I sette soldati borbonici sepolti nella chiesa di Zuni
Calvi svolse un ruolo chiave durante la pugna tra le truppe borboniche e i volontari garibaldini nell’autunno del 1860.
Con l’intensificarsi degli scontri tra i contendenti, nacque l’esigenza di attrezzare altri spedali per la cura dei feriti di guerra.
Per questo motivo, il Regio Esercito Borbonico allestì il 13 ottobre 1860 un nuovo nosocomio militare a Taverna Mele.
L’edificio isolato era ubicato a Visciano lungo la Strada Regia di Venafro (l’attuale Casilina).
La struttura accolse per 10 giorni i feriti provenienti dai campi di battaglia, prima di essere smantellata il 23 ottobre.
Richiamando alla memoria i fatti di quei giorni lontani, nel precedente post evidenziai tre aspetti importanti sull’argomento.
Nel nosocomio caleno persero la vita diversi soldati borbonici.
I morti “napoletani” non ricevettero una cristiana sepoltura cimiteriale a ricordo del loro sacrificio.
I corpi dei soldati furono tumulati in un campo adiacente la vecchia carrozzabile Calvi – Sparanise.
Invece, una nuova ricerca sembra smontare in toto le mie precedenti conclusioni.
Partiamo da un dato incontrovertibile: i soldati borbonici morti nello Spedale di Calvi furono sette.
Le informazioni sono riportate nel registro degli atti diversi della città calena relativi all’anno 1860.
Gaetano D’Egidio
Il 20 ottobre 1860 alle ore 18:00, noi Demetrio Zona Sindaco ed ufiziale dello stato civile del comune di Calvi, distretto di Caserta, provincia di Terra di Lavoro, dietro ufficio del Capitano di questo Spedale soccorsale delle Regie Truppe in data de venti di detto giorno, col quale ci dichiara la morte del soldato Gaetano Egidio di anni 50 del fu Matteo e della fu Fortunata Vassallo, secondo sergente del reggimento gendarmeria a cavallo, secondo squadrone, avvenuta in detto giorno alla ora cena a:m: Nato a Montefusco in Provincia di Avellino; ci siamo con i sottoscritti testimoni trasferiti personalmente presso la persona defunta, ed avendone conosciuta l’effettiva morte, abbiamo disposto che fosse seppellito nella chiesa parrocchiale di Zuni.
Del ché ne abbiamo redatto l’atto presente che abbiamo ivi scritto sopra i due registri degli atti diversi, sottoscritto da noi e da testimoni, in detto dì mese ed anno.
Firmato: Giuseppe Zacchia, Raffaele Cipro e il Sindaco Demetrio Zona
In verità, il milite si chiamava Gaetano D’Egidio nato il 9 novembre 1809 a Montefusco nella strada detta San Bartolomeo.
Egidio Lima
Il secondo combattente passato a miglior vita, ma il primo in ordine cronologico, fu Egidio Lima.
Il 20 ottobre 1860 alle ore 18:00, noi Demetrio Zona Sindaco ed ufiziale dello stato civile del comune di Calvi, distretto di Caserta, provincia di Terra di Lavoro, dietro ufficio del Capitano di questo Spedale soccorsale delle Regie Truppe in data de venti di detto giorno, col quale ci dichiara la morte del soldato Egidio Lima di anni 27 dell’Ottava Compagnia Cacciatori, quarto battaglione, da genitori ignoti, nato a Solmona in Provincia de L’Aquila avvenuta il diciotto di detto mese alle ore quattro.
Anche per il giovane abruzzese disposero la sepoltura nella chiesa parrocchiale di Zuni.
La sua vita, fin dall’inizio, fu segnata da vicende dolorose e tormentate.
Il 13 agosto 1833, una filatrice di Sulmona, Maria Concezia Arciuoli di anni 50, trovò alle due di notte vicino alla porta della sua abitazione nella Strada del Carmine un bambino nato da circa otto giorni.
L’infante, “avvolto in alcuni cenci, senza segni, cifra o lettera alcuna, sembrava essere stato abbandonato dagli autori dè suoi giorni“.
Le autorità comunali gli diedero il nome di Egidio Lima.
Inoltre, decisero di consegnarlo al Barone Don Scipione Corvi, direttore dell’Ospizio dell’Annunciata.
