La centuriazione di Cales II
Recenti studi basati su osservazioni aeree e cartografiche del territorio dell’Italia meridionale avrebbero messo in evidenza nell’agro di Cales l’esistenza di centuriazioni sovrapposte caratterizzate da diversi moduli ed orientamenti.
Nel secondo dei tre accatastamenti in precedenza sconosciuti, la maglia centuriale, basata su una disposizione a scacchiera regolare inclinata a Nord 41° Est, consisteva in un modulo quadrato di 15 actus di lato (circa 532 metri) e si presentava assai più vasta della precedente riferita al periodo gracchiano.
L’area interessata occupava nel complesso una superficie di 23600 iugeri corrispondenti a circa 5900 ettari di terreno.
Lo scopo era principalmente di assegnare un appezzamento di terra ai soldati veterani reduci di guerra.
Secondo la particolare ricostruzione, i suoi confini avrebbero integrato un troncone rettilineo della Via Latina che collegava la capitale della Campania romana alla città di Casilinum.
Il frazionamento si presenterebbe ampiamente sviluppato in una zona pianeggiante a est-sud-est e sud-ovest di Cales fino a Francolise, e racchiuso tra le alture di Visciano e il fiume dell’Agnena Nuova.
Evidentemente, il modulo si riferisce ad una operazione di ricenturiazione di epoca alto impero che avrebbe modificato la situazione precedente.
In particolare, si può fare riferimento ad una ulteriore divisione augustea, che adottò rigorosamente la stessa direzione e lo stesso schema della renormatio nell’area limitrofa di Forum Popilii.
Ciò, ovviamente, non può essere una coincidenza dal momento che il Liber indicava anche per Cales una renormatio nei limiti Augustei.
Questo riferimento in ogni caso assicura la datazione di questa particolare centuriazione.
I confini di Cales
Per quanto concerne i confini di Cales, essi risultavano ben definiti sui lati nord, est e sud.
La situazione era un pò più complessa sul fronte occidentale, dove il territorio di Cales confinava a Nord-Ovest con Teano e a Sud-Ovest con l’ager Falernus.
Per dipanare la questione in tutte le sue sfaccettature ricorrerò a fonti epigrafiche, letterarie e catastali.
In primo luogo, la colonia latina istituita a Cales nel 334 a.C. comprendeva il territorio di Sparanise.
Anche in epoca imperiale, con ogni probabilità, questo settore apparteneva al Municipio e alla Colonia calena, come si può facilmente dimostrare dalla scoperta di una epigrafe in un terreno di DD. Simonetti su un liberto saturnino M. Nerasio indicato come ‘augustale’ di Cales.
D M S
M NERASIO L LIB SATVR
NINO AUGUSTALI CALIBUS QUI VIX AN XXX M III D XX
NAEVia foRTUNATA CON Ivgi Bene Mer. f (1)
Nella parte più ad ovest, l’ager Calenus includeva anche Francolise perché in questo comune fu rinvenuto, in località “Al Pioppo” (l’odierna Masseria Pioppo Lungo) tra il torrente Savone e il Rio dei Lanzi nella villa abitata da Daniele Ricca, un monumento funerario dalla base enorme in onore di M. Ennio Ceriali, ‘Seviro Augustale’ di Cales.
D M S
M ENNIO CERIALI SEVIRO AVG CALIBUS
QUI VIX ANN XXXI MENS – V STAIA – IVSTA
VXOR CVM QVO VIX ANn XI SINE
VLLA QVe RELLA B M F (2)
La carica di “Seviro Augustale” era molto ambita dai liberti, gli schiavi liberati, che non potevano accedere alle cariche politiche ordinarie.
Le testimonianze letterarie
Come dice il nome, i Seviri erano sei (“Sex Vires”, cioè sei uomini).
In origine era una magistratura locale, affidata a sei membri nati liberi.
Augusto creò invece i Seviri Augustali, adibiti al culto imperiale, appunto per gratificare i ricchi liberti.
La delimitazione a ponente del territorio di Cales, è oltretutto confortata da testimonianze letterarie convergenti di epoca imperiale.
Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia asserì che
Lyncestis aqua quae vocatur acidula vini modo temulentos facit;
item in Paphlagonia et in agro Caleno (3)
l’acqua acidula chiamata Lincestiade rendeva ebbri allo stesso modo del vino; ugualmente in Paflagonia e nell’agro Caleno.
Anche Valerio Massimo, tra le meraviglie della natura, annoverava quest’acqua nel tenimento di Cales:
potissimumue quare alteram in Macedonia,
alteram in Caleno agro acquam proprietatem uini,
qua homines inebrientur, possidere uoluerit (4)
In un altro passaggio, Plinio il Vecchio sostenne che
In Aenaria insula calculosis mederi et
quae vocatur Acidula ab Teano Sidicino IIII p. haec frigida (5)
nell’isola di Ischia curava i malati di calcoli anche quella che era detta acidula a 4 miglia da Teano Sidicino, fredda questa.
L’ager Calenus
La tradizione storiografica concordava pienamente nell’identificare una stessa fonte d’acqua, menzionata in due occasioni da Plinio, localizzata a 500 metri a nord ovest da Francolise, vicino al corso del Savone, la dove si trovava fino a poco tempo fa una sorgente d’acqua minerale (la famosa Acqua Calena).
Sembra quindi ragionevole considerare il torrente Savone come il confine tra l’ager Falernus ad ovest e l’ager Calenus ad est.
A nord est di Francolise, le modeste colline di monte Marco e monte Corienzo, là dove passa la linea di demarcazione tra Sparanise e Montanaro, segnarono il tratto di confine tra il territorio di Teano e quello di Cales, che coincise in quel tratto con il limite della Diocesi di Calvi dalla sua istituzione fino al 27 giugno 1817.
Bibliografia:
1) Teodor Mommsen, Corpus Inscriptionum Latinarum, X, 4653
2) Teodor Mommsen, Corpus Inscriptionum Latinarum, X, 4647
3) Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, Libro II, 230
4) Valerio Massimo, Factorum et Dictorum Memorabilium, Libro I, 1.8.ext.18
5) Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, Libro XXXI, 9
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