Il duello aereo del 13 maggio 1944
All’inizio di maggio 1944, gli americani avanzarono l’aeroporto militare da Cercola a Pignataro Maggiore per essere più vicini al fronte.
Il 13 maggio, il servizio d’intelligence alleato aveva segnalato un movimento sospetto di aerei tedeschi.
Alle 08:00 di quel giorno, venti caccia Fw 109 atterrarono a Viterbo provenienti dall’airfield 720 di Piacenza probabilmente Canino.
“By 08.00 hours, 20 Fw 190s were reported to have landed in Viterbo from Piacenza.“
La presenza della Luftwaffe in prossimità della linea “Gustav” preoccupò parecchio gli anglo-americani.
Un ricognitore delle forze alleate fotografò le sigle degli aerei nemici per determinarne il numero e il tipo.
19 di loro, presentavano le seguenti sigle sulle ali:
Yellow 1, 2, 3, 4, 5
White V, H, K, F, G, L
“Black — 2″, “Black — 3″
Black L, K, S, O, B, Z
Grazie a queste indicazioni, richiesero urgentemente informazioni sui nomi dei piloti e dei marchi dei Fw 190 atterrati.
“Request urgently information on the names of pilots and markings of the Fw 190s that landed.“
La richiesta d’intervento
Un rapporto “Top secret” americano del Detachment “D” appartenente al 849° Signal Intelligence Service evidenziava che:
- il volo di ricognizione del mattino del 13 maggio passò un esteso rapporto all’R/T.
- si prevedeva un aumento dell’attività aerea tedesca nel prossimo futuro.
“The morning reconnaissance flight of 13 May passed an extensive report by R/T. …
Increased German air activity is to be expected in the near future.“
Alle 09:30 sempre del 13 maggio, LI Gebirgs Korps chiese al Nahkampfführer Süd il supporto aereo per attacco al suolo.
L’azione riguardava la distruzione al riferimento JK9B di ponti utilizzati per il passaggio dei carri armati alleati e della fanteria.
Inoltre, una ricognizione fotografica mostrava l’attraversamento del fiume Garigliano di 100 carri armati e 50 veicoli a motore in un altro punto.
Poco dopo mezzogiorno, i tedeschi inviarono nell’area una forza aerea.
17 Messerschmitt Bf 109 G-6 del JG 53 e del JG4 decollarono alle 12:40.
“17 aircraft took off here.“
I caccia, in servizio di scorta, si allinearono ai 20 bombardieri Focke-Wulf Fw 190 dell’SG4 vicino Viterbo.
I preparativi nella base di Pignataro
Contestualmente, i servizi segreti alleati invocarono un attacco aereo contro un treno carico di soldati nemici diretti a Montecassino.
Il convoglio ferroviario aveva lasciato la stazione di Roma e stava andando a Frosinone.
Cosicché, accogliendo la richiesta di aiuto, gli americani di stanza nell’aeroporto casertano decisero di intervenire.
La maggior parte dei piloti di tutti e tre gli squadroni del 324° erano già in partenza o fuori dal campo di Pignataro.
“Most of the pilots in all three squadrons of the 324th were already on sorties or were otherwise out of the camp area at Pignataro … “
Invece, James P. Dealy riposava nella sua tenda dopo aver partecipato a ventinove missioni nei precedenti ventotto giorni.
Il tenente fu tirato fuori dal letto e assegnato alla missione.
Tuttavia, l’aereo numero 79 di Dealy, “The Lovely Lois” in onore della moglie, si trovava fuori per manutenzione di routine.
Al suo posto, presero in prestito il P-40 Warhawk numero 93 del tenente Sven Jernstrom.
Per abitudine o scaramanzia, ogni pilota lasciava il paracadute nell’abitacolo del proprio aereo.
Essendo “Jerky” più alto di quindici centimetri e cinquanta chili più pesante del collega, il paracadute era più grande rispetto alle caratteristiche corporee di “Dealy“.
La formazione prescelta, incluso Dealy, comprendeva otto piloti, quattro del 315° Fighter Group e altri quattro del 316°.
Comandava la squadriglia il maggiore Edward A. Sanders Jr. del 315°.
L’altro ufficiale leader era invece il tenente Kenneth D. Schiewe sempre del 315°.
