La vendita della città di Calvi a Benedetto Caetani
La casata Del Balzo governò la città di Calvi ininterrottamente dal 1272 al 1291.
Il 9 marzo 1272, nel primo privilegio di concessione, Carlo I d’Angiò attribuiva a Bertrando II Calvi per 220 once.
Il nobile transalpino guidò energeticamente il governo civile e militare della città campana.
In Terra di Lavoro fece ricorso a vessazioni ed angherie di ogni sorta, molestando gli abitanti dei villaggi vicini.
Nel 1286, rimase coinvolto nella guerra dei Vespri Siciliani tra gli angioini e gli aragonesi per il possesso dell’isola.
Nella disfatta generale, Bertrando cadde prigioniero.
Per riscattarlo, il reggente Roberto II d’Artois fu costretto a cedere in pegno ai nemici l’isola di Ischia.
I suoi figli, invece, rimasero prigionieri degli Aragonesi fino agli inizi del 1291.
In quell’anno, la sorte dei Del Balzo si intrecciò con quella della famiglia Gaetani o Caetani.
Il cardinale Benedetto Caetani fu inviato nella città francese di Tarascona per intavolare trattative di pace tra aragonesi e angioini.
Il prelato svolse un ruolo chiave nel condurre i negoziati.
Il 19 ferraio 1291, i contendenti firmarono il trattato di pace.
Carlo II D’Angiò ottenne che Alfonso d’Aragona rinunziasse a prestare aiuto al fratello Giacomo di Sicilia.
Inoltre, la liberazione dei baroni provenzali tenuti in ostaggio, lo dovette in gran parte all’autorità e al buon volere del Cardinale Benedetto.
Il giorno seguente, in segno di riconoscenza, Carlo concesse la signoria di Vairano in feudo perpetuo a Roffredo, fratello del cardinale, per ricompensarlo dei servigi resigli.
La cessione per 1300 once d’oro
Per Vairano, il Caetani s’impegnò a corrispondere un tributo annuo di 160 once d’oro e un servizio militare di otto uomini.
Il figlio di Bertrando Del Balzo. Raimondo, fu liberato in cambio di un consistente riscatto.
Le somme richieste gravarono pesantemente sul patrimonio familiare, già dissestato dalla cattiva amministrazione.
Così, per raccogliere il denaro necessario, costrinsero Raimondo a vendere il suo feudo più prezioso, Calvi.
Benedetto Caetani, che era al corrente dei più minuti dettagli dei negoziati, colse al volo l’occasione e concluse l’affare.
La città di Calvi, situata nel Giustizierato di Terra di Lavoro, “con ogni onere e l’onore di tutte le pertinenze, i diritti e le sue servitù“, fu venduta il 28 febbraio 1291 per un prezzo convenuto di 1300 once d’oro.
Allo stesso tempo, si autorizzò il cardinale a trasmettere il feudo in eredità a uno dei propri nipoti.
Non si sa se Carlo II fosse mosso da gratitudine verso il cardinale per la sua opera di negoziazione.
O se, come è più probabile, avesse favorito il potente porporato della chiesa cattolica per un proprio tornaconto personale.
Comunque, della vendita, il re ne diede comunicazione al figlio Carlo Martello, suo vicario generale, da Brinonia (Brignoles in Provenza).
Roberto II d’Artois (già Atrebatensis) avallò la cessione del possedimento caleno.
Il 1° aprile 1291, dalla Torre di S. Erasmo presso Capua, il re Carlo II d’Angiò emanò l’ordine affinché il cardinale o un suo procuratore fosse messo in possesso della città di Calvi.
Il prezioso documento con le due disposizioni del 28 febbraio e del 1° aprile 1291 è riportato di seguito.
Scriptum est eidem secreto [Terre Laboris etc.]
