Il parroco e il gerarca
L’Opera Nazionale del Dopolavoro (in acronimo O.N.D.) fu un’associazione istituita dal regime fascista in Italia il 1° maggio 1925.
Aveva il compito di promuovere il sano e proficuo impiego delle ore libere dei lavoratori con iniziative suscettibili di sviluppare le loro capacità intellettuali, fisiche e morali.
La costituzione di questo ente consentì al partito fascista di inserirsi concretamente nel tessuto sociale della nazione.
Per definizione statutaria “curava l’elevazione morale e fisica del popolo, attraverso lo sport, l’escursionismo, il turismo, l’educazione artistica, la cultura popolare, l’assistenza sociale, igienica, sanitaria, ed il perfezionamento professionale”.
L’opera nazionale del dopolavoro rientrava in quel piano di orientamento dei costumi e delle abitudini avviato dal regime nel corso del ventennio teso a plasmare l'”uomo nuovo”.
Intanto, nel comune napoletano di Calvi Risorta, il 21 gennaio 1938 Nicola Cotecchia nato in loco il 7 giugno 1914 dal fu Giuseppe e da Maria Marrocco, studente in legge, iscritto al Partito Nazionale Fascista dal 28 ottobre 1931 e proveniente dai Gruppi Universitari Fascisti (G.U.F.), fu nominato segretario del fascio di combattimento in sostituzione del reggente Raffaele Della Monica.
Dal momento che nella cittadina calena vi erano due fazioni in lizza, tale nomina fu accolta sfavorevolmente da quella avversaria perché, con l’investitura del Cotecchia, tutte le cariche locali furono accentrate in una sola famiglia, e precisamente quella del podestà dott. Giovanni Marrocco, del quale il Cotecchia era nipote.
I festeggiamenti religiosi e dopolavoristici
Tornando agli scopi istituzionali dei dopolavori, gli organismi si dovettero attenere alle disposizioni riportate al comma 6 del Foglio di Comunicazioni n. 29 del 27 settembre 1939 in merito all’organizzazione delle feste patronali.
I comitati di fascio o rionali erano formati dal presidente (segretario del fascio o fiduciario del gruppo rionale – presidente del dopolavoro) e da altri membri (podestà, parroco, direttore dell’O.N.F. e da un esponente del consiglio direttivo del dopolavoro).
Nell’eventualità che la distribuzione dei compiti comporti un incremento dei membri della commissione, quest’ultima si sarebbe accresciuta in proporzione ai suoi componenti.
Per manifestazioni di carattere religioso s’intendevano tutti le celebrazioni attinenti alle funzioni di culto svolti all’interno della Chiesa o anche all’esterno se esclusivamente devozionali, secondo le norme del diritto canonico.
Invece, quelle dopolavoristiche riguardavano: musiche, fuochi d’artificio, illuminazioni, proiezioni cinematografiche con documentari dell’Istituto Luce sulle opere, attività e realizzazioni del Regime, discorsi del Duce e pellicole a carattere istruttivo e tutto ciò che, per la ricreazione del popolo, integrava e completava degnamente la festa religiosa al di fuori della chiesa.
I programmi dei festeggiamenti religiosi e dopolavoristici, e il preventivo delle spese erano accuratamente compilati dal Comitato, il quale li sottoponeva per la preventiva autorizzazione alle autorità ecclesiastica e dopolavoristica provinciale, ciascuno per la parte di propria competenza.
Il comitato dei festeggiamenti
Per informare tempestivamente la popolazione sulle varie iniziative in programma, gli organizzatori compilavano a firma de “Il Comitato” due distinti manifesti che erano affissi sui muri della città: il primo, esclusivamente per l’aspetto religioso, riportava il titolo voluto dal Parroco; il secondo, solamente per la parte riguardante lo svago, evidenziava la seguente intestazione: “P.N.F. Dopolavoro di … ” (segue il programma).