Il 13 agosto 1833, il parroco della Cattedrale di San Panfilo amministrò il sacramento del battesimo all’esposito.
In età adulta, Egidio Lima, congedato dall’ospizio, passò alle truppe reali napoletane.
Sul territorio caleno, il giovane gravemente ferito ricevette dal parroco di Zuni, Don Pasquale Rossi, l’assoluzione sacramentale e l’estrema unzione.
Spirò a causa di un colpo apoplettico, un’ischemia cerebrale.
Giovanni Civale
Il 21 ottobre, si verificarono altri due decessi nell’ospedale di Calvi.
Le autorità militari segnalarono la morte alle ore tre del soldato Giovanni Civale del Quattordicesimo Reggimento di Linea, ottava compagnia.
Il giovane di anni 19, figlio di Raffaele e Lucia Apicelli, era nato a Maiori in Provincia di Principato Citeriore.
Michele Lo Tufo
Il capitano del nosocomio comunicò il decesso del soldato Michele Lo Tufo di anni 26 del Quarto Reggimento Cacciatori, settima compagnia, figlio di Francesco e Teresa di Prata avvenuta all’una di notte.
Giuseppe Carlo Luigi Martinelli
Il giorno seguente, ulteriori due decessi si registrarono nella struttura calena.
Il Sindaco di Calvi annotò la dipartita alle ore due del soldato Savino Martinelli di anni 23 del Quattordicesimo Reggimento di Linea, settima fuciliera, figlio del fu Francesco e Rosa Zanieri, nato a Minervino in Provincia di Bari.
In realtà, il giovane si chiamava Giuseppe Carlo, Luigi Martinelli nato sabato 11 febbraio 1837 in Piazza del Tocco.
Registrato dal papà Francesco lunedì 13, ricevette il sacramento del battesimo il 15 febbraio dal canonico Don Stefano Scilimati.
Gabriele Carlo Palucci
Sempre il 22 ottobre 1860, il Sindaco di Calvi annotò la morte avvenuta alle ore sei del soldato Gabriele Paluccia di anni 24 del Terzo Battaglione Cacciatori, terza compagnia, figlio di Domenico e Landonia Tericoli, nato a Castiglione in Provincia di Chieti.
A dire il vero, il milite si chiamava Carlo Gabriele Palucci nato il 3 giugno 1837 nell’attuale comune di Castiglione Messer Marino e battezzato lo stesso giorno.
Michele Angelo Ciello
L’ultimo a perdere la vita fu un milite di cui si hanno poche notizie.
Il 23 ottobre 1860, lo Spedale di Calvi fu trasferito a Mola di Gaeta.
Ciò nonostante, i malati gravi continuarono a rimanere a Taverna Mele.
Il 25 ottobre, il Generale garibaldino Rustow trovò nella struttura tracce evidenti di un ospedale borbonico da poco dismesso.
“In diese Taverne, in welcher wir neapolitanische Lazaret spuren mit allem möglichen Gestank und anderer obligaten Begleitung fanden” (1)
Cinque giorni dopo, il 30 ottobre, il Capitano dell’ospedale succursale dichiarò la scomparsa alle ore 18:00 del soldato Michele Angelo Ciello del Quarto Reggimento Cacciatori, sesta compagnia.
La sepoltura nella chiesa di Zuni
Secondo i documenti ufficiali, tutti e sette i soldati borbonici furono sepolti nelle cavità ipogee della Chiesa di Zuni.
Da questa constatazione scaturiscono due domande:
- perché non furono seppelliti nella Chiesa di San Silvestro, essendo Taverna Mele nel territorio di Visciano?
- e perché proprio a Zuni?
Una sola risposta è utile per fugare qualsiasi dubbio in proposito.
In un periodo cruciale della vita politica della nazione, il Sindaco di Calvi dell’Unità d’Italia fu uno zunese doc.
Don Demetrio Zona si trovò a traghettare la città dall’ordinamento borbonico a quello unitario.
Figlio del possidente Don Antonio, fu eletto il 6 agosto del 1860 al posto di Carlo Bartolotta.
In precedenza, aveva ricoperto la carica di primo cittadino di Calvi nel quadriennio 1849 – 1852.
Da persona in vista, era stato anche nominato Priore della Confraternita di San Nicola.
Il ruolo nella congregazione gli consentì di intrattenere rapporti privilegiati con il parroco di Zuni, Don Pasquale Rossi originario di Visciano.
