Il saccheggio di Cales (3° parte)

Il saccheggio di Cales (3° parte)

Nella seconda metà dell’800 proseguirono con furore nella Grande Cales le asportazioni lecite e illecite.

Farabutti, uomini senza scrupoli e trafficanti di opere d’arte si appropriarono con campagne pubbliche e private dei nostri tesori archeologici.

L’ispettore Giovanni Sideri comunicò il 6 marzo 1860 la scoperta delle Terme Centrali di Cales.

… ho pure creduto mio dovere recarmi di persona nel territorio di Calvi, e propriamente nel sito dov’é comparso un grandioso fabbricato e la congerie di terre cotte in parte descritte.

Esiste quello quasi del tutto scoperto, essendone ora sospesi gli scavi, nell’angolo formato da due strade che s’intersecano, le quali hanno in carreggiata di palmi 16 ed i marciapiedi laterali ciascuno di palmi 4.

Che si appartenga a pubbliche Terme non pare che sia da dubitarne, desumendosi dallo scompartimento delle stanze, da una specie di calidario che in una di queste si osserva, dai diversi adornamenti di marmo, da grandi colonne ivi presso buttate e da quelle statue di buona scultura comprese nell’accluso notamento.

Vi si vede inoltre un masso cubico di travertino forato interamente a duplice cono rovesciato ed uniti per l’apice con la seguente iscrizione (C.I.L. X. n° 4662).

Saccheggio

Le terrecotte poi vennero fuori da una spaziosa fossa che dista circa dugento pal. dal ridetto fabbricato ed è posta all’orlo di un burrone, dove si osservano quindi e quinci de’ ruderi di edifici e quasi che il terreno ivi appunto si fosse avallato.” (1)

I reperti della fornace o del deposito di bottega

Nell’estesa colonia romana di Cales continuarono le operazioni di scavo con notevoli risultati.

Alcuni reperti potevano essere trasferiti senza problemi:

  • settantacinque teste di diverse fattezze
  • molte statuette tra piccole e meno piccole
  • moltissimi piedi, mani, bracci ed animali di varie specie

Altri invece dovevano essere maneggiati e trasportati con cura per evitare di danneggiarli:

  • una statua di giusta altezza
  • un’altra di mezzo busto
  • una testa che scendeva fino al torace

La più grande era danneggiata alla base, quella a mezzo busto aveva la testa spezzata e la terza era integra.

Lo scavo prometteva più di quello che aveva restituito.

La circonferenza della fornace o del deposito di bottega si estendeva anche dove il fondo era seminato a grano.

Quindi, il proprietario non era tenuto a farli scavare senza ricevere un ulteriore compenso.

Intanto, circolava voce che, per ordine di uno sconosciuto, tutti gli oggetti rinvenuti erano da consegnare al capitano Novi che doveva proseguire le ricerche.

Questo dispiacque moltissimo al canonico Nicola Iovino.

Anche perché quel farabutto del Novi aveva intrapreso scavi per un anno intero senza autorizzazione in diversi punti di Calvi.

Il 26 marzo 1860, il canonico comunicò da Camigliano di aver rintracciato altri pezzi pregiati.

Fra le statue spezzate trovò una meraviglia: un fanciullo in fasce di circa due palmi e mezzo a forma di cono.

Vi è anche un uomo con un solo lato che pare anche bellino.
E ci sono tra tanti altri oggetti trovati i due pezzi che mancavano alla statua grande, la quale può dirsi intera abbenchè spezzata in tre parti dalle ginocchia fino ai piedi.
Essi tutti uniti insieme sono moltissimi, sono pesantissimi, sono delicatissimi perché di argilla fragile.” (1)

Gli innumerevoli reperti archeologici rinvenuti

Il 12 aprile 1860, Nicola Iovino inviò ai regi i seguenti reperti rinvenuti nel fondo di Marco Zona a Cales:

  • 285 teste tra le votive e le spezzate
  • 2 mezzi busti con teste spezzate
  • 1 statua quasi colossale spezzata in tre parti
  • 82 piedi votivi
  • 10 gambe con piedi
  • 89 avanzi di statue intere senza teste
  • 10 busti senza testa, mani e piedi
  • 32 cignaletti
  • 34 teste con faccia dimezzata
  • 26 statuette senza teste o con testa senza piedi
  • 22 busti
  • 16 statuette intere
  • 6 cavalli
  • 1 fanciullo in fasce di due palmi
  • 1 uomo ignudo tutto per metà senza testa
  • 3 mezzi uomini anche ignudi
  • 1 statua dalle ginocchia fino ai piedi
  • 1 statua senza testa
  • 25 mani
  • 17 mascarette
  • 24 pesci

Successivamente, Giacomo De Martino ricevette il 25 febbraio 1862 il permesso d’intraprendere uno scavo nel tenimento di Pignataro in Calvi.

Prontamente rispose di aver adottato tutte le disposizioni necessarie affinché questi lavori iniziassero il successivo 4 marzo.

Gli scavi presso il Teatro di Cales

Il 1° aprile 1862, si rinvennero alcuni frammenti di marmo in bassorilievo negli scavi presso il teatro di Cales.

