La tragica fine dei fratelli Nicola e Carlo Izzo
Pietro Antonio Izzo nacque a Calvi Risorta il 03/03/1878 da Simone e Matilde Suglia.
In paese conobbe l’adolescente Carmela Suglia nata il 27/11/1885.
Dal loro matrimonio celebrato il 28 dicembre 1905, nacquero sei figli:
- Matilde il 20/08/1908 e morta probabilmente in tenera età
- Anna Finizia il 09/07/1912
- Nicandro il 23/12/1915
- Nicola il 21/12/1918
- Carlo Salvatore il 25/07/1922
- Mario il 17/09/1929
La famiglia abitava in Via Nicandro Zitiello n. 26 nella Giudea a Petrulo.
I coniugi Izzo diedero alla Patria quanto di più caro avevano al mondo: i loro figli.
Infatti, l’entrata in scena dell’Italia nel secondo conflitto mondiale portò molti giovani a combattere sui principali teatri di guerra.
Sergente Maggiore Nicola Izzo
Nicola Izzo era nato il 21 dicembre 1918.
Appena l’età lo consentì, il fanciullo fu avviato agli studi.
Nel 1932 iniziò a frequentare la rinomata Scuola Apostolica dei Padri Passionisti di Calvi insieme ad Angelo Capuano.
Da bravo studente diligente, il caleno conseguì il 5° Ginnasio.
Il 17 maggio 1937, si arruolò volontario con la ferma di due anni in qualità di allievo sottufficiale nella scuola di Rieti.
Nella caserma reatina acquisì il 18 agosto 1937 il grado di Caporale.
Alla fine di ottobre dello stesso anno, lo assegnarono al 15° Reggimento Fanteria.
Nell’unità ricevette il grado di Sergente a decorrere dal 18 marzo 1938 con l’obbligo di rimanere alle armi almeno un anno con tale grado.
In seguito lo trasferirono al 16° Reggimento Fanteria.
Contestualmente, fu trattenuto alle armi in attesa delle decisioni ministeriali perché dichiarato idoneo alla rafferma.
Il 25 maggio 1939, l’amministrazione gli corrispose il premio di ferma pari a Lire 1.000 lorde e 711 nette.
L’11 settembre 1939, s’imbarcò a Brindisi per la Libia con la Divisione Savona approntata per esigenze speciali.
Tre giorni dopo, sbarcò a Tripoli.
Sul suolo africano fu ammesso alla rafferma di un anno con decorrenza 17 maggio 1939 (foglio n. 2522/D. del 13 dicembre 1939 del Comando Zona Militare di Catanzaro).
Il ritorno a casa
L’11 marzo dell’anno successivo, gli concessero una licenza ordinaria di 25 giorni.
Così, da Tripoli tornò a casa il 13 marzo in via Nicandro Zitiello a Petrulo.
Nel frattempo, il comando militare gli accodò ulteriori 5 giorni di licenza.
Il 12 aprile 1940 si imbarcò a Siracusa per sbarcare a Tripoli il giorno seguente.
In terra straniera, il 14 maggio 1940, ottenne il grado di Sergente Maggiore e l’ammissione alla rafferma biennale.
Anche in questo caso, ricevette il 10 giugno 1940 il premio di ferma di Lire 1.000 lorde e 711 nette.
Il giorno successivo, fu inviato in territorio dichiarato in stato di guerra.
Il 23 dicembre 1940, lo ricoverarono all’ospedale Militare di Tripoli per problemi fisici sconosciuti.
Dimesso dal nosocomio, rientrò al corpo con dieci giorni di riposo il 26 gennaio 1941.
Da quel momento in poi, non si rintracciano più informazioni sui suoi movimenti.
A metà novembre del 1941, si trovava a Sidi Omar sul confine libico-egiziano.
Alla sua giovane età, presidiava da comandante un caposaldo oggetto di numerosi attacchi da parte delle forze inglesi.
Il 23 novembre 1941, durante furiosi combattimenti, perse la vita colpito alla testa da un proiettile.
Dopo essere stato sepolto in uno dei cimiteri italiani in Africa Settentrionale, fu riportato in Italia.
Oggi la salma del Sergente Maggiore Nicola Izzo caduto in Libia riposa, e questa volta in via definitiva, a Bari.
Nel Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare una lapide murale riporta il suo nome tra i Caduti Noti non Identificati.
Il milite è sepolto senza ombra di dubbio tra gli ignoti.
Ma in mezzo a loro era impossibile risalire con certezza all’identità di ognuno perché a volte arrivavano al sacrario i resti disordinati dei soldati.
Il caleno risulta registrato nel Sacrario con la data di nascita errata (23 dicembre 1918).
