Bertrando II del Balzo 1281 – 1291
Il potentissimo nobile francese Bertrando II del Balzo continuò a gestire nel periodo 1281 – 1291 i suoi possedimenti in Campania.
Oltre al feudo di Avellino, deteneva Calvi, Padula, Lauro e Conza.
Il 23 marzo 1281 e il 23 gennaio 1282, il re napoletano Carlo I sostò nel castello di Calvi.
Come riportato da Camillo Minieri Riccio nel libro “Itinerario di Carlo I di Angiò”, il sovrano emise delle disposizioni dalla cittadina che, purtroppo, non sono state rinvenute.
Ma per comprendere quale fosse l’importanza di Calvi, è necessario ricorrere alle informazioni tratte dai registri angioini.
I preziosi notamenti furono raccolti nel tempo da studiosi prima della distruzione operata dalle truppe tedesche nel 1943.
Durante la dominazione angioina, l’importantissima generalis subventio o colletta fu trasformata in ordinaria, un’imposta diretta gravante sulla popolazione.
Nel 1276, IV indizione, riscontriamo:
Calvum cum Francolisio » 95 once» 28 tarì» 4 grana (1)
Avellinum » 78 once» 15 tarì» 12 grana
Padula de Principatu » 61 once» 16 tarì» 4 grana
Laurum » 47 once» 16 tarì» 4 grana
Consia » 22 once» 1 tarì» 16 grana
Calvi con Francolise raggiungeva la più alta tassazione tra i possedimenti detenuti da Bertrando del Balzo.
L’unità di conto prevedeva la suddivisione di 1 oncia in 30 tarì, 1 tarì era divisibile in 20 grana.
In tal modo è possibile convertire la tassazione in grana per meglio comprendere il diverso peso fiscale di ciascun possedimento.
Calvi pagava 57.564 grana, Avellino 47.112, Padula 36.924, Lauro 28.524 e Conza 13.236.
Gli abitanti dei feudi
Ipotizzando quindi che la sovvenzione generale del 1276 facesse riferimento ai fuochi effettivamente rilevati precedentemente, si può provare, con una larga stima di massima, di determinare le famiglie (fuochi) tassate per poter comprendere la consistenza dei centri abitati.
Considerando un augustale a fuoco, ovvero di un quarto di oncia = 7.5 tarì = 150 grana, le famiglie erano:
Calvi con Francolise 384, Avellino 314, Padula 246 e Lauro 190.
Avendo poi un nucleo familiare in media sei componenti, Calvi con Francolise aveva una popolazione di 2302 abitanti.
Seguiva Avellino con 1884, Padula con 1477, Lauro con 1141 e Conza con 529 persone.
Pertanto, l’imposizione fiscale era stata fissata a 25 grana per abitante.
La generalis subventio del 1277 mostra sostanzialmente gli stessi dati dell’anno precedente. (2)
Solo Lauro presenta uno scostamento di 13 once passando da 47 a 60 verosimilmente per incorporazione di altri territori.
Degli stessi anni è una sovvenzione straordinaria per l’emissione di nuova moneta.
I dati sono poco indicativi trattandosi di una riduzione dell’imposta ordinaria, ma tengono comunque conto della diversa importanza delle città.
Calvum cum Francolisio » 34 » 27 » 7 (3)
Avellinum » 28 » 15 » 17
Padula de Principatu » 22 » 10 » 15
Laurum » 20 » 28 » 3
Conscia » 8 » 0 » 8
La difesa della fascia costiera
Bartolomeo Capocefalo di Napoli esegue il pagamento delle navi al posto del milite Bartolomeo Bonifacio e lì sono menzionati Sergio Guindacio, Bartolomeo di Ebulo e Bertrando del Balzo Conte di Avellino e Signore di Calvi.
Bartholomeus Capocefalus de Neapoli sìt expensor navium loco Bartholomei Bonifacii mil. et ibi nominantur Sergius Guindacius, Bartholomeus de Ebulo, Berteraymus de Baucio comes Avellini et dominus Calvi (4)
È annotato Giovanni Scallone familiare del milite Riccardo che, denunciando la morte del fratello Matteo Scallone senza figli legittimi, chiede di assicurarsi dagli uomini beni feudali in Calvi e sue pertinenze.