Insieme ad altri pezzi trovati e una volta messi in ordine, si ricompose un quadro simbolico e curioso.

Alto due palmi e mezzo e largo quattro circa, considerando altri elementi mancanti di semplice ornamento, si osservavano diverse figure.

Dalla parte destra vi era un vecchio nudo con barba lunga sdraiato su una tigre con il braccio destro sollevato.

L’anziano teneva in mano una siringa e sulle gambe un bambino ugualmente nudo.

Il piccolo tendeva la sua tenera manina come per prendere un grappolo d’uva che una ninfa di prospetto gli esibiva.

Più giù, un’altra ninfa si mostrava in atto di aprire il coperchio di una piccola botte.

Infine, dal lato opposto, vi era un satiro in atteggiamento e volto scherzoso.

La scena raffigurava in tutto uno dei riti di Bacco, riconoscendo nel vecchio Sileno e nel fanciullo l’infanzia del Dio.

Nel medesimo scavo si rinvenne in perfetto stato di conservazione una bella e maestosa testa marmorea di un’imponente statua.

il corpo quasi intero di quest’ultima era stato trovato in più pezzi nei giorni precedenti.

La statua rappresentava Marco Aurelio o Lucio Vero.

Sempre in prossimità del Teatro, furono scoperti due architravi lunghe 12 palmi e mezzo.

Su di esse si leggeva la seguente iscrizione in belle lettere palmari:
“IMP VERO AVG” (C.I.L. X. n° 8378).

E su un’altra lastra di marmo la sola parola “ISTITVIT”.

Gli scavi in prossimità della Cattedrale

Altre lettere monche si vedevano su diversi pezzi, le quali necessitavano di studio per poterne comprendere il reale significato.

In quel periodo non si potè iniziare la ricerca delle terrecotte nell’appezzamento di Marco Zona,

Nonostante il contratto stipulato nel 1860 con l’elargizione di venti ducati al legittimo propretario, disposizioni superiori ne differirono l’inizio.

Così i lavori si concentrarono sulle Terme Centrali.

Qui si rinvennero altre sei statue di marmo di donne prive di teste e di braccia.

Il 29 aprile 1962, iniziarono lo sterro nel terreno di Marco Zona.

In cinque giorni furono ritrovate più di 400 terrecotte, quasi tutte votive.

Tra loro vi erano teste intere e di profilo, mascherette, mani, piedi, poppe, uteri, priapi e una decina di statuette alte da 5 a 6 decimi.

Come pure piccoli quadrupedi, come maiali. buoi, cavalli ecc.

La cosa singolare è che le numerose teste e figure d’ambo i sessi recuperate non erano somiglianti tra loro.

Ciò provava che le stesse furono personalizzate secondo la fisonomia dei soggetti.

In un rapporto del 30 giugno 1862, si scoprì la presenza di un sepolcreto nell’area della Cattedrale di Calvi.

Tra gli oggetti di maggiore pregio ed interesse, rinvenuti una settimana prima, figuravano:

  • 2 vasi di creta campana, il 1° alto quasi palmi 1 e 3/4, l’altro 1 e 1/4 con diverse figure “da illustrarsi di colore rosso su fondo quasi piombino
  • 1 guttatoio di terracotta con la raffigurazione nella parte superiore di due anatre
  • 4 fibolette d’argento (ornamenti da donna)
  • 1 anello di simil metallo con figura ignota

La necropoli presumibilmente etrusca

Dopo pochi giorni, altri oggetti sepolcrali furono rinvenuti negli scavi a Cales.

In base al materiale utilizzato, fra i più pregevoli vi erano:

Terracotta

  • 4 vasi figurati in rosso fu fondo nero. I primi 3 sono alti palmi 1 e 2/10, l’altro di 1 e 4/10 ch’é pure il più di merito, sia per la sua conservazione, sia per la perfezione delle quattro figure di cui è ornato.
  • 3 patere, la 1° con figure, la 2° con maschera e l’ultima con testa di Gorgone
  • 1 tazzolina con testa simile
  • 1 guttatoio con testa di leone e l’altro con due palme

Bronzo

  • 2 cinturoni con ciappe corrispondenti
  • 1 bracciale
  • diverse fibule e ornati
  • una specie di aspersorio

Argento

  • un anello ed una fibula

Il 22 luglio 1862 rinvennero un’altra necropoli.

Le tombe, in numero di 20, erano “tutte di travertino, dico piperno o tufo lavorato“.

Alcune di esse avevano la forma acuminata e altre a schiena.

Le diverse sepolture si trovavano a poca distanza e alla profondità da due a tre palmi.

Successivamente rintracciarono una piccolissima moneta d’argento verosimilmente di origine greca.

Perciò, tutti credettero che il sepolcreto e il suo contenuto fossero di chiara matrice etrusca.

Tutti gli oggetti recuperati furono spediti al commendatore De Martino.

1) Michele Ruggiero, Degli scavi di antichità nelle province di terraferma dell’antico regno di Napoli dal 1743 al 1876

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