Il Capitolo della Cattedrale di Calvi (4° parte)

Il Capitolo della Cattedrale di Calvi

Il Capitolo della Cattedrale di Calvi gestiva i beni e il denaro appartenenti dalla chiesa.

Il Procuratore deputato delle liti e i Visitatori de’ Corpi Menzali” potevano spendere fino a dieci carlini senza il consenso degli altri Canonici.

Per somme maggiori, si avanzava la proposta in Assemblea per ottenere l’autorizzazione dai membri dell’organizzazione.

Dovendo poi inviare “qualche Deputato per affari, interessi e negozi della Comunità“, elargivano non meno di 25 grana e né più di 3 carlini al giorno riguardanti “il comodo per lo viaggio, e per la mora nel luogo.

L’indennità era corrisposta quando la lunghezza del viaggio non avesse permesso di far ritorno la sera nella propria residenza.

L’esperienza insegnò che molti affari si trascuravano per le ingenti spese sostenute dai medesimi delegati.

In simili circostanze, la spesa eccedeva “l’utile e l’importanza del negozio“.

Per quanto concerne il vitto, secondo un’antica tradizione capitava molte volte nell’arco di un anno, “per la rigidezza de’ tempi, e per la brevità de’ giorni invernali“, di celebrare dopo pranzo alcune particolari solennità anche in luoghi distanti della diocesi calena.

I celebranti, impediti legittimamente ed impossibilitati a fermarsi in tempo a Calvi per mangiare tutti assieme a spese della massa, affrontavano talvolta ingenti spese “per lusso, sensualità e danno“.

Il Capitolo rammentava a quest’ultimi di farsi trovare pronti ad offrire le loro preghiere a Dio e non al divertimento:
“sive ergo manducatis, sive bibitis, sive aliud quid facitis, omnia in gloriam Dei facite” (1)

I pasti dovevano essere modesti, frugali, non lauti, affinché gli ecclesiastici fossero dotati delle virtù della moderazione, sobrietà e temperanza.

Per maggior comodità e decoro, si consigliava di servirsi del refettorio del Seminario, “prima o dopo spicciati li Seminaristi“.

I benefattori del Capitolo

L’intento dell’organismo era di frenare “molti abusi scandalosi accagionati dalla frequenza dell’osterie degli ecclesiastici“.

A tale scopo, per cancellare un’antica consuetudine radicata nel passato e senza una valida alternativa, si stabilì di vietare la celebrazione liturgica la mezzanotte del Santo Natale.

Invece, si consentì la sosta nelle locande esclusivamente durante i viaggi o il peregrinare.

I curati del Capitolo erano obbligati a spendere tutto ciò che serviva “per il mantenimento de’ Sacramenti e Sacramentali.

La comunità religiosa vantava numerosi possedimenti con relative rendite frutto di lasciti con obblighi di messe o per altri motivi.

Il benefattore per eccellenza della nostra Chiesa fu Monsignor Vincenzo Maria De Silva.

Il prelato eresse nel 1699 a proprie spese altri tre Canonicati, riservando il Patronato ai Vescovi pro tempore di Calvi.

La disposizione si evince dallo strumento di fondazione stipulato il 29 dicembre 1699 dal notaio Giuseppe De Vita di Capua.

Per fondo, dote e congrua“, diede al Capitolo 4.260 ducati.

Nello specifico, diede in prestito per un totale di 1.260 ducati a diverse persone calene.

I restanti 3.000 ducati, li impegnò “in compra d’annue entrate sopra la Casa dell’A.G.P. di Napoli” mediante strumento stipulato il 3 giugno 1697 davanti al notaio Nicola Antonio Collocola di Napoli.

Nel 1699, i religiosi caleni pretesero l’evizione perché il prelato aveva assegnato la dote dei tre Canonici alla massa comune del Capitolo.

Nel 1701, il Banco della Casa suddetta dell’A.G.P. di Napoli evidenziò un ammacco di quattro milioni e mezzo di ducati.

Credendo di aver perso tutti i 3000 ducati investiti, vendette “all’incanto tutto il suo mobile, argento, e spropriandosi di quanto aveva“, ricavando 2160 ducati.

L’intera somma fu assegnata ai canonici.

Il 23 maggio 1702 passò a miglior vita.

Tre mesi prima, però, l’11 marzo, ordinò di recuperare i 3000 ducati concessi alla Casa di Napoli.

L’ingente massa di beni

Un altro benefattore fu il Vescovo Gennaro Filomarino.

