La famiglia Mandara e i mancati impegni della Chiesa

La famiglia Mandara e i mancati impegni della Chiesa

I coniugi Pietro Mandara e Rosina De Lillo erano dei possidenti di Petrulo.

Dalla loro unione nacquero otto figli, due maschi e sei donne.

Le sei femmine avevano i nomi di Antonietta, Barberina, Elisa Teresa, Giovannina, Girolama e Marina.

I maschietti di famiglia erano l’avvocato Antonio e Marco.

Quest’ultimo, appassionato di caccia, cadde in un pozzo vicino al cimitero di Calvi Risorta.

Marco_Mandara

In un primo momento, il fucile incastrato tra le pareti della buca gli salvò la vita.

Marco cadde sull’arma e penzolò piegato in due.

Ma, nel corso del tempo, il brutto colpo rimediato nel basso ventre lo portò alla morte.

Intanto, Antonio, con l’approvazione di alcune sorelle, espresse la volontà di donare tutto il suo patrimonio.

L’11 ottobre 1945, il parroco Don Giovanni Zumbolo esibì al notaio Emiddio Borrelli una busta di colore grigio chiaro.

Sull’involucro, già aperto sul lato destro di esso, constatò unicamente la presenza della seguente frase:

“1945 Test. Olografo da consegnare al Parroco di S. Nicandro

Da detta busta il notaio estrasse due pezzetti di carta:

“uno, costituito da una quarta parte di un foglio di carta quadrettata, uso commerciale, riportava il testamento olografo;

l’altro, costituito da una piccola parte di foglio di carta protocollo, uso bollo, indicava il codicillo o “postilla”.

L’avvocato Antonio Mandara sottoscrisse il testamento il 25 marzo 1945, mentre il codicillo l’8 maggio dello stesso anno.

Entrambi erano scritti con una grafia molta chiara, inchiostro nero e senza abrasioni.

Solamente nella parte finale del codicillo si notava la parola “casa” ricalcata su un’altra illeggibile.

Il testatore iniziò la disposizione in tal modo:

Lascio erede di tutti i miei beni presenti e futuri alla Parrocchia di S. Nicandro di Petrulo di Calvi Risorta, rappresentata in perpetuo dei parroci pro-tempore“.

Gli obblighi della Chiesa

Contestualmente, il filantropo elencò una serie di obblighi per il beneficiario:

  • aprire e mantenere nel suo palazzo civico al Vico Mandara un’Opera Pia avente il doppio scopo di asilo d’infanzia e ricovero di vecchi poveri;
    sistemare con caratteri chiari sul portone di ingresso la seguente scritta: “Asilo Marco Mandara“;
    collocare, poi, un mezzo busto portante l’effige del carissimo fratello Marco sopra una mensola laterale al portone
  • distribuire ogni anno mezzo quintale di pane ai poveri nel giorno di Antonio
  • celebrare nella cappella del palazzo civico una messa di requie ogni mese ed in perpetuo agli antenati di Casa Mandara
  • costruire e tenere cura, entro dieci anni dalla sua morte, una cappellina funebre al cimitero civico di Calvi Risorta;
    riunire in essa le salme di Antonio, dei genitori, fratelli e sorelle che lo avessero desiderato in vita, e specialmente le spoglia del fratello Marco e del cognato di quest’ultimo Silvio Ferrari;
    celebrare nella cappella le messe di requie nel giorno dei morti
  • riservare per la durata di cinquant’anni quattro posti o letti a favore di parenti degenti che volessero ritirarsi nell’istituto;
  • legare a favore di sua moglie l’usufrutto legale e lire 20.000 per il lutto
  • donare lire 3.000 a favore di ciascuna delle mie sorelle e fratelli anche uterini o loro eredi una volta tanto per il lutto e bacio tutti chiedendo perdono delle pochezze del legato
  • legare lire 30.000 a favore del fratello uterino Pietro Izzo
  • ordinare la conservazione del Santissimo Sacramento nella cappella di casa durante le solennità e destinarci possibilmente un cappellano

Nel codicillo, inoltre, dispose che le sorelle, oltre a quanto era di loro proprietà, avessero l’usufrutto delle sue proprietà.

Le sorelle a cui fece il legato erano Barberina, Giovannina e Girolama.

