si aumentava, dividendosi in diverse crocchie, ed inalberarono una bandiera bianca.” (3)
Il Zona, non avendo notizie precise sul numero dei briganti, ritenne inopportuno radunare i pochi militi della Guardia Nazionale calena.
Buona parte di essi si trovava in campagna a lavorare.
Inoltre, un’escursione in montagna avrebbe costituito un azzardo per la loro incolumità.
Le richieste di aiuto
La gravita della situazione indusse Girolamo Zona ad inviare due messaggeri al suddetto delegato di Teano e al comandante della Guardia Nazionale di Riardo.
Il primo corriere consegnò la richiesta di aiuto all’autorità teanese.
Il delegato si presentò a Calvi con due carabinieri reali e due guardie nazionali e vide personalmente tutta quella gente.
L’altro inviato a Riardo, invece, dovette transitare ai piedi della montagna per reperire notizie precise sul numero dei rivoltosi.
Verso sera, Nicola Santillo inviò Francesco Izzo, Demetrio Vespasiano e Costantino Di Nuccio al fine di bloccare il latore.
I 3 intercettarono la missiva “e per corriere stesso dalla montagna si scrisse da Francesco Izzo al Barone dileggiandolo villanamente e la risposta fu dettata da D. Nicola Santillo.” (2)
La banda reazionaria, secondo le notizie che circolavano, era composta da 300 o 400 individui.
Il Sindaco di Calvi, D. Demetrio Zona, chiese al Governatore della Piazza di Capua l’invio di truppe regolari.
Il 9 aprile 1861, il barone Zona, comandate della Guardia Nazionale di Calvi, scrisse al giudice del mandamento di Pignataro:
“Signore, Non posso fare a meno informarla che una banda di reazionari in numero bastantemente considerevole rattrovasi abbivaccata su questa montagna di Zuni; e che minaccia da un momento all’altro di calar in questo paese per disarmare questa Guardia e dare il saccheggio.
Io ho posto la guardia sotto le armi; il sindaco ne ha rapportato al Governatore della Piazza di Capua per avere della truppa, io ho scritto al comandante la Guardia Nazionale di Sparanisi, affinché venisse in nostro aiuto la truppa qui di passaggio dietro le nostre informazioni sta tutta sotto le armi.
Le comunico tutto ciò per la di Lei intelligenza, e da questo argomenterà che i miei sospetti che a Lei ieri facea noti non erano senza fondamento.” (4)
L’intervento dell’esercito
Alle 22:00 del 9 aprile 1861, giunsero a Calvi 190 uomini del 6° Reggimento Fanteria comandati dal capitano Lamberti.
L’ufficiale e il barone richiesero ai vicini comuni di Sparanisi e Teano l’invio di altre guardie nazionali.
Durante la notte, i militi perlustrarono continuamente il territorio caleno al fine di tutelare l’ordine pubblico.
Il 10 aprile, il giudice regio del mandamento di Pignataro, Alfonso Sammartino, informò il Governatore di Terra di Lavoro:
“Dalla pubblica voce e da un rapporto ricevuto ieri dal Capo Nazionale di Calvi è venuto a mia conoscenza che la gente di questo circondario è in costernazione perché sulla montagna di Zuni di Calvi si è vista un’accozzaglia di gente armata minacciosa ad assaltare il paese.
So pure che il Sindaco di Calvi abbia richiesto da Capua una competente forza armata.
Io attendo ulteriori notizie, che ricevute mi farò un dovere riferirle a lei.
Serve ciò per semplice intelligenza del giudice.” (5)
Il Governatore di Terra di Lavoro Alfonso De Caro pretese dei chiarimenti dall’omologo della Piazza di Capua:
“Si segni fornirmi qualche cenno su i fatti di Calvi e dei risultamenti ottenuti dalla spedizione della forza colà.” (6)
Tramite il telegrafo elettrico, l’ufficiale delegato Giuseppe De Crescenzo rispose:
“Non sono in grado di dare informazioni, attendo rapporto dal Comandante il distaccamento.
Però i rivoltosi hanno lasciato la posizione.
Il distaccamento scorre la campagna, motivo del ritardo.
Tosto ricevutolo sarà mia cura farle conoscere il contenuto.” (7)
I briganti, constatato l’intervento in forze dell’esercito, abbandonarono il territorio di Zuni.
Successivamente, decisero di assaltare un vicino posto di Guardia Nazionale.
Bibliografia:
1) ASC, Comando della Guardia Nazionale di Calvi, 16 aprile 1861
2) ASC, Comando della Guardia Nazionale di Calvi, 8 maggio 1861
3) ASC, Comando della Guardia Nazionale di Calvi, 16 aprile 1861
4) ASC, Comando della Guardia Nazionale di Calvi, 9 aprile 1861
5) ASC, Giudicato Regio del Circondario di Pignataro, 10 aprile 1861
6) ASC, Il Governatore della Provincia di Caserta, 11 aprile 1861
7) ASC, Il Comandante la Piazza di Capua, 11 aprile 1861
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