Notatur Iohannes Scallonus f. Riccardi mii. qui denuncians obitum Matthei Scalloni fratris sui absque legitimis liberis, petit assecurari ab hominibus bonorum pheudalium in Calvo et pertinentiis eius. (5)
Il 15 gennaio 1284, si ha notizia che Paolo era Vescovo di Calvi. (6)
In questo periodo le coste del Tirreno erano continuamente infestate da pirati siculo-aragonesi.
Per fronteggiare le loro incursioni, il re Carlo I ordinò ad alcuni suoi delegati di approntare uomini e vascelli per difendere ciascuno una determinata zona costiera.
A Guglielmo di Donna Maria perché con uomini e vascelli di Gragnano e con Gerberto de Hervilla, con uomini e vascelli di Lettere stiano a custodia del litorale di Castellammare infestato da galee siculoaragonesi.
A Landulfo Caracciolo è affidata la custodia del litorale di Napoli e dintorni, mentre Tommaso d’Aquino con uomini di Capua, Aversa, Calvi, Rocca Mondragone, Sessa, Traetto, Fondi deve custodire il litorale da Sperlonga a Pozzuoli.
Dat. Neapoli, die X madii XII ind. (7)
Tre giorni dopo, furono avvisati tutti gli uomini di Capua, Aversa, Calvi, Teano, Celano, Mondragone, Sessa, Gaeta, Fondi e altre terre situate vicino alla costa da Sperlonga fino a Pozzuoli.
La non assegnazione di Calvi a Goffredo di Gianvilla
Scriptum est universis hominibus Capue, Averse, Calvi, Theani, Celani, Rocce Montisdragonis, Suesse, Gaiete, Fundorum et aliarum terrarum sitarum prope maritimam a Speluncam usque Puteolum etc.
(Si comunica di aver affidato la custodia di quel litorale a Tommaso d’Aquino).
Dat. Neapoli, die XIII madii XII ind. (8)
In quel periodo è documenta con certezza l’esistenza del casale di Plumbanisio nel territorio di Calvi,
Desiate relicte quondam domini Agnei de Matricio et Tadeo de Matricio filio suo de Suessa commissio baliatus Ioannis et Iacobi filiorum et heredum quondam Riccardi de Matricio de Suessa filii dicte Desiate et fratris dicti Tadei pro feudalibus in casali Plumbanisii in pertinentiis Calvi et in Magdalono in anno 12 indictionis. (9)
Secondo la versione riportata da Giuseppe Carcaiso nel libro “Calvi e l’Alta Campania”, la città di Calvi e la Terra di Mondragone furono assegnate al nobile Goffredo di Gianvilla nel 1284.
In base alle valutazioni del censo, il loro possesso fruttava una rendita di ben 400 once d’oro.
Notatur quod Goffridus de Ianvilla miles pro serviciis prestitis regi Karolo, ei fuerunt concesse annue uncie 400 donec de bonis feudalibus ei provideretur. Deinde habuit in excambium terras Caleni et Montis Dragonis de provincia Terre Laboris; post modum mortuo dicto Goffrido in regiis servitiis et absente Goffrido filio suo e Regno, pred. terre fuerunt translate ad Guillelmum de Alneto militem per Comitem Atrebatensem fuit ad dictas terras reintegratus Goffridus filius. (Reg. 57, f. 114 t.). (10)
A tal proposito, ritengo del tutto priva di fondamento l’affermazione di Carcaiso.
In realtà, la disposizione in questione risale al 1290 e poi Caleni è riferito senza ombra di dubbio a Carinola.
Calvi, invece, rimase sempre nelle mani della famiglia Del Balzo fino al 1291.
La prigionia di Bertrando e dei suoi figli
Nel 1286, Bertrando, coi figli Raimondo (2° Conte di Avellino e di Calvi) e Ugo, si recò a Brindisi.