L’affidamento dei beni alle suore

L’avvocato pregò l’Ordinario, ossia il Vescovo, di vigilare e far eseguire all’erede la sua volontà.

In aggiunta, dichiarò che i beni costituenti l’asse ereditario erano siti in Calvi Risorta e Pignataro Maggiore.

Il valore della massa ammontava a 500.000 lire.

Tuttavia, per sei anni la chiesa non si occupò degli immobili ricevuti in donazione.

L’arrivo sulla cattedra calena-teanese del nuovo presule cambiò il corso degli eventi.

Il 27 settembre 1951, Monsignor Giacomo Palombella, Vescovo di Calvi-Teano e suor Maria Antonietta, al secolo Evelina Giliberti, nella qualità di Superiora Generale delle Ancelle dell’Immacolata con sede priorale a Santa Maria Capua Vetere, sottoscrissero un accordo.

Il Vescovo, d’intesa con il Parroco e le sorelle Mandara, affidò l’amministrazione dell’eredità di Antonio Mandara alle Ancelle dell’Immacolata.

Evelina_Giliberti

Dal 1° ottobre 1951, tre suore presero possesso di una parte della Casa Mandara come propria abitazione.

Nello specifico, utilizzarono il salone e una camera al 1° piano.

Inoltre, occuparono tre locali al pian terreno destinati poi all’asilo infantile (direzione, aula e cucina).

Le suore erano obbligate a rendere conto dell’amministrazione del patrimonio al Vescovo.

Quest’ultimo, invece, concedeva alle stesse e alle sorelle Mandara 15.000 lire al mese.

Contestualmente, elargiva un contributo annuo di sei quintali di grano e cinquanta litri di olio.

Le ancelle avevano cura delle sorelle Mandara e le aiutavano in tutto con carità e riconoscenza.

Le eventuali entrate derivanti dai bambini non poveri era destinate alle suore, detratta una congrua percentuale per le spese necessarie ai bisogni degli stessi pargoli.

Il contratto sarebbe rimasto valido fino a quando le sorelle Mandara fossero state in vita.

I primi due bambini frequentanti l’istituto furono Lorenzo Izzo di Mario e Gennaro Moccia, figlio dell’industriale dei laterizi Giuseppe.

Il fiuto del grande affare

Verso la fine degli anni ’50, la chiesa fiutò un grande affare.

Lo sviluppo economico del periodo richiese la trasformazione di superfici agricole in lotti edificabili con le relative opere di urbanizzazione.

Così, l’ente ecclesiastico ipotizzò di buttarsi a capofitto nella lottizzazione dell’intera area di Petrulo bassa ricevuta in eredità.

Nel 1958, il parroco Don Francesco Fucile della Parrocchia di San Nicandro affidò al geometra Luigi De Biasio l’incarico di procedere alla stima di tutti i beni immobili costituenti l’intera proprietà della famiglia Mandara e donati alla medesima parrocchia.

Il 21 gennaio 1959, il professionista, dopo aver ispezionato i singoli cespiti, elencò quanto riscontrato:

  • Fondo detto “Casino, Cappella e Tora” per complessivi 12 ettari, 79 are e 38 centiare in Petrulo valutato 2.837.560 lire;
  • Terreno detto “Costa e Un Moggio” per complessivi 4 ettari, 12 are e 39 centiare e valutato 1.320.000 lire;
  • Fondo detto “Serola” in Pignataro Maggiore di 5 ettari, 29 are e 44 centiare valutato 1.680.700 lire;
  • Fabbricato in Petrulo al Vico Mandara n. 3-6 con annesso giardino di 12 vani per un valore di 1.485.600 lire.

Il valore complessivo era di 7.323.860 lire tenuto conto delle condizioni dei fabbricati, delle località dei terreni e delle colture.

La relazione di perizia estimativa fu asseverata con giuramento dallo stesso consulente davanti al Pretore di Pignataro Maggiore.

Per completezza, si aggiunge che nell’appezzamento “Casino” vi era una masseria gestita dalla famiglia Catone.

Il distacco delle quote

Prima di dare inizio agli affari, la chiesa dovette risolvere due questioni.

Innanzitutto, fu obbligata a dotarsi di autonomia patrimoniale.

