I proverbi caleni (1° parte)
Dal latino proverbium, i proverbi sono massime che contengono consigli, dettami, giudizi o norme espressi in metafora e in rima.
Le sue peculiarità, desunte dall’esperienza comune, sono la sinteticità e l’incisività.
Le frasi, veicolando un messaggio eloquente, sono facilmente menzionate grazie a rime, allitterazioni, assonanze e altre simmetrie strutturali.
Generalmente, essi riportano una verità assoluta e incontrovertibile, talvolta chiamata verità universale.
Si dice infatti che i proverbi siano frutto della saggezza popolare o della cosiddetta “filosofia popolare” o spontanea.
Altri sostengono che altro non siano che la versione codificata di luoghi comuni.
In entrambi i casi, le metafore sono tratte da usi, costumi e leggende del popolo nella cui lingua è nato il proverbio.
Ma molti di loro sono comuni a più dialetti diversi.
Inoltre, si distinguono dai modi di dire in quanto sono sempre costituiti da frasi complete, anche se talvolta uno degli elementi che costituiscono l’asserzione è sottinteso.
I proverbi possono essere:
- prescrittivi, quando dispongono una condotta da seguire o da evitare;
- descrittivi, quando rappresentano in modo impersonale una situazione o un comportamento da eludere o da tenere.
I proverbi costituiscono un patrimonio culturale di inestimabile valore.
Per questo motivo devono essere gelosamente raccolti, custoditi e tramandati affinché non vadano persi.
Lo studio da me intrapreso non si è avvalso dei testi scritti in napoletano.
Ma è il frutto di un lavoro certosino svolto sul campo nel corso del tempo con un team di amici che ringrazio:
MariaTeresa Colella, Erica Galileo, Ettore Maciariello, Giovanna, Rita e Walter Marrapese, e MariaTeresa Penna.
Questo articolo rappresenta solo la 1° parte di una lunga serie, che sarà arricchita anche dai modi di dire.
Prima sezione
Frisc’allanm ri muorti tuoi
La classica esclamazione ha come scopo principale il ringraziamento per una buona azione ricevuta e quindi l’auspicio di un certo refrigerium per le anime di tutti i defunti appartenenti al benefattore.
Chi frav‘ca e sfrav‘ca nu perd‘ mai tiemp‘
Il proverbio assume due significati.
In primis, rappresenta un elogio a chi si impegna per portare a termine un compito nel migliore dei modi possibili.
Dall’altro, un invito ironico a darsi da fare a chi non riesce mai ad ultimare un’incombenza, perdendo costantemente tempo.
‘A sarda è secca
In generale, c’è poco o nulla da mangiare.
Ogni componente della famiglia strusciava sulla sarda appesa una fetta di pane per insaporirla.
Così, a poco a poco la sarda diventava sempre più secca.
Quannu viri tropp’ ceras‘, curri cu panar‘ picculu
Il proverbio invita a procedere con una certa cautela e con i piedi di piombo quando vedi frutti abbondanti.
Infatti, la ciliegia, anche se bella fuori, potrebbe contenere il verme all’interno.
Si dice, insomma, del millantatore che si attribuisce qualità o titoli non propri.
Saccu vantatu, saccu spurtusatu
Potrai vantarti finché non ti sgonfi del tutto.
Si dice di persona che ostenta un accentuato compiacimento di sé e una certa presunzione ma che alla fine si rileva priva di qualsiasi qualità.
A Sparanisi ammaritatecce ma nun t‘ ce ‘nzurà
A Sparanise prendi pure marito ma non la moglie, essendo le donne emancipate o di facili costumi.
Ten’ ‘a neve n’da sacca
Si usa per indicare una persona che ha molta fretta perché deve raggiungere un luogo nel più breve tempo possibile.
Quindi, si mostra non incline a trattenersi con gli altri per scambiare quattro chiacchiere.
Seconda sezione
Nun s’abbotta manc’ ‘e terra ‘e campusantu
Si dice di persona arrivista, avida e attaccata al denaro che agisce solo per il suo tornaconto personale.
Chi pecura s’ fa, ‘u lupu s’ ‘a mangia
Le persone buone sono destinate a soccombere di fronte alle prepotenze ed alle cattiverie dei più forti.
Quindi, per non essere sopraffatti, è meglio assumere un atteggiamento spavaldo.
Spasso ‘e fore e furulu ‘e casa
Questa esclamazione si usa per indicare una persona gioviale, divertente, socievole fuori le mura domestiche e pazzerello , invece, dentro casa.
Quannu mai ‘a paglia ‘a cuotti i fasuli
La paglia non è in grado di cuocere i fagioli perché non si caratterizza quale legno duraturo da ardere.
L’espressione è indicata soprattutto per evidenziare una persona che non è all’altezza di svolgere un compito.
