Ettore Fieramosca: l’eroe di Calvi
L’ascesa al potere in Francia di Carlo VIII diede inizio ad una lunga serie di otto conflitti, con cui le grandi potenze europee si contesero il possesso della penisola italiana.
Alla sua morte, Luigi XII, preceduta da un’abile mediazione diplomatica che gli aveva procurato l’aiuto di Venezia, degli Svizzeri e del Papa (al cui figlio, Cesare Borgia, aveva concesso il ducato di Valentinois e la mano di Carlotta d’Albret), intraprese la spedizione militare del 1499 in Italia appellandosi ai diritti ereditati dalla nonna Valentina Visconti e conquistò facilmente Milano nel 1500.
Nello stesso anno, il sovrano francese gettò le basi per un riassetto territoriale complessivo del “Bel Paese”, compreso il Mezzogiorno.
Invero, Luigi XII e Ferdinando II d’Aragona, cugino del re di Napoli Federico I, noto con il nome di Ferdinando il Cattolico, stipularono a Granada l’11 novembre 1500 un accordo segreto allo scopo di estromettere definitivamente gli aragonesi dal trono partenopeo.
L’intesa, a cui aveva aderito anche Papa Alessandro VI, che avrebbe dichiarato decaduto re Federico, assumendo a pretesa alcune sue intese con i turchi, prevedeva una pacifica spartizione delle terre del sud: Abruzzo e Campania, Napoli compresa, alla Francia; Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia alla Spagna.
Il sovrano napoletano Federico I, ignaro delle oscure congiure familiari e di palazzo ordite nei suoi confronti, si trovò stretto tra due fuochi senza alcuna possibilità di scampo:
da un parte le truppe francesi provenienti da nord e dall’altra quelle spagnole avanzanti da sud.
La guerra tra i franco-spagnoli e gli aragonesi divampò nel primo anno del XVI secolo.
La discesa dei francesi in Campania
L’armata d’oltralpe, formata da 12.000 fanti, 2.000 cavalieri, 26 carri e 36 bombarde (pezzi di artiglieria) al comando del generale Eberard Stuard d’Aubigny, entrò indisturbata in Campania attraverso la valle di San Germano (l’odierna Cassino) nei primi giorni del mese di luglio 1501.
I transalpini si spinsero fino a Teano per occupare il 12 luglio il castello di Calvi con le loro avanguardie.
Ettore Fieramosca, proveniente da Capua, sua città natale, guidò l’assalto alle mura della fortezza di origine longobarda di Calvi Vecchia sconfiggendo sonoramente i francesi e i loro alleati.
In una lettera del 13 luglio 1501, il re Federico così scriveva da Aversa al suo primogenito e vicario generale:
“li inimici hieri si mossero dalla selva de Vairano e veneranno all’assedio di Capua, la quale sta ben provvista et non so ne po dubitare.
Il signor Ettore Fieramosca è in Capua et ha cacciati li Francesi da Calvi che tenevano quella fortezza.” (1)
Inoltre, da due annotazioni relative ai giorni 12 e 13 luglio 1501, presenti nei Registri Curiae della Cancelleria Aragonese,
si rileva quanto segue:
“Da due lettere scritte dal re, una al detto conte di S. Severino, l’altra al duca di Calabria, s’apprende che
i francesi si trovavano a Teano e che traversando la selva di Vairano passerebbero a Telese per porre l’assedio a Capua“.
La difesa del castello di Calvi
Tuttavia il re assicura che questa città era ben munita e gli abitanti erano disposti a difendere bene la causa di sua M.tà; “e che Ettore Fieramosca da Capua andato co’ suoi verso Calvi, la cui fortezza era tenuta da un francese e da sei calabresi, avea data battaglia e li avea vinti.”
Fa sapere inoltre, che il 14 sarebbe partito da Napoli non avendo a dubitare di questa città né di Capua.
E in ultimo nella lettera diretta al duca scrive essersi saputo da Calabria, che Consalvo Ferrando ai 10 del mese dovrebbe smontare a Bivona “per rompere in quella provincia; noi (scrive il Re) non ne facimo gran casu perché li aragonesi et angioyni de quella provintia se sono uniti contra spagnoli et vincendo dacqua como facilmente con la gratia de N. S. Dio sperano li propulserimo senza difficulta ultra che quelle rocche et castelli stanno multo bene forniti.” (2)
In un’altra accurata e dettagliata ricostruzione degli eventi avvenuti sul suolo caleno, “Hettor Ferramosca, ch’é in Capua con alcuni cavalli leggeri, cavalcò verso Calvi, e, trovando che quella fortezza si tenea per un francese e sei calabresi, li donarono la battaglia ordinatamente, e, preso lo francese, [li] calabresi, sette cavalli e sei archibusi di bronzo, se ne ritornarono con vittoria; e tuttavia è [li] inimici vanno deteriorando di opinione appresso di noi e de’ nostri sudditi e genti d’arme.” (3)
L’ardito comportamento di Ettore Fieramosca
Il Fieramosca, fatta prigioniera la guarnigione con il suo comandante presente nel maniero di Calvi, requisì i cavalli e gli archibugi di bronzo dei nemici e si ritirò nella sua città natale per difenderla dall’esercito transalpino.
Il 24 luglio 1501, sulle rive del fiume Volturno, Cesare Borgia, a seguito di un terribile assedio durato diversi giorni
e fingendo di accettare la pace, mise a ferro e fuoco la città di Capua.
Il luogotenente del re di Francia perpetrò una terribile e disumana strage in cui rimasero uccise alcune migliaia di persone.
La guerra terminò poco dopo con il definitivo allontanamento degli aragonesi dal trono partenopeo.
Secondo la prestigiosa enciclopedia italiana Treccani, “l’unico glorioso episodio di quella scialba campagna fu dovuto, per la ripresa del castello di Calvi, all’ardito comportamento di Ettore Fieramosca, che era rimasto a guardia di Capua sotto gli ordini di Fabrizio Colonna“.
Due anni dopo, il condottiero capuano, memore di quanto già accaduto nel castello di Calvi, balzò agli onori della cronaca per aver sbaragliato, insieme ad altri 12 cavalieri italiani, i francesi in egual numero nella famosa disfida di Barletta del 13 febbraio 1503.
Bibliografia:
1) Carlo De Lellis, Notamenta. Processo del Conte di S. Angelo con Giacomo del Tufo nel S. R. Consiglio in banca di Gio. Di Fiorenza anno 1530, fol. 230
2) Nicola Barone, Notizie storiche raccolte dai Registri Curiae della Cancelleria Aragonese, Tip. Francesco Giannini e Figli, Napoli 1890, pp. 139-140.
3) Luigi Volpicella, Federico d’Aragona e la fine del regno di Napoli nel MDI, Napoli 1908, pag. 62
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