Con decreto del 18 giugno 1959, il Capo dello Stato concesse la personalità giuridica alla Chiesa di Petrulo.

La Corte dei Conti ratificò il decreto il 13 luglio 1959.

L’altra questione fondamentale era la sistemazione dell’eredità tra i componenti della famiglia Mandara.

Concetta Zarone, vedova di Antonio, come da accordi con il marito, donò tutto alla chiesa.

Il 10 ottobre 1946, la signorina Giovannina, mediante testamento olografo, lasciò il suo patrimonio alla sorella Girolama.

Famiglia Mandara

Il 24 novembre 1952, le sorelle Barberina e Girolama trasferirono a beneficio della Parrocchia di San Nicandro “tutti interi i propri diritti“.

L’ente ecclesiastico si impegnò per tutta la vita delle stesse a somministrare:

  • la somma di 200.000 lire il 20 luglio di ogni anno
  • cinquanta chilogrammi di granone il 30 agosto
  • cento uova a Pasqua
  • due paia di capponi a Natale
  • un gallinaceo (tacchino) a Carnevale
  • due litri di latte alla festa dell’Ascensione
  • quattro quintali di grano il 20 luglio
  • due staia di olio il 30 dicembre

Invece, per il riconoscimento dei diritti successori, vantati e rappresentati dalle tre germane Marina, Elisa Teresa e Antonietta e dagli eredi della moglie di Marco Mandara, Potenza Sanniti-Zona, si rese necessario procedere all’atto di “Distacco delle quote”.

L’istrumento, redatto il 19 novembre 1959 dal Notaio Giuseppe Borrelli, fu registrato a Capua il successivo 9 dicembre.

A favore di Gemma, Francesco, Gennaro, Maria Casta e Maria Gaetana Sanniti-Zona, Clelia, Maria Gaetana e Marina Vito, Domenico, Rosa e Mario Senese furono attribuiti i terreni “Costa” e “Serola” con quote diverse.

Infine, il parroco raggiunse un accordo con il fittavolo Carmine Catone.

Da inizio gennaio 1960, l’ente iniziò a vendere le superfici edificabili.

Lotto_Petrulo_1

La costruzione solamente dell’asilo infantile

Il 21 novembre 1963 alle ore 10 presso la Parrocchia di San Nicandro fu indetta una licitazione privata col procedimento di cui all’art. 89 lett. A del Regolamento per l’amministrazione del patrimonio generale dello Stato approvato con R. D: 23 maggio 1924, n. 827 per l’appalto dei lavori di costruzione di un asilo infantile in Petrulo di Calvi Risorta finanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno e dati in concessione alla suddetta Parrocchia.

L’importo dell’appalto era previsto in Lire 22.545.527.

Il Genio Civile di Caserta inviò l’elenco di trenta imprese da invitare alla gara.

Tra loro, non vi era nessuna di Calvi Risorta.

I lavori furono aggiudicati all’impresa edile di Salvatore Lappiello di Mondragone.

Il 12 dicembre 1981, il Vescovo Matteo Guido Sperandeo diede in appalto alla ditta di Salvatore Geremia i lavori di ampliamento dell’asilo infantile.

L’imprenditore di Rocchetta accettò l’incarico in base al progetto del geometra Luigi De Biasio e approvato dal Comune di Calvi Risorta, giusta concessione edilizia n. 107 del 31 dicembre 1980.

Intanto, la chiesa continuò a lottizzare ulteriori porzioni di territorio petrulese.

Lotto_Petrulo_2

Ma, nonostante le ingenti somme incassate dalla vendita di superfici edificabili, quasi tutte le prescrizioni imposte dal testatore furono disattese.

L’ospizio per i poveri non fu mai aperto.

Al cimitero non costruirono alcuna cappella.

Il nuovo plesso dell’asilo fu edificato con i finanziamenti della Cassa del Mezzogiorno.

Degli altri obblighi, non si videro nemmeno l’ombra.

Addirittura, Pietro Izzo, fratello uterino di Antonio e Marco Mandara, scrisse due lettere al Vescovo per ottenere quanto dovuto.

Attualmente, i componenti della famiglia Mandara sono sepolti nei loculi della famiglia della pronipote Liliana Senese nel cimitero vecchio.

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