A reverendo domino et genitore nostro karissimo nuper recepimus licteras in hec verba: “Karolus secundus, Dei gratia rex Ierusalem, Sicilie … Karolo primogenito suo …. eius in regno Sicilie vicario generali …. scire te volumus quod Raymundus de Baucio, natus nobilisi viri Berterandi de Baucio, comitis Avellini …. vendidit, alienavit et tradidit venerabili in Christo patri et amico karissimo domini Benedicto, Dei gratia Sancti Nicolai in carcere Tulliano diacono cardinali, nobiscum presenti … civitatem Calvi, sitam in iustitiariatu Terre Laboris, cum omni onere et honore omnibusque pertinentiis, iuribus et rationibus suis pro convento pretio unciarum auri mille trecentarum, quas dictum Raymundum, pro liberatione obsidum datorum ab ipso hostibus nostri catalanis, occupatoribus insule nostre Sicilie, pro redemptione sui, de necessitate solvere oportebat, quam vendicionem …
duximus confirmandam, sicut in scripto confirmationis … apertius continetur. Verum, est idem domini cardinalis erga ipsium eo potius congnoscat nostre sinceritatis affectum … permissimus sibi … quod ipse dictam civitatem … uni de nepotibus suis, quem duxerit eligendum et in perpetuum heredibus eius … inter vivos vel in ultima voluntate dare et concedere valeat … remictens eidem domino cardinali in vita sua … servitium, tam personale, quam adohamentale, quod pro civitate ipsa et pertinentiis curie nostre debetur, cum ipsa tanquam pater benivolus et specialis athleta nos nostraque negotia indefesse dirigat et defendat post obitum vero suum ille de nepotibus suis, cui dictus domini cardinalis terram predictam concesserit et heredes eiusdem nepotis in perpetuum teneant ipsam a nobis et a nostris heredibus in capite in modo et forma, quibus dictus comes Avellini tenebat eandem sub servitio quinque militum tantum …
Continua …
Quocirca filiationi tue mandamus quatenus, receptis presentibus, predictam civitatem Calvi … nuncio seu procuratori prefati domini cardinalis … mandes et facias assignari, ipsumque in ipsorum civitatis et iurium corporalem possessionem induci … Huic autem nostre confirmationi obstare nolumus ordinationem factam per virum magnificum dominum Robertum comitem Atrebatensem … et te super exactione servitii in pecunia a quibuslibet pheuda tenentibus debiti …
Datum B[ri]nonie, anno Domini MCCXCI, die XXVIII februarii IV° indictionis, regnorum nostrorum anno VII”.Cupientes igitur prescriptum mandatum domini patris nostri executioni debite demandare, devotioni tue … mandamus quatenus, receptis presentibus, predictam civitatem Calvi … nuntio seu procuratori prefati domini cardinalis presentes tibi litteras assignanti debeas assignare, ipsumque in ipsorum civitatis et iurium corporalem possessionem inducas … huic assignationi ordinatione facta per … Robertum comitem Atrebatensem … et nos, super exactione servicii … aliquatenus non obstante …
Datum aput Turrim Sancti Herasmi prope Capuam, die 1° aprelis IV° indictionis. (1)
Dalle suddette disposizioni si evince l’importanza della “civitatem di Calvi“.
Rispetto alle 160 once di Vairano, i Caetani dovettero sborsare 1300 once d’oro per Calvi.
Ma, in base ad un altro documento angioino, si rileva una cifra ancora più alta.
“Il 1° aprile 1291, si concesse il R. Assenso alla vendita della città di Calvi che Raimondo del Balzo, figlio del conte di Avellino, aveva fatto in favore di Benedetto Gaetani Cardinale, diacono di San Nicola in Carcere Tulliano, ricavandone 1800 once, da servire per il suo riscatto dalla prigionia di Sicilia.
Si dà al cardinale anche la facoltà di donarla a quel nipote che egli avesse preferito.” (2)
La tassa per l’armamento delle taride
In seguito, si ha notizia di un provvedimento contro Benedetto Caetani, cardinale prete di S. Martino ai Monti e signore di Calvi, e Guglielmo d’Alneto, signore di Carinola, per aver molestato Bonifacio Gogia, milite, Giacomo di Montecucco e Marchisio di Varano, possessori di feudi a Carinola e Calvi.
Bonifacio Gogie mil., Iacobo de Montecucco et Marchisio de Varana domicellis rev. dom. G. Episc. Sabinensis possidentibus feudalia in Caleno et Calvo provisio contra rev. dom. R. tituli Sancti Martini presb. cardinalem dom. dicte terre Calvi et nob. Guillelmum de Alneto mil. dom. dicte terre Cerinule molestantes eos. (3)
Il 27 ottobre 1293, il re impose il pagamento di una tassa per l’armamento delle taride ai feudatari del regno.
Ma, le autorità esentarono il potentissimo cardinale Benedetto Caetani dal versamento del contributo per Calvi.
Executoria mandati regii de recollectione facienda a singulis baronibus et feudatariis quantitatem taxatam pro conficiendis teridis, que recollectio commissa a Sergio Pincto de Neapoli familiari et Gualterio de Melfecta militi, que pecunia solvatur et consignetur Iacobo de Bursono et Mattheo Rogerii de Salerno militibus, statutis supra opere dictarum teridarum.
Nomina vero feudatariorum Terre Laboris et Comitatus Molisi cum quantitate taxationis sunt videlicet:
dominus Benedictus cardinalis pro Calvo nihil taxetur. (4)
Contestualmente, una disposizione al nobiluomo Giovanni di Franco reintegrava i possessori dei beni feudali situati in Sessa, Teano e Calvi.