Alla missione, parteciparono i tenenti James P. Dealy, Arthur F. Kusch Jr., Matthew O’Brien, William King e altri due ufficiali.
Il cruento duello aereo
Alle 12:30, otto cacciabombardieri si alzarono in volo dall’aeroporto di Pignataro Maggiore.
Il tempo nell’area interessata dall’azione di guerra si presentava prevalentemente nuvoloso o parzialmente nuvoloso.
Gli aerei, sorvolando la valle del Liri fino alla periferia di Roma, non scrutarono nulla e tornarono indietro.
Vicino a Gavignano (23 km ad est di Velletri) furono intercettati dai Bf 109 color grigio ardesia.
I velivoli, scortando i 20 Fw 190, avevano un vantaggio di quota.
Secondo la versione tedesca, lo scontro iniziò alle 13:18 con il coinvolgimento del III./JG 4.
Interrompendo la loro azione di copertura, la metà dei caccia dell’asse si lanciarono all’attacco degli americani.
Il capo squadriglia tedesco, l’Oberführer Otto Van de Loo, puntò ad ore 6 il velivolo 42-10595 del tenente Arthur Kusch.
Mentre Sanders ordinava “Bombs away!” su un obiettivo secondario a Cori e prima che il cerchio fosse completato, il Bf 109 aprì il fuoco colpendo l’aereo di Kusch.
Il P-40L, emettendo fumo nero, cadde da circa 10.000 piedi.
A quel punto, il resto della formazione americana si intromise nello scontro.
Il successivo ad essere colpito fu Matthew O’Brien (alla sua seconda o terza sortita) che si eiettò dall’apparecchio.
Dealy vide un paracadute bianco fluttuare e uno a strisce che ipotizzò potesse essere del nemico.
In quell’occasione, “Obey” fece registrare un record di velocità volando a circa 250 miglia all’ora.
I piloti tedeschi riferirono di aver visto un paracadute bianco singolo alle ore 13:20.
Intanto, il maggiore Sanders esortò i suoi uomini a dirigersi nelle nuvole poste al di sotto di loro.
Le perdite da ambo le parti
Dealy, l’ultimo della fila (“coda fine Charlie“), era distanziato dai suoi compagni.
Ciò poteva rappresentare un vantaggio.
Ma il pilota, braccato da diversi 109, credeva che il suo gregario fosse ancora dietro di lui.
Stava recuperando rapidamente, quando vide un altro Bf 109 mettersi in coda.
Jim virò a sinistra e sparò sul Messerschmitt “quasi a bruciapelo”.
Pur continuando a bersagliare il nemico, il “93” americano fu colpito a sua volta.
Consapevole di non riuscire a tornare alla base, trovò un luogo pianeggiante per lanciarsi e far schiantare l’aereo.
Pochi minuti dopo, gli assalitori andarono via puntando verso il litorale laziale.
Gli americani subirono l’abbattimento di tre aerei contro i cinque rivendicati dai tedeschi:
(due dall’Lt Günther Start, due dall’Hauptmann Walter Hoekner e uno dall’Oberführer Otto Van de Loo).
I tedeschi, invece, persero due Bf 109 G-6 contro i quattro pretesi dagli americani:
(due da William King, uno da Kenneth Schiewe e uno dal Maggiore Sanders).
Il velivolo W. Nr. 162758 8 giallo, si schiantò a Palestrina.
Il pilota, l’Unteroffizier Hugo Voss di anni 20, rimase ferito.
Purtroppo, il giovane morì il 3 dicembre 1944 probabilmente in un altro scontro aereo.
Invece, il W. Nr. 162623 4 giallo, cadde sull’altopiano del Fucino (AQ).
L’Unteroffizier Heinz Thies lo trovarono morto.
In precedenza, quest’ultimo aveva abbattuto un P-38 americano al Passo di Futa il 25 aprile 1944.
Per il successo riportato, gli conferirono la EK 2 Fighter Operational Clasp.
Il primo aereo tedesco è attribuibile con assoluta certezza al cruento duello poiché la perdita avvenne nelle vicinanze dello scontro.
Il secondo fu danneggiato presumibilmente nel combattimento e si schiantò dopo aver riguadagnato il territorio amico.
