Il massacro dei fratelli Papa
Nell’ottobre 1943 lo sfondamento della linea del Volturno non consentì alle armate anglo-americane di avanzare velocemente verso l’alta Campania.
Le cause furono sostanzialmente riconducibili a due fattori:
- la particolare morfologia del territorio appenninico
- il peggioramento delle condizioni climatiche al punto da rendere il terreno quasi impraticabile.
Anche le retroguardie tedesche, mantenendo il controllo delle alture dominanti e distruggendo con precisione chirurgica le strade, i viadotti e i ponti, contribuirono ad ostacolare e ritardare l’avanzata alleata agendo dagli avamposti delle linee di difesa.
Con il protrarsi dell’occupazione tedesca, nel territorio caleno e nel suo circondario aumentavano le scorrerie dei “crucchi” che ricorrevano sistematicamente con eccezionale efficacia alla razzia di metalli preziosi quali oro ed argento, diamanti, gemme, pietre preziose.
La refurtiva riposta nelle valigie o nei bauli era nascosta in luoghi isolati e ritenuti sicuri.
Presidiando in forze lo strategico ponte sulla Via Casilina e risalendo frequentemente il corso del Rio Lanzi da Calvi Vecchia a Petrulo lungo le sue rive, conoscevano il territorio palmo a palmo.
In località “Carrafiello”, nei pressi del cimitero, dove il ruscello sotterraneo sbucava nuovamente all’aperto, avevano individuato una grotta nella quale nascondere in tutta sicurezza il tesoro.
Ma un sospetto andirivieni di truppe delle SS presso la cavità naturale di Palombara era stato notato da un caleno nascosto nella rigogliosa vegetazione.
Quest’ultimo, non appena i militari si allontanarono dalla zona, entrò nella grotta ed asportò una valigia contenente i gioielli.
La scomparsa del bottino
Il 16 ottobre 1943 i soldati della Wehrmacht, non trovando la cassetta, ispezionarono accuratamente la grotta e tutt’intorno all’esterno alla ricerca del tesoro rubato.
Ma l’esito negativo li indusse a rivolgere le attenzioni esclusivamente verso due contadini che nei dintorni conducevano le mucche al pascolo.
I tedeschi erano convinti che fossero gli autori del furto.
I due giovani, ignari dell’accaduto, erano Luigi e Nicola Papa rispettivamente di anni 20 e 18, essendo nati a Calvi Risorta rispettivamente il 19/03/1923 e il 05/03/1925 dal caleno Mattia e da Maria Luigia Borrelli di Pignataro Maggiore, e residenti in località “Selva” della frazione di Petrulo.
Per indurre i due mandriani a restituire il malloppo, i tedeschi ammazzarono prima i loro bovini.
Poi li picchiarono selvaggiamente con calci e pugni.
Infine, quando erano già moribondi, li ammazzarono colpendoli in testa con il calcio dei fucili o addirittura con delle pietre.
Informato della tragica morte dei figli, Mattia Papa si precipitò sul luogo del delitto.
Con il cuore affranto dal dolore, li caricò in spalla uno per volta e li portò nel vicino cimitero di Calvi Risorta al fine di assicurare ai propri cari una degna sepoltura.
Il giorno seguente, i familiari dei due sfortunati giovanotti si recarono a casa dalla persona che aveva sottratto la cassetta per chiedere spiegazioni sull’accaduto.
L’interessato si giustificò mostrando loro un baule che conteneva solamente della ferraglia.
In realtà, costui ebbe tutto il tempo per occultare i gioielli.
Gli atti della Procura Militare
Dai fascicoli 10899 e 10990 depositati presso la cancelleria del Tribunale Militare di Napoli si evince che i testimoni Giuseppe Zona fu Emilio e fu Rosa Di Lauro nato a Calvi Risorta il 28/11/1893 e Luigi Simeone di Giovanni e di Anastasia Ruozzo nato a Calvi Risorta il 05/07/1924 fornirono alle autorità inquirenti una versione dei fatti in parte alterata:
“per sfuggire alla cattura da parte dei tedeschi, i controscritti si erano nascosti in una grotta conducendo due loro bovini per sottrarli alla razzia; scoperti dai germanici, venivano barbaramente uccisi.”
Il barbaro assassinio dei due fratelli Papa è rimasto impunito perché il 18 marzo 1997 il Sostituto Procuratore Militare Dott. Alessandro Gatani della Procura Militare della Repubblica presso il Tribunale Militare di Napoli chiese ed ottenne dal Giudice delle Indagini Preliminari l’archiviazione del procedimento penale poiché gli autori del reato erano rimasti ignoti.
L’uomo, le cui generalità sono note e riservate, che si appropriò dell’ingente “gruzzolo” è morto negli anni settanta inseguito dal rimorso di aver concorso nel 1943 al barbaro assassinio dei due fratelli.
È risaputo in paese, almeno tra i più anziani, che alla fine degli anni cinquanta alcuni tedeschi ritornarono a Calvi Risorta.
Con una mappa scarabocchiata su un foglio, recuperarono sotto una grossa pianta, lungo una stradina di campagna che da Via delle Acacie a Petrulo conduce in località “Laureta“, un baule che si presume contenesse un ricco bottino di guerra.
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