Nel porto pugliese, assunse il comando di una flotta di quaranta navi diretta in Sicilia.
Le imbarcazioni salparono nella primavera del 1287 e sbarcarono nei pressi di Augusta, che tuttavia resistette all’assedio delle truppe angioine.
Nella disfatta generale, Bertrando cadde prigioniero.
Per riscattarlo, il reggente del Regno Roberto II d’Artois fu costretto a cedere in pegno agli Aragonesi l’isola di Ischia.
Invece, i suoi figli rimasero prigionieri dei nemici fino al 1290.
Ed infatti:
Si dà licenza a Bertrando de Saint-Pierre, Pietro de Beaucafre, Bertrando de Vicielle e Galard, di portare fuori di Napoli vesti e altri oggetti al loro signore, Raimondo del Balzo, tenuto dai nemici prigioniero nel castello di Ischia.
Dat. IV aug. (1289). (11)
Il 13 gennaio 1290, il re napoletano Carlo II rese noto tutti le proprietà assegnate a Bartolomeo di Capua, professore di diritto civile e maestro razionale.
Tra loro, trovavamo i beni situati nelle pertinenze di Capua e Calvi appartenuti al fu Giovanni di Sele, gallico.
Karolus seqmdus etc. Tenore presentium notum facimus universis quod assignacionem possessionis ac assecurationis [ ….. ] factas Bartholomeo de Capua iuris civilis professori et Magne nostre Curie magistro rationali dilecto consiliario, familiari et fideli nostro de castro Ricie sito olim in Iustitiariatu Capitanate nec non Terre Laboris et comitatus Molisii et ab hominibus ipsius castri auctoritate mandati magnifici viri domini Roberti comitis Atribatensis carissimi consobrini nostri tunc baiuli regni nostri Sicilie tempore concessionis facte eidem Bartholomeo per eundem comitem de castro predicto nec non et assignacionem nostre possessionis factam eidem Baruholomeo de monte dicto de Rocca prope Capuam et de bonis que fuerunt quondam Iohannis de Sele gallici sito in pertinentiis Capue et Calvi … (12)
La vendita del feudo di Calvi
È annotato che Ettore di Conca, fedele nostro, succede a Roberto suo padre, milite, e chiede assicurazioni e dai vassalli le terre di Calvi.
Notatur quod Hector de Conca fidelis noster succedit Roberto patri suo, militi et petit assecurationem et a vassallis terre Calvi. (13)
Per quanto concerne Bertrando del Balzo, Carlo II lo inviò alla corte aragonese per intavolare trattative di pace col re Alfonso III che si conclusero con un armistizio di due anni.
Suo figlio Raimondo fu liberato in cambio di un consistente riscatto.
I debiti gravarono pesantemente sul patrimonio familiare, già dissestato dalla cattiva amministrazione.
Per trovare il denaro necessario al riscatto, Raimondo fu costretto a vendere il feudo più prezioso, Calvi.
Ma questo lo vedremo in seguito.
Bibliografia:
1) Reg. Ang. XLVI (1276-1294), p. 179-180-181, n. 1
2) Reg. Ang. XLVI (1276-1294), p. 299-300-301, n. 24
3) Reg. Ang. XLVI (1276-1294), p. 255-256-256, n. 15
4) Reg. Ang. XXV (1280-1282), p. 62, n. 293
5) Reg. Ang. XXVII (1283-1285), p. 9, n. 28
6) Reg. Ang. XXVII (1283-1285), p. 226, n. 124
7) Reg. Ang. XXVII (1283-1285), p. 350, n. 655
8) Reg. Ang. XXVII (1283-1285), p. 352, n. 672
9) Stefano Palmieri, Inventario cronologico-sistematico dei fascicoli della cancelleria angioina, Napoli 2018
10) Reg. Ang. XXXVI (1290-1292), p. 24, n. 34
11) Reg. Ang. XXX (1289-1290), p. 106, n. 343
12) Reg. Ang. XXXV (1289-1291), p. 78-79, n. 185
13) Reg. Ang. XLVI (1276-1294), p. 55, n. 223
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