Il rientro dei P-40 alla base
Gli equipaggi dell’JG 4 (e non gli “Ace of Spades ” come disse erroneamente Dealy) furono descritti come piloti esperti capaci di attaccare a coppie e di effettuare a volte passaggi frontali.
I cinque velivoli americani superstiti, dopo un’ora e quaranta minuti, rientrarono alle 14:10 alla base di Pignataro Maggiore.
Inoltre, un documento dell’US Air Force di Maxwell in Alabama evidenziò ulteriori informazioni sul duello aereo del 13 maggio 1944.
All’azione numero 250 del 316° Fighter Squadron vi parteciparono come già indicato i tenenti King, O’Brien e Dealy.
A loro si aggiunse il Sottotenente George Porter fino ad allora sconosciuto.
I loro Curtiss P40 avevano le seguenti sigle: 72, 73, 93 e 90.
La relazione del tenente King, oltre alla conferma dell’attacco al 93 di Dealy e al 73 di O’Brien, riportò un elemento nuovo.
Un’ala dell’aereo di Porter fu crivellata di colpi dalle mitragliatrici di un ME 109.
Osservando i tre aerei in difficoltà allontanarsi dal combattimento, King aggiunse nelle sue note che Dealy dal quel momento in poi non inviò più messaggi probabilmente a causa della sua radio fuori uso.
La missione del 316° si concluse con lo schianto degli aeromobili di Dealy e O’Brian come evidenziato in precedenza.
Invece, l’aereo di Porter, seppur danneggiato, rientrò a Pignataro Maggiore.
I piloti americani abbattuti
Dei tre piloti americani abbattuti, uno morì sul colpo, mentre gli altri due si lanciarono con il paracadute.
Arthur F. Kusch Jr.
Il sottotenente Arthur F. Kusch Jr., matricola 0/754143 del 315° Fighter Group, era nato il 30 agosto 1921.
Secondo una notizia non confermata, il pilota non doveva volare in quel giorno maledetto.
Purtroppo, il tutto iniziò con l’incidente occorso al Capitano Selmer.
Mentre una jeep lo conduceva al campo di volo di Pignataro Maggiore, cadde rovinosamente procurandosi la frattura del braccio destro.
L’infortunio causò l’utilizzo della riserva Arthur F. Kusch Jr.
Il giovane, a soli 23 anni, si schiantò il 13 maggio 1944 da circa 10.000 piedi colpito inesorabilmente dal nemico.
Questo è uno stralcio del rapporto del comandante Sanders:
In this date, 13 May 1944, … The lead Me-109, diving from six o’clock
and about 1,500′ above, chose Lt. Kusch’s plane, number four in leader section,
as target. As our turnabout started the attacking Me-109 opened fire from about
150 yards and evidently hit Lt. Kusch’s aircraft. The P-40 began streaking
black smoke and fell away to the left in a shallow dive, this at an altitude of
approximately 10,000 feet. In the ensuing engagement I lost track of Lt. Kusch
and his descending aircraft. The combat took place over enemy territory.
L’impatto non lasciò scampo al pilota, che era rimasto all’interno dell’abitacolo.
Il suo corpo fu prima seppellito da civili locali vicino al luogo dell’incidente.
In seguito, lo trasferirono nel cimitero della contea di Saint Louis nello stato del Missouri.
L’aviatore tedesco Otto Van de Loo rivendicò l’abbattimento dell’aereo di Kusch avvenuto a 15 chilometri ad est di Velletri.
L’aeromobile abbattuto, matricola 42 / 10595, era il secondo aereo di Kusch perché il 24 marzo 1944 aveva danneggiato in maniera irreparabile il primo P40 durante un decollo mal riuscito all’aeroporto di Cercola.
Matthew M. O’Brien
Matthew M. O’Brien nacque nel 1923.
Il 13 maggio 1944, nel corso di una delle prime missioni, fu abbattuto durante “a dog fight”.
Paracadutandosi in territorio nemico, una famiglia di Carpineto Romano lo aiutò.
Raggiunta la zona dalle truppe alleate, la sera del 28 maggio Matthew O’ Brien rientrò sano e salvo nella base di Pignataro Maggiore.