Le due manifestazioni si svolgevano in orari differenti, senza sovrapposizioni di sorta.
Il Comitato, sotto la propria responsabilità, organizzava la raccolta dei fondi.
Della somma riscossa, il 25% restava a disposizione dei promotori per lo svolgimento di funzioni connesse alle pratiche di culto e il 75% per le restanti attività di ricreazione e divertimento, opportunamente integrate da spettacoli di carattere assistenziale.
L’entità della somma raccolta e del suo impiego doveva essere portata a conoscenza delle autorità ecclesiastiche diocesane competenti e del dopolavoro provinciale.
Inoltre, i suddetti incaricati dovevano risolvere ogni eventuale controversia che dovesse insorgere.
La prima occasione per l’applicazione delle suddette norme a Calvi Risorta avvenne dopo pochi giorni.
Il 2 ottobre 1939, presso la sede comunale del dopolavoro, il Cotecchia convocò a sé i componenti del comitato festeggiamenti della Madonna del Rosario in programma domenica 29 ottobre 1939 a Zuni ed ingiunse loro di consegnare direttamente nelle sue mani i fondi raccolti tra la popolazione per la celebrazione della festa.
La protesta del parroco Simone Giuseppe
Di tale somma, il 25 per cento sarebbe stata corrisposta al parroco affinché provvedesse alle funzioni religiose interne alla chiesa ed il resto per altre finalità: processione, musica, fuochi d’artificio, ecc perché ritenute di sua esclusiva competenza.
Immediatamente e senza indugio, il parroco Simone Giuseppe della parrocchia “S. Nicola” di Zuni presentò il 9 ottobre 1939 una protesta scritta alla Legione Territoriale dei Carabinieri Reali di Napoli nei confronti del segretario politico Nicola Cotecchia.
L’informativa fu inviata il successivo 12 ottobre all’Ufficio di Gabinetto della Prefettura di Napoli (prot. N. 14451).
Secondo quanto riportato nella missiva, il parroco zunese, originario di Giano Vetusto, dalla personalità integerrima, provò un certo risentimento nei confronti del Cotecchia.
Come se non bastasse, quest’ultimo, nelle vesti di segretario del fascio, ispirò ben poca fiducia ai credenti e devoti di Zuni.
Il parroco Simone rese noto di aver prospettato la questione a S. E. Giuseppe Marcozzi, Vescovo di Teano – Calvi, il quale gli impedì di consegnare i fondi raccolti al segretario del fascio.
I dettami della tradizione
Il metropolita, inoltre, richiamò disposizioni in vigore che sancivano l’illecita interferenza della suddetta autorità politica nelle cerimonie prettamente ecclesiastiche e nei confronti dei pellegrini accorsi a Zuni.
La segreteria politica della federazione dei fasci di combattimento di Napoli rispose il 30 ottobre alla nota 14551 della Prefettura asserendo testualmente:
“Il segretario del Fascio di Calvi Risorta, nella sua qualità di Presidente di quel Dopolavoro Comunale, ha agito attenendosi fedelmente a quanto disposto dal superiore O. N. D. al comma 6 del Foglio di Comunicazioni n. 29 del 27 settembre u. s.
Il Cotecchia è un giovane laureando in legge, di ottima famiglia, di ottima reputazione, di ottima condotta, il quale, sebbene giovanissimo, ha dedicato e dedica ogni sua attività in favore del partito.
In rapporto alla informazione che il Cotecchia godrebbe “scarsa fiducia“, sarei molto grato a V. E. Se vorreste disporre perché venissero precisati fatti e circostanze che stabilissero in forma concreta la spiegazione di tale notizia.”
Nonostante questa contenuta diatriba, la festa del 29 ottobre 1939 e anche quelle successive si svolsero secondo i dettami della tradizione con l’affidamento della gestione degli eventi ad un comitato costituito ad hoc.
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