I dovuti riconoscimenti
Per il suo valoroso comportamento, Nicola Izzo fu decorato con la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Il 9 aprile 1949, il Presidente della Repubblica gli conferì l’alta onorificenza con la seguente motivazione:
Sottufficiale addetto ad un comando di caposaldo, durante sei giorni di violenti combattimenti
si prodigava incessantemente nell’assolvimento di molteplici e complessi compiti
dimostrando singolare spirito di abnegazione ed assoluto disprezzo del pericolo.
Nel corso di numerosi attacchi sferrati da soverchianti forze contro il posto di comando tattico
del caposaldo, si allineava fra i pochi difensori, ed incurante del fuoco di artiglieria ed armi
automatiche che si abbatteva sulla posizione, cooperava attivamente alla strenua
resistenza, infliggendo da solo notevoli perdite all’avversario.
Nell’ultimo assalto, che trovava i difensori stremati, si ergeva in piedi sulla sconvolta
trincea ed affrontava l’avversario incombente col lancio di numerose bombe a mano, finché
colpito alla testa, immolava la sua salda giovinezza.
Omar, 18-23 novembre 1941
Inoltre, le autorità civili calene decisero tra gli anni ’60 e ’70 di intitolare allo sventurato milite:
- una strada cittadina di Petrulo
- il plesso delle scuole elementari a pochi passi dalla stessa via
Infine, c’è da aggiungere che Nicola Izzo era impegnato in prima linea sul fronte africano con il compaesano Pietro De Matteo, nato il 17 maggio 1920 da Sabatino e Maddalena D’Onofrio.
Quest’ultimo lo descriveva come persona coraggiosa e fu proprio la sua temerarietà ad esporlo ai mortali colpi del fuoco nemico.
Il De Matteo, al ritorno dalla guerra, consegnò alla famiglia i pochi affetti personali e la giacca che Nicola indossava quel nefasto giorno.
Caporal Maggiore Carlo Salvatore Izzo
Carlo Salvatore Izzo nacque a Calvi Risorta il 25 luglio 1922.
Il promettente studente frequentò il liceo classico.
Nella sessione autunnale dell’anno scolastico 1941-42, conseguì il diploma di abilitazione Magistrale al Regio Istituto Magistrale “S. Pizzi” di Capua.
La notizia si rileva dal foglio n. 4681 datato 26 ottobre 1942 del medesimo istituto.
Ammesso al ritardo del servizio militare per ragioni di studio, il 13 febbraio 1943 fu chiamato alle armi.
Il 16 febbraio 1943, si ritrovò al Deposito del 72° Reggimento Fanteria di Vittorio Veneto per il successivo avviamento al 53° Battaglione d’istruzione al fine di frequentare il 5° corso preparatorio di addestramento.
Il 17 maggio 1943 fu promosso Caporale e il 18 giugno Caporal Maggiore.
Il proclama di armistizio di Badoglio dell’8 settembre 1943 provocò lo sbandamento del giovane soldato.
L’anno successivo, si presentò al Distretto Militare di Caserta in ottemperanza al bando di presentazione emanato dopo la liberazione.
In questa circostanza, fu assegnato alla 312° Divisione Fanteria.
Ma Carlo Izzo si era già ammalato.
Purtroppo, aveva contratto la tubercolosi.
I ricoveri nei diversi ospedali
Dopo tre giorni, il 24 giugno 1944, fu ricoverato all’Ospedale Militare di Caserta in Maddaloni.
I medici del nosocomio casertano gli concessero 90 giorni di convalescenza per malattia preesistente.
Allo scadere della licenza, si presentò il 29 settembre 1944 al suddetto ospedale ed ottenne una proroga di 90 giorni.
Purtroppo però le sue condizioni fisiche peggiorarono inesorabilmente.
L’11 marzo 1945 fu nuovamente ricoverato all’Ospedale Militare di Caserta in Maddaloni.
Ma considerato il suo stato di salute, fu trasferito al Sanatorio Principe di Piemonte a Napoli.
Il Sanatorio era un ospedale destinato solo ai “malati di petto”.
Erano quelli i tempi durante i quali la tubercolosi mieteva parecchie vittime ed un complesso destinato alla sola cura di quella malattia era indispensabile.
Fu situato nel punto più assolato e salutare di Napoli sulla collina dei Camaldoli.
Nel 1973, all’ospedale cambiarono nome per dedicarlo a “Vincenzo Monaldi“, medico e politico specializzato nelle malattie dell’apparato respiratorio.
Tornando al giovane caleno, il 1° luglio 1945 fu dimesso dal nosocomio.
Il 3 luglio 1945, passò a miglior vita sul proprio letto di casa in Via Nicandro Zitiello n. 26.
La salma di Carlo Izzo fu tumulata nel cimitero vecchio di Calvi Risorta.
Da qualche anno, i suoi resti sono stati traslati nella cappella di famiglia nel camposanto nuovo.
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