La guerra di Spagna
La guerra di Spagna o guerra civile spagnola si svolse tra il luglio 1936 e l’aprile 1939.
Il conflitto fratricida si combatté fra i nazionalisti (noti come nacionales) ed i repubblicani (detti republicanos).
Gli autori della sollevazione militare ai danni del governo legittimo richiesero l’appoggio ad Hitler e Mussolini.
Immediatamente, i fascisti misero a disposizione degli insorti nove trimotori S81 condotti da equipaggi di volontari.
I piloti erano vestiti con abiti borghesi e forniti di documenti falsi.
Agli aeroplani furono tolti i distintivi di nazionalità per mascherare l’intervento.
Presto l’aiuto di Mussolini divenne più consistente con altri aerei, con munizioni, carri armati e reparti dell’esercito.
Per quanto concerne il reclutamento dei combattenti, la storia insegna che tutti coloro i quali parteciparono al conflitto erano obbligatoriamente considerati volontari.
Molti soldati italiani, trovandosi in situazioni particolari, accettarono quella che era una missione tutt’altro che chiara.
Tra di loro, vi presero parte diversi caleni.
Purtroppo, due giovani persero la vita nei combattimenti.
Artigliere ZITIELLO NICANDRO
Nicandro Zitiello era nato l’8 ottobre del 1910 da Giovanni e Margherita Laddaga.
Svolgeva il lavoro di contadino, come tanti altri ragazzi in quell’epoca, quando si viveva prevalentemente di agricoltura e pastorizia.
Nel tempo libero, il giovanotto, fra l’altro, si dilettava con la caccia.
Si sposò il 05/11/1930 con Maria Arcangela Izzo.
Soldato di leva del Distretto Militare di Caserta, fu chiamato alle armi il 9 aprile 1931 nel 44° Reggimento Fanteria.
Il 25 aprile, lo collocarono in congedo illimitato provvisorio perché in possesso del requisito dell’istruzione paramilitare.
Il 1° ottobre 1931 fu richiamato alle armi e il giorno seguente passò al 1° Reggimento Artiglieria da Costa.
Il 9 gennaio 1932, lo aggregarono al 2° Reggimento Piemonte Reale alla Caserma del Macao a Roma.
A distanza di 10 giorni, fu ricollocato in congedo illimitato ai sensi della circolare 650/1932.
Inoltre, gli concessero la dichiarazione di aver tenuto buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore.
Il 19 maggio 1932, transitò nel ruolo 71-B della forza in congedo “Artiglieria da Costa”.
L’epilogo funesto
Il 23 gennaio 1938, quando l’ultimogenito Andrea aveva appena 23 giorni di vita, fu richiamato alle armi “volontario” in servizio non isolato all’estero a tempo indeterminato.
Trasferito agli effetti matricolari del Distretto Militare di Napoli, partì 27enne il 17 giugno 1938 dal porto partenopeo alla volta della Spagna.
Giunse una settimana più tardi a Cadice.
Appena sbarcato, fu trasferito con altri suoi commilitoni nel centro raccolta del Corpo Truppe Volontarie.
Il 4 luglio, si ritrovò nel Raggruppamento Artiglieria Frecce Nere 23 marzo 8° Gruppo Misto 100/17.
Morì il 20 luglio 1938 a seguito delle ferite riportate durante un bombardamento aereo in prossimità del suo obice 100/17.
I suoi resti riposano nel Sacrario Militare Italiano di Saragozza.
Il 19 maggio 1939, i familiari furono autorizzati a fregiarsi del nastrino della Croce di Guerra.
Il 27 gennaio dell’anno successivo, gli stessi ricevettero il premio di terminata missione volontaria di 1000 lire.
Finita la guerra spagnola, le autorità civili calene decisero di dedicare una strada della città allo sventurato milite.
Così, Via Giudea di Petrulo cambiò nome in Via Nicandro Zitiello.
Al segretario politico del fascio di Calvi Risorta dal 1928 al 1932, e poi podestà fascista dello stesso comune per molti anni, rivolsero aspre critiche.
Sull’Avanti del 28 maggio 1944 si leggeva “che in omaggio alla legge razziale fascista cambiò l’antichissima denominazione di “Via Giudea”, nella frazione di Petrulo, in quella di Via Nicandro Zitiello, un milite caduto nella nazifascista guerra di Spagna”.
Le pretestuose e ridicole polemiche finirono in una bolla di sapone.
Soldato VICARIO SALVATORE
Salvatore Vicario nacque a Calvi Risorta il 26 ottobre 1904 da Luigi e Filomena Cipro.
Soldato di leva classe 1904 del Distretto Militare di Caserta, fu lasciato in congedo illimitato il 13 dicembre 1923.
L’anno seguente, il 23 aprile, lo dispensarono dal compiere il servizio militare perché ammesso a ferma ridotta.
Sposò Anna Agnese Di Girolamo, dalla quale ebbe 4 figli.
Il 3 marzo 1925 fu arrestato perché non si presentò alla chiamata di leva.
Tradotto al Distretto Militare dai Carabinieri Reali, subì la denuncia alla Procura del Re del Tribunale Civile e Penale di S. Maria C.V.
Assegnato in un primo momento al 14° Reggimento Fanteria, lo destinarono temporaneamente al 16° Reggimento Fanteria.
Il 12 novembre 1925, fu inviato in congedo anticipato in applicazione della circolare 481/1925.
In aggiunta, gli concessero la dichiarazione di aver tenuto buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore.
Il 13 gennaio 1926, transitò nel ruolo 71-B della forza in congedo “Fanteria”.
Il 22 aprile 1929, il Tribunale di S. Maria lo prosciolse dall’imputazione di renitente alla leva perché fu riconosciuta falsa l’assegnazione alla ferma ridotta.
La tragica fine
Di professione cantoniere, fu obbligato “volontariamente” a prendere parte alla guerra di Spagna.
Partì per la penisola iberica alla fine del 1936.
La moglie, all’ottavo mese di gravidanza, rimase in trepida attesa anche perché di lì a poco sarebbe nato l’ultimogenito Silvestro.
Durante le operazioni belliche, Salvatore Vicario rimase ferito.
Trasportato in un nosocomio per gli italiani, in seguito fu imbarcato su una nave ospedaliera per essere riportato in patria.
Purtroppo, prima che la nave attraccasse nel porto di Napoli, morì.
Era l’8 marzo 1937.
Fu tumulato nel cimitero di Poggioreale.
I familiari, ricevuta la tragica notizia della scomparsa del proprio congiunto dalle autorità militari, si recarono spesso sulla sua tomba nel camposanto napoletano.
Diversi anni dopo, le spoglie mortali del giovane caleno furono collocate in un ossario.
Purtroppo, la morte di Salvatore Vicario precipitò in una sorta di oblio.
L’amministrazione comunale di allora, si spera inconsapevolmente, non rese onore al suo sacrificio.
Sulla base di quanto detto, questo articolo testimonia la mia volontà di rendere vivo il ricordo di due soldati non volontari morti in terra straniera per una causa inspiegabile.
Di madri che con grandissimi sacrifici allevarono i propri figli in modo esemplare.
Di bambini che attesero invano il ritorno a casa dei loro papà
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