Costuì donò all’ente 900 ducati con diversi atti notarili, come si evince anche dalla lapide marmorea presente in Cattedrale.

Oltre ai due episcopi, diverse persone effettuarono consistenti donazioni.

Tra loro, vi erano:

Giacomo Martone 250 ducati, terra e masseria; Lucrezia Rossi o Sarracino 200 ducati; don Stefano Leardo 65 ducati; Angela Zona 60 ducati; Donato Conte 40 ducati; Ludovico Izzo 20 ducati; Vittoria di Ruggero un “comprensorio di case”; la famiglia Pellecchia 16 moggia di terra; Vincenzo Colapietro 8 moggia di terreno; Gio Salvo di Iorio e Giacomo Noviello altre terre.

Inoltre, si annoveravano nella disponibilità della Mensa Capitolare i beni dell’antico Monastero soppresso di San Francesco e i seguenti Benefici:

S. Nicola a Visciano
S. Biase
S. Barbara
S. Bartolomeo a Mezza Mauro
S. Maria a Ciurmiello
S. Pancrazio
S. Leone
S. Lionardo
S. Martino a Ferraro
S. Martino a Vico gaudio
S. Nicola a Volpiciello
S. Maria a Pietro
S. Castrese
S. Donato in Silva
S. Giorgio della Giomentara
S. Martino a Corzano
S. Lorenzo di Pignataro
S. Angelo Del Monte
S. Stefano a Corzano
S. Massimo
S. Simeone a Scarasciano

Secondo una buona regola di Papa Sisto V, tutti i beni e i capitali appartenenti alla chiesa calena si registravano in una Platea.

In caso di ricompra, si appuntava la data della stipula del contratto e il notaio.

A seguire, gli estremi dell’atto erano riportati nei libri del Procuratore o Cellerario, il quale riceveva e reinvestiva nuovamente il denaro con la data del documento rogato, il nome del notaio e del venditore.

Ogni volta poi il Procuratore esibiva una distinta all’Archivista per farla annotare.

In mancanza, era condannato a pagare la metà del valore del bene non registrato.

I membri dell’organismo visionavano i suddetti registri tutti gli anni.

Le celebrazioni liturgiche

Il Capitolo celebrava la quotidiana messa conventuale pro Populo.

Il Sacrista Maggiore, servendosi del famoso orologio situato nella cappella del Seminario, osservava la sottoindicata tabella oraria:

  • nel mese di gennaio richiamo alle 14:30 e inizio alle 15:00.
  • a febbraio richiamo alle 14:00 e inizio alle 14:30
  • a marzo richiamo alle 12:30 e inizio alle 13:00
  • ad aprile richiamo alle 11:00 e inizio alle 11:30
  • a maggio richiamo alle 19:30 e inizio alle 20:00
  • in giugno richiamo alle 18:30 e inizio alle 19:00
  • a luglio richiamo alle 09:00 e inizio alle 09:30
  • ad agosto richiamo alle 10:00 e inizio alle 10:30
  • a settembre richiamo alle 10:30 e inizio alle 11:00
  • ad ottobre richiamo alle 12:00 e inizio alle 12:30
  • a novembre richiamo alle 13:30 e inizio alle 14:00
  • a dicembre richiamo alle 14:30 e inizio alle 15:00

In aggiunta, presiedeva le funzioni eucaristiche nei seguenti anniversari:

  • il 23 maggio per il Vescovo Vincenzo Maria De Silva
  • il 5 novembre per il Vescovo Giovan Battista Caracciolo
  • il 30 novembre per il Vescovo Gennaro Filomarino
  • uno a favore di Sebastiano Zona per aver donato quattro moggia di terreno alla chiesa calena
  • uno “pro omnibus Episcopis defunctis hujus Cathedralis Ecclesiae
  • uno “infra octavam de’ morti pro omnibus Confratibus Canonicis defunctis
  • uno “infra octavam omnium defunctorum” per le messe trascurate del Beneficio di San Massimo ed altri.

Infine, il Capitolo celebrava le messe per l’anima benedetta del Vescovo De Silva:

  • una quotidiana per aver fondato i tre canonicati
  • quindici ogni anno nelle medesime festività della Beata Vergine
  • una piana ogni giorno della novena del Santo Natale e una cantata nella ricorrenza di San Domenico per aver donato altri 50 ducati all’istituzione religiosa.

Bibliografia:
1) Lezioni sacre, e morali su l’Epistole di San Paolo ai Corintj, Ancona, Tomo terzo, Ancona 1777

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