Nobili Ioanni de Franco militi, consiliario, familiari, provisio pro reintegratione membrorum distractorum feudalium sitorum in Suessa, Theano et Calvo. (5)
L’attribuzione di Calvi a Benedetto Caetani si evince anche dal seguente documento rinvenuto nel registro dei feudatari delle province napoletane:
Benedictus Gaetanus dominus Calvi ex emptione a Raymundo de Baucio (6)
La località sconosciuta di Calvi
Il cardinale e suo fratello Roffredo, signori di Calvi e Vairano, producevano lino e canapa nelle loro terre.
il valore della produzione annuale non superava tre once d’oro.
Il re concesse ai Caetani il permesso di trasportare fuori dal regno il lino e la canapa.
Scriptum est magistro et custodibus passum Terre Laboris …
Venerabilis patris domini Benedicti tituli Sancti Martini presbiteri cardinalis, amici domini patris nostri et nostri, habuit facta nobis nuper petitio ut, cum in regno Sicilie, in Terra Laboris videlicet, ipse et frater suus dominus Lonfridus Gaytanus terras Calvi et Vayrani teneant atque possideant et inter proventus terrarum ipsarum habeant linum et canapem, quorum valor annuus ad tres uncias non ascendit, concedere eis licentiam quod dictum linum et canapem annuatim deferri possit facere libere extra regnum, ad usus hospiciorum fratum ipsorum extra regnum predictum morantium, gratiosius deberemus, cum canibus et avibus similiter pro solacio dicti militis opportunis. Nos autem … nolentes eiusdem peticionibus cardinalis, specialis amici eiusdem domini patri nostri ipsiusque negotia promoventis, licentiam eis concessimus quod per vicarios et camerarios terrarum ipsarum cannapis et linum, quorum valor uncias auri tres non excedit per annum, et canes ac caves pro solacio militis antedicti deferri possit annuatim libere ad eosdem …
Datum Manfredonie, die X martii VI indictionis, regni nostri anno I (7)
In un altro documento del 17 maggio 1294, si evidenzia una zona sconosciuta del territorio caleno.
Specificatamente, il mandato diretto al capitano di Gaeta, emanato per dirimere una questione sorta tra i figli Pietro Giacomo, Candazia e Marco del defunto Francesco Gronuto di Gaeta e Leo Gronuto della stessa città, segnalava delle terre situate in località Trentolo di Calvi e Bacco di Mondragone.
L’ascesa di Benedetto Caetani al soglio pontificale
Scriptum est capitaneo Gaiete etc. Unde ad supplicationem Petri Iacobi, Candatie et Marci, filiorum et heredum quondam Francisci Gronuti de Gaieta, asserentium se per Leonem Gronuti de civitate ipsa super portione quarumdam terrarum sitarum in Trentolo Calvi et Baccho montis Dragonari, quas tenere et possidere se dicunt, indebite perturbari recte ad te sub certa forma lictere de iustitia ornarunt … dictus Leo concordat et asserit se terras easdem iuste et rationabiliter possidere. Nos nolentes utrique parti iustitiam ministrari fidelitati tue precipimus quatenus vocatis partibus sic, prout iustum fuerit, in causa ipsa procedas quod dicto Leoni iusta querela … proinde non supersit.
Datum Neapoli per Bartholomeum de Capua, die XVII maii VII indictionis. (8)
Relativamente a Giovanni di Franco, milite di Capua, e Taddeo, fratelli, con il consenso della comune madre Saracena, Giovanni concesse a Taddeo un suo feudo di Calvi.
Notatur quod Ioannes de Franco, de Capua, miles, et Thadeus fratres, cum consensu Saracene communis matris, terram signant et Ioannes dat Thadeo feudum suum in Calvo (9)
Sempre nel 1294, il cardinale Benedetto Caetani, con il nome di Bonifacio VIII, divenne il 193º papa della Chiesa cattolica.
Ma, le vicende della potente famiglia Caetani continuarono ad intrecciarsi inevitabilmente con quelle di Calvi.
Bibliografia:
1) Reg. Ang. XLVII (1268-1294), p. 373-374, n. 72
2) Reg. Ang. XXXV (1289-1291), p. 146, n. 7
3) Reg. Ang. XXXVI (1290-1292), p. 34, n. 106
4) Reg. Ang. XLIII (1270-1293), p. 27-28-29, n. 163
5) Reg. Ang. XLIII (1270-1293), p. 45, n. 234
6) Reg. Ang. XLV (1292-1293), p. 3-4, n. 2
7) Reg. Ang. XLVII (1268-1294), p. 387, n. 102
8) Reg. Ang. XLVII (1268-1294), p. 85, n. 263
9) LXXI – Registrum privilegiorum. 1294 – 1295
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