Ecco dunque il motivo che spinse il Sindaco a far tumulare le salme dei borbonici alle pendici del monte Coricuzzo.
I documenti della parrocchia
Il parroco di Zuni, Padre Gianluca Zanni, mi ha permesso di consultare il registro dei defunti dal 1799 al 1880.
Sorprendentemente, ho rilevato che solo i primi due morti sono annotati sul libro.
Anno Domini Millesimo Octingentesimo Sexagesimo die decimanona m. Octobris
Egidius Lima, miles filius patrum ignotorum in hospitio Caleno moraus, aetatis suae annorum viginti septem: apoplexiae morbo corruptus, sacramentali absolutione et extema unctione munitis. Animam suam Deo reddidit in Communione S.M.E. et eius cadavers seguenti die sepoltum fuit in ecclesia S. Nicolai Loci praedicti Zunorum – Ita Paschalis Curatus Rossi
Egidio Lima, ricevute l’assoluzione sacramentale e l’estrema unzione, morì il 18 ottobre 1860 per colpo apoplettico.
Il suo corpo fu sepolto nella chiesa il giorno seguente.
Anno Domini Millesimo Octingentesimo Sexagesimo die Vigesimo m. Octobris
Cajatanus Egidio, miles filius q.m. Matthiae in hospitio Caleno moraus, aetatis suae annorum quinqueginta: sacramentali tantum confessione roboratus Animam suam Deo reddidit in Communione S.M.E. et eius cadavers a quanti die sepoltum fui in ecclesia S. Nicolai Baronsis Loci Zunorum – Ita Curatus Rossi
Gaetano Egidio (D’Egidio) spirò il 20 ottobre 1860 e fu seppellito lo stesso giorno nella chiesa.
E gli altri cinque?
Il registro è perfettamente integro e non presenta fogli strappati.
Inoltre, vi è perfetta continuità nelle trascrizioni dei decessi.
Quindi, verosimilmente il parroco Don Pasquale Rossi non annotò i cinque morti.
All’uopo, altre ipotesi possono essere avanzate per spiegare l’accaduto.
Tuttavia, attenendoci ai documenti ufficiali, il primo cittadino di Calvi dispose che i resti di tutti i militi napoletani fossero seppelliti nella cripta della Chiesa di San Nicola.
L’Annus Horribilis di Zuni
Il 1860 fu un anno orribile per Zuni.
I suoi abitanti, oltre alle vicende dei sette soldati borbonici, rimasero colpiti da altri due eventi.
Il primo riguardò il Sindaco in persona, Don Demetrio Zona.
Costui aveva sposato Donna Concetta Ricca, figlia del barone Antonio di Sparanise e Donna Maria Teresa Beatrice.
Ma, il 17 marzo 1847, alla giovane età di 25 anni, sua moglie morì.
Una lapide collocata su un sepolcro nella navata destra del tempio di Zuni ricorda il tragico evento.
In seconde nozze, Don Demetrio sposò un’altra nobildonna, Faustina Siciliano, da cui ebbe diversi figli.
Nel 1860, purtroppo, due di loro persero la vita.
Il 27 aprile morì l’ultimogenito Giovanni di 9 mesi, essendo nato il 30 luglio 1859.
L’11 agosto passò a miglior vita Livio Alfonso Casto di anni 9 venuto alla luce il 3 agosto 1851.
L’altro episodio eclatante avvenne nella chiesa parrocchiale.
A pochi giorni dal Santo Natale, il 20 dicembre, ritrovarono un cadavere nella casa di Dio.
All’inizio non si conoscevano le sue generalità.
Successivamente, i testimoni asserirono che si trattava di un certo Francesco Saverio Vanucci o Ranucci.
Di origini ignote, era domiciliato nel Comune di Sparanise e svolgeva la professione di “crapaio“.
In un primo momento, il Sindaco Don Demetrio Zona ordinò “di non seppellirlo se non dopo lo sbaro del cadavere medesimo” (una sorta di autopsia).
Successivamente, come risulta dall’atto di trascrizione del parroco, anche Francesco Saverio fu sepolto nel tempio intitolato a San Nicola.
Bibliografia:
1) Wilhelm Rustow, Erinnerungen aus dem italienischen Feldzuge von 1860, Volume 2, Lipsia, 1861
© Riproduzione riservata