L’origine della festa dei cannauccioli
L’origine della festa dei “cannauccioli” si perde nella notte dei tempi.
La manifestazione, una delle più originali tradizioni contadine, si svolgeva ogni anno nel dì 11 novembre a Zuni e, in tono minore, ai Martini di Visciano.
La ricorrenza di San Martino, con il clima tornato mite e il mosto diventato vino, era una delle più importanti feste dell’anno, un capodanno ante litteram durante il quale si mangiava e beveva in gran quantità.
Gli zunesi salutavano la fine di questo giorno di abbondanza con l’accensione di falò.
In passato, appunto, il periodo di penitenza e digiuno precedente il Natale iniziava il 12 novembre e prendeva il nome di “Quaresima di San Martino“.
L’antica tradizione, tramandata da sempre di padre in figlio, di generazione in generazione, era ben radicata nella cultura zunese.
La materia prima utilizzata nei roghi era lo stelo del falasco, pianta erbacea selvatica e spontanea della famiglia delle Ciperacee.
Le foglie, piatte, sempreverdi e dotate di nervature reticolate, erano particolarmente taglienti.
La loro estirpazione con le mani nude provocava il sanguinamento delle stesse.
Viceversa, lo stelo dell’arbusto, di forma cilindrica ed alto fino a due metri, presentava nello strato superiore l’infiorescenza.
Il falasco, per la resistenza delle foglie e del fusto, anche se disseccati, erano impiegati per diversi scopi.
Gli artigiani dei Martini di Visciano lo usavano per realizzare le scope, impagliare sedie e intrecciare i “spurtuni”, le ceste di grosse dimensioni munite di due manici ai bordi.
I preparativi
Ogni anno, i preparativi iniziavano con almeno un mese di anticipo rispetto alla data prevista della ricorrenza.
I fanciulli maschi del luogo si inerpicavano su per le montagne di Zuni e Visciano alla ricerca della pianta.
Gareggiando gli uni con gli altri nel preparare il falò più grande e più bello, iniziavano la raccolta dei cannauccioli.
Il taglio avveniva mediante la falce messoria (sarreccia).
I giovani scendevano a valle con fastelli di falasco, lasciando un ingente quantitativo nascosto tra i monti.
Solo in un secondo momento, tornavano a recuperare gli arboscelli precedentemente occultati.
Lo svolgimento dei festeggiamenti
La sera dell’11 novembre, la piazza di Zuni si riempiva di gente proveniente da ogni luogo per assistere all’evento.
Al termine della celebrazione liturgica serale, si dava inizio alla festa.
I giovanotti giravano per la piazza con i fasci accessi, mentre altri li bruciavano stando fermi.
Il bagliore dei fuochi illuminava l’intera piazza e lo scoppiettio rimbombava tra la folla.
Alla fine degli anni ’50, l’espansione urbanistica di Zuni verso la valle sottostante favorì un nuovo percorso di intrattenimento.
Da Piazza Umberto I, un gruppo formato da una quindicina di persone, s’incamminava in direzione del Seminario.
Lungo il tragitto, i più bravi si esibivano facendo volteggiare in aria i fasci di cannauccioli confezionati ben stretti a mo’ di torce.
I bambini residenti in Via Duca degli Abruzzi, tra cui Franco Borrelli, rimanevano sbalorditi nel vedere un simile spettacolo.
Il corteo, una volta arrivato davanti al Convento dei Padri Passionisti, tornava indietro fino al punto di partenza.
Questo rituale si svolse per un decennio.
Negli ultimi anni, gli organizzatori, per dare un ulteriore slancio alla manifestazione, inserirono nel programma l’esibizione della banda musicale e lo sparo di fuochi pirotecnici.
Inoltre, offrivano ai graditi ospiti pennette all’arrabbiata e un buon bicchiere di vino.
Purtroppo, dopo l’11 novembre 2010, la festa dei cannauccioli non è stata più riproposta.
Vogliamo augurarci che questa antica tradizione possa riprendere vita perché meritevole di essere ricordata.
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