Figlia ‘e vaglina ‘nterra ruspa
È certamente uno dei detti popolari più belli ed espressivi.
Non significa soltanto che se sei nato in certo ambiente, quello è, ed è difficile riuscire a cambiarlo.
Ma anche l’attaccamento alla propria terra, alle proprie origini, alle proprie tradizioni, al proprio modo di vivere.
Chi pratica cu’ zuoppu, roppu n’annu zopp’ca e sciang’llea
Frequentare qualcuno con cattive abitudini può portare, col tempo, ad agire allo stesso modo, se non addirittura peggio.
Caurari e caurari nun s’ tegnunu
Il proverbio sottolinea il sentimento di solidarietà esistente tra due persone simili per carattere o temperamento.
Inoltre, intende rimarcare che persone cattive non son solite farsi la guerra, ma al contrario preferiscono arrecare danni a terzi.
Chi tè a lengua va ‘nZardegna
Chi ha la lingua va in Sardegna.
Cioè, chi sa parlare e non ha paura di chiedere informazioni può andare in ogni parte del mondo.
Terza sezione
Campana si? E sona so’
Si usa quando si esorta qualcuno a non interessarsi di vicende che possano eccedere il suo campo d’azione.
Quindi, fai quello che sai fare.
Curnutu e mazziatu
Cornuto, cioè tradito, e bistrattato.
Si usa in situazioni in cui si è subito un torto due volte oppure scopriamo di essere stati fregati doppiamente.
Stà cu dui pieri n’da ‘na scarpa
Di chi si trova in una situazione difficile, o, comunque in uno stato di soggezione.
Ma soprattutto si usa per riferirsi a una persona furba, ipocrita o che asseconda la sua convenienza.
L’oru arrubbatu nun luce
L’oro rubato non da profitto.
Frase metaforica che ha il significato di mettere in guardia coloro che sono privi di scrupoli e abbagliati da facili guadagni.
Quindi, le cose ottenute con il lavoro e il sacrificio risultano più piacevoli o lodevoli di come appaiono a prima vista.
Vott’m’ che ce vacu, famm’ luce che ce vengu
Il significato letterale dell’espressione calena è: spingimi che ci vado e indicami il percorso che ci vengo.
La frase in pratica è rivolta a chi si accinge a fare un qualcosa con un certo rincrescimento.
Chi nasce quadru nun pò murì tunnu
Nessuno può cambiare la propria natura, così come un cerchio non può diventare un quadrato.
Dunque, chi ha una certa forma mentis e un determinato carattere difficilmente li cambierà.
‘U can’ mozz’ca semp’ ‘u stracciatu
Le sventure colpiscono sempre chi è già disgraziato.
Infatti, spesso il destino sembra accanirsi proprio contro coloro che già conducono una vita molto tormentata.
E chell’ che non vuoi agl’uortu t’ nasce
Ti nasce nell’orto quello che non vuoi.
Ottenere ciò che si desidera non sempre coincide con il risultato atteso.
Quarta sezione
‘Na mamma pò rà a mangià a cientu figli e cientu figli nun rann’ a mangià a ‘na mamma
Una mamma è sempre pronta ad aiutare i figli, ma spesso non avviene il contrario.
Purtroppo è diventato, non solo un proverbio, ma una triste realtà.
Si comm’ a monaca e’ ru cunventu: musciu non tu sienti e tuostu t’ fa mal’
Colorita e divertente espressione con forte connotazione sessuale.
Si adatta perfettamente alle persone che non gli sta bene niente o che hanno sempre da ridire su tutto.
Vacu p’aiutu e trovu scarrupu
L’esclamazione ci mostra la situazione di un povero disgraziato che, per risolvere un proprio problema serio, trova ulteriori difficoltà.
Succede quando si cerca l’aiuto delle persone sbagliate o incapaci.
Veremmu ‘u scarparu addò porta u’ bancariegliu
Vediamo dove il ciabattino porta il proprio banchetto.
Vediamo dove una persona vuole arrivare.
U vattu che nun arriva o lardu, rice che sap’ ‘e rancidu
In pratica vuole significare che spesso una persona desidera qualcosa che sembra difficile da poter ottenere.
Ed allora, non volendo riconoscere che non dispone di mezzi per averla, dice che in fondo la cosa non è tanto appetibile.
‘A cera s’ struie e ‘a pruc’ssione nun cammina
La cera si consuma e la processione non avanza.
È utilizzato per commentare l’atteggiamento di chi con indolenza perda inutilmente tempo o indugi troppo in qualcosa.
L’ultima a scurt’cà è ‘a còra
La parte finale di un lavoro è spesso la più seccante.
Ai parienti s’ spensa gl’arrustu
Bisogna sempre guardarsi dai parenti perché la fregatura è dietro l’angolo.
© Riproduzione riservata