I due soldati dimenticati della Grande Guerra
Diverse centinaia di soldati caleni di sesso maschile nati tra il 1874 e il 1900 parteciparono alla Prima Guerra Mondiale.
I giovani in età “militare” affluivano al distretto di Caserta in seguito alla “chiamata alle armi”.
Accertata l’idoneità fisica, successivamente le reclute erano assegnate ai corpi per l’addestramento.
Secondo le disposizioni, i giovani di età compresa tra 20 e i 28 anni facevano parte della leva dell’Esercito Permanente Effettivo.
Dai 20 ai 22 anni erano in servizio e tra i 23 e 28 entravano nella riserva.
Tra i 29 ed i 32, invece, erano iscritti ai ranghi della Milizia Mobile.
Infine, tra i 33 e 39 anni, a quelli della Milizia Territoriale.
Con l’inizio delle operazioni di mobilitazione, gli organici presenti nei corpi rappresentavano circa la metà della truppa necessaria alle azioni belliche.
Pertanto, si rese necessario integrare i militari di leva con i cosiddetti “richiamati della riserva”.
Questi ultimi affluivano anche da classi di età che avevano già superato l’anno della chiamata alle armi.
Al momento della mobilitazione generale quindi, ai soldati già in servizio attivo si aggiunsero i richiamati delle classi precedenti.
Così anche i giovani di Calvi Risorta, scaglionati nel tempo, furono inviati al fronte durante la Grande Guerra.
Purtroppo, per difendere la patria, 40 caleni non tornarono più a casa.
Tra di loro, vi erano:
MARCHIONE ENRICO
Enrico Marchione nacque a Calvi Risorta il 29 ottobre 1885 da Michele e Maria Assunta Scardi.
Di professione barbiere, era alto 1,72 m. ed aveva i capelli neri e gli occhi castani.
Soldato di leva di 1° Categoria del Distretto di Caserta, fu in un primo momento riformato e lasciato in congedo illimitato fino al 16 giugno 1916.
Richiamato alle armi l’11 luglio 1916, lo assegnarono al deposito del 3° Reggimento Artiglieria da Fortezza.
Il 12 ottobre 1916 partì per il territorio dichiarato in stato di guerra.
Partecipò a diverse operazioni militari prima nella 2° e poi nella 402° Batteria d’Assedio.
Enrico Marchione tornò dal fronte il 13 marzo 1919.
Dopo due giorni, fu inviato in licenza illimitata.
Il 16 agosto 1919 lo lasciarono in congedo illimitato ai sensi della circolare 47/1919.
Inoltre, ottenne la dichiarazione di buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore.
Infine, fu autorizzato a fregiarsi della medaglia istituita a ricordo della guerra 1915-1918.
Sfortunatamente, però, durante il periodo bellico si ammalò di una patologia a noi sconosciuta.
Ricoverato in un ospedale della capitale, morì a Roma il 3 febbraio 1920.
Incredibilmente, il 15 dicembre 1929, l’esercito Italiano, all’oscuro del suo decesso, lo inserì nel ruolo 71-B della forza in congedo “Artiglieria pesante”.
Le spoglie di Enrico sono sepolte nel Sacrario Militare del Cimitero Monumentale del Verano a Roma.
VENTICINQUE FRANCESCO
Francesco Venticinque nacque a Calvi Risorta il 7 giugno 1893 da Antonio e Maria Gaetana Zumbolo.
Soldato di leva di 2° Categoria del Distretto di Caserta, consegnò al Sindaco di Calvi l’atto di sottomissione per l’arruolamento.
Il suo intento era di espatriare per cercare lavoro.
Il 12 aprile 1912 s’imbarcò a Napoli sulla nave Prinzess Irene diretto a Cleveland negli Stati Uniti d’America.
Due anni dopo, il 21 agosto 1914, lo chiamarono alle armi per istruzione, ma non si presentò.
In quel periodo, si trovava ancora all’estero con regolare passaporto.
Rientrato in Italia, il 10 novembre 1914, fu chiamato alle armi per istruzione.
Successivamente, il 16 novembre lo assegnarono al 16° Reggimento Fanteria.
Ultimate le operazioni di mobilitazione, il 22 maggio 1915 si ritrovò in territorio dichiarato in stato di guerra.
Le nostre truppe, raggiunta la linea dell’Isonzo, si apprestarono all’offensiva per impadronirsi dell’altopiano Carsico.
Entrato in linea il 25 giugno, il 16° Reggimento Fanteria occupò alcune posizioni sulla destra del Canale Dottori.
Nei giorni successivi, l’azione, benché tenacemente contrastata dagli austro-ungarici, proseguì con forza e ardore.
L’obiettivo dichiarato era di procedere all’occupazione di Monte Sei Busi.
Il 2 luglio, il 16° Fanteria, superata la resistenza nemica al prezzo di notevoli perdite, riuscì ad occupare alcuni trinceramenti sulle alture ad est di Polazzo.
Il 3 luglio, durante i combattimenti sull’altopiano Carsico, Francesco Venticinque riportò una ferita d’arma da fuoco al midollo spinale.
A causa delle gravi lesioni subite, fu trasferito all’ospedale “Concezione” di Reggio Emilia.
Qui, purtroppo, il giovane morì il 30 novembre 1915 all’età di 22 anni.
All’epoca dei fatti, fu sepolto a terra nel Campo dei Caduti.
Attualmente, i suoi resti riposano nel Sacrario C.L.N. del Cimitero Monumentale di Reggio Emilia nella zona del campo posteriore sinistro al numero 2.
La scarsa memoria
I due soldati caleni sono stati dimenticati in luoghi lontani.
Il monumento ai caduti in Via IV Novembre non riporta i lori nomi nell’elenco degli scomparsi della Grande Guerra.
Purtroppo, Enrico Marchione e Francesco Venticinque sono stati inghiottiti dall’oblio che non ne ha consentito l’iscrizione nelle liste ufficiali.
Dunque, l’obiettivo principale di questa ricerca è quello di perpetuare le loro gesta come patrimonio della memoria collettiva.
Ma, anche, vuole essere un monito per le nuove generazioni, affinché il flagello delle guerre possa finalmente essere ripudiato dall’umanità.
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