Il pane di San Nicola
San Nicola di Bari è uno dei santi più noti e amati in tutti i paesi e in tutti i tempi.
Nicola nacque a Patara, importante città della Licia in Asia Minore intorno al 270 dopo Cristo.
Unico figlio di devoti e ricchi genitori, si rese presto popolare per la sua bontà e carità.
Il giovane, imprigionato per la sua fede cristiana e perseguitato sotto Diocleziano, divenne in seguito Vescovo di Myra.
Nicola partecipò al concilio di Nicea del 325 unendo la sua voce alla condanna dell’eresia ariana.
Morì una ventina d’anni dopo e fu sepolto nella chiesa di Myra, l’attuale villaggio turco di Dembre.
Nel 1087, le reliquie del santo furono trafugate da un gruppo di mercanti baresi e portate nella loro città.
Una volta conservate nella basilica a lui dedicata, Bari divenne prestissimo una delle più importanti mete di pellegrinaggio della cristianità.
Di questa storia, vecchia di oltre mille anni, sopravvivono ancora alcune usanze.
Una delle più singolari è quella legata alla donazione di un panino ai fedeli.
Alcuni anni dopo il 1087, l’abate benedettino Elia istituì un ospizio che potesse accogliere i pellegrini più poveri.
A costoro offriva due pernottamenti e tre pasti gratuiti.
Quando poi la basilica perse i suoi feudi a seguito dell’unità d’Italia, il pranzo fu ridotto a un semplice panino.
Così schiere di devoti al santo che si recavano a Bari ricevevano il “pane del pellegrino“.
Ancora oggi, nel giorno della sua festa, il panino è distribuito ai fedeli che lo riportano a casa come simbolo di devozione.
La tradizione si è progressivamente diffusa in tutti i luoghi in cui si venera san Nicola.
La tradizione zunese
Il popolo zunese è stato da sin dalle sue origini molto devoto a San Nicola.
Secondo alcuni abitanti del luogo, nei tempi passati la tradizione del pane di San Nicola era legata ai festeggiamenti di maggio.
Per altri, invece, la giornata del 6 dicembre si chiudeva con il dono delle pagnotte che sanciva l’inizio delle festività natalizie.
A mio modo di vedere, invece, l’usanza è stata introdotta in tempi più recenti.
Il tutto ebbe inizio nel 1995.
In quell’anno, il comitato festeggiamenti, formato da Nicola Bonacci, Sergio Caparco, Armando Capuano, Salvatore Capuano, Vittorio Capuano, Luigi Carletti, Vincenzo Colella, Salvatore De Biasio, Nicola Pepe, Nicola Salerno, Nicolino Suglia, Achille Zona e tanti altri, decise di organizzare una grande festa in onore del santo patrono.
I cantanti ingaggiati per esibirsi in piazza Umberto I erano Rosalino Cellamare in arte Ron e Mario Merola.
Gli organizzatori, per racimolare più soldi, decisero di offrire alle famiglie il pane di San Nicola in cambio di offerte di denaro.
Così commissionarono il prodotto da forno a un panettiere forestiero.
Solo in un’occasione si rivolsero a un panificatore di Visciano.
Il pane di san Nicola aveva un buco al centro poiché richiamava quello stoccato sulle navi per l’alimentazione dell’equipaggio.
Questa tipologia, per una migliore conservazione lungo le traversate, era abbrustolito e poi inanellato in corde e collocato nella cambusa.
Ogni corda conteneva esattamente il quantitativo giornaliero che, bagnato con l’acqua marina, era insaporito e consumato dai marinai.
La fine dell’usanza
Il sabato mattina, dopo l’apertura dei festeggiamenti con il lancio di bombe carta, si dava inizio alla benedizione delle pagnotte.
I “masti e festa” approntavano un tavolo all’esterno della chiesa in uno spazio per i piccoli capannelli d’incontro.
Sopra alla mensa collocavano i pezzi di pane di San Nicola per esaltare l’importanza della celebrazione.
Il parroco della frazione calena procedeva poi alla benedizione del seme della vita.
Alla fine del breve rito, una classica foto ricordo immortalava i partecipanti all’evento.
Subito dopo, due squadre iniziavano la distribuzione.
Tutte le famiglie della frazione calena attendevano impazienti l’arrivo del pane di San Nicola.
In cambio lasciavano agli organizzatori un’offerta in denaro.
A mezzogiorno, i 500/600 pezzi erano già stati tutti “accaparrati”.
La consegna e il passaggio del “sacro” alimento celebrava la semplicità e i valori della vita quotidiana.
Nello stesso tempo evidenziava la sacralità del pane come simbolo di condivisione e convivialità.
Tuttavia, dal 2020 questa usanza si è interrotta bruscamente.
Personalmente, ritengo che ciò si inquadra nella definitiva scomparsa della grande festa di Zuni in onore di San Nicola.
La pandemia, il forte spopolamento della parte alta della frazione calena e l’apatia delle istituzioni civili ed ecclesiastiche hanno definitivamente affossato una delle più belle tradizioni calene.
Ma di questo ne riparleremo in un’inchiesta storica-sociologica dal titolo “La morte di un borgo”.
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