La presa del Castello di Calvi nel 1138
Alla morte di papa Onorio II avvenuta nella notte tra il 13 e il 14 febbraio del 1130, le divergenze in seno al collegio cardinalizio associate all’intreccio di interessi tra i porporati da una parte e gruppi di cittadini dall’altra riaccesero la lotta per la successione tra le stesse due fazioni che già si erano scontrate pochi anni prima.
I sedici cardinali riconducibili alla famiglia dei Frangipane, in tutta fretta, elessero Pontefice il cardinale Gregorio Papareschi che assunse il nome di Innocenzo II; gli altri quattordici elettori, cui se ne aggiunsero più tardi altri dieci, facenti capo alla famiglia dei Pierleoni, nominarono Papa il porporato Pietro Pierleoni, il quale prese il nome di Anacleto II.
Quest’ultimo, raccogliendo la maggioranza dei voti del sacro collegio, si accreditò, di conseguenza, come legittimo pontefice.
Nella confusione che ne seguì, Innocenzo, pur riconosciuto dalla stragrande maggioranza dei cristiani, emigrò con i suoi fedelissimi in Francia.
Nel paese d’oltralpe, ricevette l’unanime riconoscimento da Luigi VI di Francia, da Enrico I d’Inghilterra e dall’imperatore Lotario II del Sacro Romano Impero.
Anacleto II, invece, rimase a Roma.
Ricevuto l’appoggio degli Altavilla, il papa istituì per la prima volta in ambito “temporale” il titolo di Re di Sicilia (Rex Siciliae) e concesse la corona a Ruggero II nel giorno di Natale del 1130.
La battaglia del 24 luglio 1132
Nel frattempo il Meridione d’Italia insorse.
Alcuni nobili feudatari normanni, tra i quali il principe di Capua, Roberto II, appartenente all’antica famiglia normanna dei Drengot-Quarrel e il duca di Alife, Rainulfo, marito della sorella del re, Matilde, che già scalpitavano da tempo, si rifiutarono di riconoscere il nuovo sovrano e prepararono lo scontro armato.
La battaglia fu combattuta il 24 luglio 1132 nell’agro nocerino-sarnese nei pressi del vecchio ponte sul fiume Sarno ricadente al giorno d’oggi nel comune di Scafati.
Il conflitto, inizialmente favorevole alle truppe di Ruggero II, si concluse con una disastrosa sconfitta delle soldatesche regie.
Diversi anni dopo, nell’estate del 1138, Ruggero II, dopo aver varcato i confini del principato di Capua, assaltò e conquistò il Castello di Calvi perché rappresentava il simbolo di una città schierata dalla parte di Roberto II e delle altre forze ribelli.
Et his actis, prefatus Rex Capuanos fines adivit et castellum, quod Calvum dicitur, comprehendit. (1)
È bene ricordare che il vecchio castello non è l’imponente e splendida fortezza che si può ammirare tuttora a Calvi Vecchia, ma quello costruito da Atenolfo nell’879, le cui strutture superstiti furono inglobate nel quattrocentesco maniero aragonese.
Intanto il duca Rainulfo di Alife, messo insieme l’esercito, monitorava attentamente i movimenti del re “per assalirlo valorosamente e vendicarsi“.
La sosta di Ruggero II a Calvi
Ma il monarca, da uomo prudente qual era e memore della sconfitta patita l’anno precedente, evitò accuratamente di acquartierarsi in aperta campagna e stabilì il campo in luoghi montagnosi e zone scoscese “sottraendosi in tal modo all’astuzia e al valore del Duca“.
Rex vero, ut erat sapientis consilii, per montana quaeque et loca ardua castrametatur (1)
Tenendosi ai margini dalla piana calena, verosimilmente Ruggero II preferì fermarsi nelle zone pedemontane di Visciano e di Zuni, disabitate all’epoca dei fatti.
Nel contempo, Rainulfo, ferito nel corpo e nell’animo, si fermò nuovamente ad Alife ed informò gli alleati che il re sarebbe transitato in quel luogo.
Ma quest’ultimo, come detto in precedenza, sfuggendo alla destrezza del duca, si ritirò dal Castello di Calvi ed ordinò di allestire gli accampamenti nel territorio di Sant’Agata de’ Goti con il proposito di raggiungere Benevento.
Rex vero, ut diximus, ducis constantiam fugiens a Castello Calvo revertitur, et in finibus Sanctae Agathes tentoria sua poni precepit, Beneventum venire disponens; (1)
Le continue scaramucce ed incursioni tra i contendenti si trascinarono ancora per un anno.
I baroni ribelli subirono un’erosione continua delle posizioni guadagnate e dovettero attestarsi sulla difensiva.
Inoltre, a causa di una “ardentissima febbre”, il 30 aprile 1139 morì Rainulfo di Alife, il principale ispiratore e artefice della ribellione.
La nascita del Regno di Sicilia
Nell’estate del 1139 si consumò l’ultimo atto della guerra tra i “secondi” allorché il papa, alla testa di un esercito composto da mille cavalli e un gran numero di fanti, scese verso sud. Raggiunto dagli emissari del sovrano a San Germano (l’attuale Cassino), Innocenzo II richiese la restituzione del principato di Capua sottratto a Roberto II per addivenire ad una pace onorevole.
Dopo otto giorni di inutili trattative, il papa ordinò di assaltare e devastare il Castello di Galluccio nell’alto casertano.
Eppure, nello scontro finale, il figlio di Ruggero II sconfisse sonoramente le truppe confederate di Roberto II, di Riccardo di Raviscanina e della Santa Sede.
Il Papa e alcuni cardinali, tra i quali il cancelliere apostolico Aimerico, furono fatti prigionieri.
In base al trattato di pace stipulato a Mignano il 25 luglio 1139 (“beati Iacobi apostoli festivitas celebratur”), a Ruggero II, dietro l’atto di sottomissione (chiamato omaggio feudale) e il versamento di un censo annuo al pontefice, fu riconosciuto il dominio sulla Trinacria e il titolo di re, mentre i suoi figli Ruggero III ed Alfonso ricevettero rispettivamente il ducato di Puglia e il principato di Capua.
Nacque così il “Regnum Siciliae“.
Alla luce dei fatti, Calvi e il suo Castello si inserirono a pieno titolo nelle vicende che portarono alla costituzione del Regno di Sicilia, stato sovrano che è considerato da diversi studiosi come il prototipo del moderno stato europeo.
Da quei giorni, per quasi sette secoli, il reame caratterizzò profondamente la storia d’Italia.
Bibliografia:
1) Falcone Beneventano, Chronicon Beneventanum, pag. 241
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