Il giornale della sua unità descriverà così l’evento:
“… Il Sottotenente O’Brien dopo aver trascorso quindici giorni nel lato sbagliato della linea dei bombardamenti si ricongiunge al suo Squadrone …”.
In seguito, l’aviatore rientrò negli Stati Uniti.
Fu decorato con la “Purple Heart”.
Il 27 maggio 1945, lui e un collega si diressero a Buffalo in volo di addestramento.
Dopo aver cenato con i suoi genitori a Teresa Place, i due ripartirono alla volta di Stewart Field.
Alle 22:02, il tenente O’Brien si schiantò contro la parete est del Monte Tremper durante il volo strumentale.
Il pilota morì sul colpo.
Aveva appena 22 anni.
I funerali si svolsero nella residenza di famiglia a Teresa Place e nella Chiesa di San Giovanni Evangelista.
Il 4 giugno 1945, il tenente O’Brien fu sepolto nel cimitero di Holy Cross di Lackawanna NY, Sezione R-R, lotto 10, tomba 2.
James P. Dealy
Miglior sorte toccò al terzo pilota.
James Paul Dealy era nato il 18 dicembre 1916 a Fairhope in Alabama.
Nel 1937, sposò Lois Jovers, dedicandogli successivamente il suo aereo P-40 n. 73.
Fino al 13 maggio 1944, aveva compiuto già 43 missioni tra Cercola e Pignataro Maggiore.
In quel giorno, colpito dal nemico, si lanciò con il paracadute ed atterrò in un’accidentata zona nei dintorni di Roccasecca/Maenza.
Mentre scendeva, notò il relitto infuocato del suo P-40, un’auto e un paio di motociclette tedesche sulla strada vicina.
Il contatto con il suolo a ridosso della linea del fronte fu durissimo.
L’aviatore si ritrovò azzoppato con il ginocchio della gamba sinistra malandato.
Immediatamente una famiglia di agricoltori che abitavano in una casa bianca (a meno di 100 piedi di distanza) lo raggiunsero.
Gli tolsero il paracadute, gli occhiali, l’elmetto e lo nascosero in un pagliaio lì vicino.
Un uomo più anziano si tolse la giacca squallida e sfilacciata grigia e lo aiutò ad indossarla.
All’improvviso, il rombo dei motori delle motociclette e di un’automobile Volkswagen fece dileguare tutti i presenti.
Solo una bambina di 3/4 anni lo invitò a nascondersi sotto un letto e sparì.
Dopo un po’, un giovanotto lo condusse in un campo di grano.
Tentando inutilmente di colloquiare con il suo salvatore, gli diede quasi tutte le 50.000 lire in dotazione.
Il rientro a Pignataro Maggiore
Al tramonto, il ragazzo tornò insieme al padre.
Quest’ultimo, parlando un buono inglese, gli disse che si chiamava Rocco De Angelis; il figlio era Luigi.
Per ragioni di sicurezza, Rocco lo nascose a casa di un suo parente (De Dominicis).
Il 6° pomeriggio, James P. Dealy s’incontrò con un partigiano italiano e un pilota dell’aeronautica statunitense, il tenente Douglas Randolph Plowden Jr. di Sumter, nella Carolina del Sud.
Il collega era stato abbattuto il 9 dicembre 1943 con il suo A-36 Invader.
Nei giorni seguenti, s’imbatté in una colonna americana capeggiata dal Brigadiere Generale Ernest N. Harmon, comandante della Prima Divisione Corazzata.
Una volta verificata la sua identità, il pilota rientrò a Pignataro Maggiore ragionevolmente il 24 maggio 1944.
“En route, along the war ravaged road back to our air strip near Capua”
Dopo aver salutato il comandante del 316° squadrone nella base di Pignataro Maggiore, il maggiore Paul O’Pizzi, fu affidato alle cure dei sanitari.
L’ufficiale medico, il capitano Dorger, lo inviò al vicino 32° Field Hospital verosimilmente a Napoli.
Ritornò negli Stati Uniti il 9 giugno 1944 e lo decorarono con la Purple Heart e l’Air Medal.
James è morto il 20 giugno 2009 a Fairhope, in Alabama, all’età di 92 anni.
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